LA FORZA DELLE PAROLE
Nel mondo che viviamo oggi c'è ancora posto per una riflessione sulla Shoah? Quali parole, quali immagini, quali spazi dobbiamo inventare per preservare la memoria, come far sì che il passato resti carne viva per il presente?
Abbiamo messo a confronto le parole di testimoni, di sopravvissuti, di vittime, ma anche di carnefici. Ebrei e non ebrei. Etty Hillesum, Primo Levi, Fred Uhlman, ma anche Osip Mandels’tam, morto in un gulag della Siberia orientale, Ingebor Bachman, poetessa perennemente impegnata ad indagare le radici del male, Anne Frank, una ragazza di straordinario talento costretta a vivere nella tana e prigione di una soffitta. Le loro parole sono state unite alle voci, più sommesse ma non meno intense, di anonimi bambini, ragazzi, uomini e donne inghiottiti dalla macchina della prevaricazione, della cancellazione, dello sterminio.
Abbiamo voluto ascoltarli, riflettere sul patrimonio delle loro parole. Ma abbiamo anche deciso di non evitare lo sguardo rispetto all’origine di tutto questo. Nelle letture proposte il giorno 27 gennaio ai nostri compagni, infatti, abbiamo inserito - alternate a poesie, stralci di diario, citazioni di autobiografie – i testi di alcuni articoli appartenenti alle Leggi di Norimberga, promulgate in Germania nel 1935, con voto unanime del Parlamento tedesco, e al Manifesto della Razza, entrato in vigore in Italia nel settembre del 1938, grazie alla firma di alcuni tra i più illustri professori universitari, scienziati, antropologi, sociologi italiani. Infine, abbiamo accostato il tutto ad alcuni articoli tratti dalla Costituzione Italiana e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’una entrata in vigore il 1 gennaio del 1948, l’altra approvata e proclamata il 10 dicembre del 1948
E' stato come guardarci dentro, senza finzioni. E provare capire il potere delle parole: potere di uccidere, ma anche di salvarci.
Sofia Chizzoni