DA CHE DIPENDE?
La comunità è costituita da tanti IO che diventano un NOI. Nella comunità tutti hanno un compito e tutti sono qualcuno. Una trasformazione è possibile solo se alimentata dal contributo degli individui, dai singoli che devono fare da apripista dal basso.
Pertanto, sono d’accordo sull’affermazione che responsabilità e dovere verso la comunità stessa siano condizioni necessarie per il pieno sviluppo della personalità di un individuo. Quest’ultima, infatti, è da intendersi come insieme delle caratteristiche che definiscono il modo in cui un soggetto interagisce con l’ambiente ad esso circostante. La personalità si struttura nel tempo, modificandosi lentamente per trovare un adattamento tra quello che è il temperamento originario di un individuo e ciò che richiedono le esigenze esterne ad esso.
L’articolo 29 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, al comma 1, stabilisce che: “Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità”.
Personalità e comunità, quindi, sono concetti collegati. All’interno della comunità, infatti, ognuno possiede non soltanto diritti ma anche doveri ed è fondamentale che ognuno impari ad assumere un atteggiamento attivo, agendo in modo costruttivo senza provocare danno agli altri, controllando il proprio comportamento, imparando a distinguere fin dove possa spingersi e quando invece debba fermarsi e rispondendo delle proprie azioni nel caso in cui sbagli.
Dal momento che lo sviluppo della personalità di un individuo è strettamente collegato alla comunità in cui lo stesso vive (poiché solo all’interno della stessa si assiste allo sviluppo della personalità di un soggetto) gli atteggiamenti riportati in quattro degli stralci di articoli letti (tratti da Il Corriere della Sera del 31 ottobre 2022, La Repubblica del 31 ottobre 2022, Gazzetta di Mantova del 5 novembre 2022 e La Provincia di Cremona del giugno 2022), relativi a “vandalismi” compiuti da ragazzi e ragazzini, dimostrano che là dove non ci sia consapevolezza dei propri doveri verso la comunità, non ci sia altrettanto lo sviluppo della personalità, ma soltanto il vuoto, disagio e malessere.
Anche l’atteggiamento assunto dai cosiddetti writers, che sfidano la legge per scrivere su muri e monumenti delle città e che, seppur consapevoli del danno che creano, costringendo i comuni a spendere ogni anno somme importanti per ripulire immobili, vagoni o treni interi, continuano volontariamente a tenere lo stesso comportamento, dimostra che queste persone nemmeno considerano di avere dei doveri verso la comunità, mettendo egoisticamente al primo posto la sensazione e l’adrenalina che loro stessi provano trasgredendo le regole, pur essendo ben consapevoli del danno che creano alla comunità senza curarsene minimamente; con atteggiamento di sfida sembrano voler dimostrare che il loro “bisogno del brivido” addirittura superi l’interesse a poter godere di un ambiente pulito e ordinato.
Sono infatti convinta che quando un individuo percepisca di avere anche dei doveri nei confronti della comunità sia già a buon punto nel processo di sviluppo della propria personalità, assumendo un ruolo attivo e costruttivo nei confronti di un problema che riguarda in primo luogo la collettività; questo credo sia un po’ il punto focale del discorso. L’importanza della responsabilità individuale è infatti confermata anche nell’articolo relativo a Greta Thunberg, tratto da “La Repubblica”, del 22 ottobre 2022: “Ma, allo stesso tempo, è altrettanto impossibile attuare una trasformazione senza il contributo degli individui; i singoli devono fare da apripista dal basso. Singole persone, singoli movimenti, singole organizzazioni, singoli leader, singole regioni e singole nazioni devono iniziare ad agire”. Solo con la dedizione e l’impegno dei singoli si può sperare che vengano conseguiti risultati importanti, soddisfacenti e realmente apprezzabili. È vero che il singolo, da solo, non possa portare cambiamento, ma è altrettanto vero che solo l’impegno, nella stessa direzione, di tanti singoli individui possa rendere possibile il raggiungimento di un obiettivo importante. Personalmente, posso esemplificare tale concetto attraverso il magazine di Increscendo: solo l’atteggiamento costruttivo di ogni singolo componente del gruppo e gli spunti di riflessione che ognuno fornisce permettono di ottenere una valida produzione; questa esperienza costituisce un chiaro esempio di una situazione nella quale sia fondamentale il senso di responsabilità dei partecipanti, insegnando a prendere consapevolezza dell’impegno che la collaborazione ad un progetto comune richiede.
Credo che queste siano esperienze che insegnano molto, sia a rispettare l’impegno preso che a cogliere i frutti del tempo ben speso.Tutto questo fa riflettere e nell’occasione si impara a distinguere quello che può essere un atteggiamento caratterizzato da superficialità, da uno serio e responsabile, dando automaticamente un consiglio su come possa essere più opportuno comportarci per vivere al meglio, sfruttando, anziché sprecando, il tempo a disposizione, come nel caso riportato nell’articolo su Mirko Cazzato, un ragazzo come tanti che che è però riuscito ad “usare bene il tempo” ed aiutare chi potesse avere bisogno, nella lotta contro il bullismo, creando addirittura un’apprezzata attività al riguardo.
Dal momento che ritengo che non ci sia più il tempo necessario per costruire un mondo in cui tutti possano trovare un posto adatto a loro, che li rispecchi perfettamente, penso non resti altra soluzione che prendere consapevolezza della realtà che ci circonda e partendo da questa situazione, fare in modo che ognuno metta a disposizione le proprie capacità, mettendosi al servizio (anzichè attendersi qualcosa) della comunità: solo così, forse, avremo ancora una possibilità di rimanere, un giorno, piacevolmente stupiti da un inatteso apprezzabile risultato che, diversamente, non può che darsi ormai per perso per sempre.
Canevari Caterina