IL FANTASMA DAGLI OCCHI DI PERLA
Sara aveva dodici anni e non era mai stata a trovare lo zio Luca, fratello della mamma, che da anni si era trasferito per lavoro e viveva in un paesino sperduto, nella campagna a sud del Regno Unito.
Finalmente però, questo Natale, i suoi genitori avevano deciso di trascorrere le feste insieme a lui ed alla sua famiglia.
Il villaggio era immerso nella brughiera, nella zona di Dartmoor National Park, nel Devonshire. Sì, proprio dove era ambientato il romanzo di sir. Conan Doyle “Il mastino dei Baskerville", che ha come protagonista Sherlock Holmes.
Lo zio si era trasferito lì per scrivere un romanzo noir ed una delle storie che lo stavano ispirando era la leggenda locale del “fantasma dagli occhi di perla”: ormai trentacinque anni prima infatti, una ragazza era stata trovata morta, in casa sua ed il colpevole non era mai stato scoperto.
Era stata strangolata con una collana di perle che poi si era rotta ed il colpevole le aveva cavato gli occhi, sostituendoli con le perle del gioiello.
Brutta storia, ma Sara che amava i racconti horror ne era anche incuriosita.
Infatti aveva sentito dire dalla mamma che il fantasma della ragazza con gli occhi di perla, appariva ogni vigilia di Natale, allo scoccare della mezzanotte, davanti alla finestra della vecchia casa d’angolo, proprio nella via in cui abitava lo zio Luca e quindi non vedeva l’ora di poter andare a verificare di persona il racconto.
Giunsero dallo zio la mattina del ventitré dicembre; il villaggio di Small Town non era niente di che, piccolo ma carino, tutto addobbato a festa.
Quando giunse la sera però una fitta nebbia lo avvolse e la brughiera tutt’attorno cominciò a sembrare un “luogo senza tempo”, proprio come descritto nei libri, un luogo misterioso, desolato e malinconico, pieno di segreti; il classico luogo dove possono capitare cose inspiegabili.
Sara non pensava ad altro che al fantasma ed a come sarebbe potuta scappare di casa la notte successiva, per andarlo a vedere.
Era contenta di avere conosciuto lo zio e la sua famiglia, ma il suo pensiero andava sempre alla ragazza ed al mistero che la avvolgeva.
La gente diceva che il suo fantasma si affacciava dalla finestra in cerca di una vittima a cui rubare occhi veri da sostituire ai suoi di perla, ma Sara era convinta che in realtà cercasse solo il suo assassino.
La vigilia di Natale arrivò in fretta: messa, cena, regali… Era tutto perfetto, poi andarono tutti a dormire ed arrivò il momento di sgattaiolare fuori dalla casa e di iniziare quest’avventura.
Sara aveva usato la porta di servizio sul retro per uscire e si stava dirigendo alla vecchia casa ad angolo. Una nebbia fitta era scesa anche quella sera ed avvolgeva tutto, distorcendo figure e cose.
L'eccitazione per la fuga, era stata sostituita da timore misto curiosità.
Non aveva paura, non ancora almeno, ma un brivido le percorse la schiena quando si trovò di fronte alla villa, o a quello che ne rimaneva.
Infatti dopo l’omicidio, nessuno ci aveva più vissuto ed era decadente: i muri erano scrostati e pieni di edera, l’erba era alta e gli infissi parzialmente rotti.
Sara arrivò al cancello d’ingresso che stranamente era aperto: un colpo di vento lo fece spalancare cigolando.
Sara inghiotti un boccone di saliva, si fece coraggio ed entrò nel giardino.
Non c’erano luci lì vicino, quindi si aiutò con una torcia che aveva portato con sé.
Era davanti alla porta: con un occhio guardava la maniglia e con l’altro la finestra.
Poi si fece forza, si disse che un'occasione così non le sarebbe mai più capitata e provò a girare il pomello. La porta era aperta, ora non poteva più tornare indietro.
Fece luce con la torcia, all’interno il pavimento era di legno, c’era polvere ovunque: vecchi mobili, una scala che saliva al piano superiore, un grande quadro alla parete con una foto di famiglia, la carta da parati strappata sui muri.
Alla sua sinistra, doveva esserci il salotto in cui la ragazza era stata strangolata.
Sara fece qualche passo in quella direzione, utilizzando la torcia per farsi strada, ma ad un certo punto vide qualcosa.
I capelli le si rizzarono in testa, il cuore cominciò a batterle talmente forte da sembrare che le schizzasse dal petto, le gambe le tremarono.
Proprio davanti a lei c’era un figura, distesa a terra, circondata da piccoli vetri bianchi, che brillavano alla luce.
Era il cadavere della ragazza, circondato dalle perle che si erano sfilate dalla collana.
Era tutto vero allora, c’era un fantasma!
Sara avrebbe voluto gridare, scappare, ma non aveva fiato, né la forza di muoversi.
Lascio cadere anche la torcia a terra e, proprio quel gesto, la aiutò a capire cosa stava vedendo.
Nessun fantasma, nessun cadavere a terra.
Erano semplicemente un pezzo di tenda ed un soprammobile, probabilmente una vecchia teiera, rotta sul pavimento.
La paura pian piano lasciò spazio ad una risata, isterica, ma che la tranquillizzo.
Quindi uscì, richiuse porta e cancello e fece per dirigersi verso casa ma, con la coda dell’occhio, guardò di nuovo verso la finestra della villa ed un’ombra e poi due occhi come lucide perle bianche la stavano guardando.
Sara si mise a correre, con tutto il fiato che le era rimasto, tornò a casa dello zio e si mise a letto, ancora vestita, coprendosi la testa con la coperta, fino al giorno successivo.
Quando si svegliò, la vigilia era passata ed anche il fantasma era sparito.
Sara Zanafredi
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