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PER UNA CIOCCA DI CAPELLI

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In questi giorni, in Iran c’è una situazione drammatica. La popolazione si sta ribellando al regime di stato, che impone leggi che vanno contro i diritti umani. Queste leggi prevedono molte limitazioni per le donne: non farsi vedere in pubblico senza velo, non cantare, non ballare, non andare allo stadio, ricevere una giusta eredità, vestirsi come vogliono, viaggiare all’estero da sole se sposate, andare in bicicletta. Già a nove anni, una bambina, può essere perseguita penalmente ed è prevista la pena di morte se una moglie tradisce il marito. Il 15 settembre scorso, Mahsa Amini, una ragazza curda di 22 anni, è morta dopo diversi giorni di coma, dopo essere stata picchiata a sangue dalla polizia religiosa, a causa del velo indossato in maniera scorretta. Proprio questo fatto ha suscitato l’indignazione della popolazione iraniana che da allora manifesta in tutto il paese. Un forte segnale di protesta è quello di togliersi il velo e tagliarsi una ciocca di capelli in pubblico. A seguito di tutto questo i rapper Saman Yasin e Tomaj Salehi rischiano la pena di morte per aver protestato attraverso la loro musica. Io che sono cresciuta in una nazione libera e democratica, fatico a pensare che ci siano Paesi dove esista la pena di morte, dove le donne non abbiano gli stessi diritti degli uomini, e debbano nascondere la propria femminilità perché è contro la legge. Io considero queste persone, che mettono a rischio la propria vita per combattere le ingiustizie e per la libertà dei veri e propri eroi. Anche in Italia, nonostante sia uno stato occidentale, ci sono sicuramente aspetti da migliorare relativi ai diritti femminili.  Nel mondo del lavoro hanno meno opportunità di carriera rispetto agli uomini solo perché potrebbero diventare madri e di conseguenza dovrebbero dedicare troppo del loro tempo ai figli. Il 25 novembre è il giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne e io penso che non dovrebbe essercene bisogno, non ha senso che solo perché l’uomo è più forte, debba approfittarsene. La forza fisica non determina il valore di una persona e le donne hanno le stesse capacità degli uomini, quindi devono avere le stesse possibilità e opportunità. In questo decennio, anche gli uomini si stanno battendo per sostenere i diritti delle donne, proprio come i due rapper iraniani. Uomini che amano davvero le loro mogli o le loro figlie, e per dimostrarlo rischiano la loro vita. Questa violenza viene spesso giustificata dal fatto che la loro religione e cultura preveda che le donne siano inferiori agli uomini e debbano sottostare alle loro regole. Nella cultura e nelle religioni occidentali non esiste questo tipo di considerazione per il genere femminile, ma siamo ancora molto lontani dal raggiungimento della parità dei diritti fra i sessi. Per esempio, è solo quest’anno che una donna ha potuto ricoprire un ruolo importante nella politica italiana, mentre so che in altri paesi europei queste posizioni appartengono già a donne. Nonostante ciò, anche nella nostra religione, le donne hanno dei limiti, ad esempio non possono essere parrochi. Durante il corso della mia vita cercherò di farmi valere e rispettare da tutti, in particolare da persone con una mentalità più ristretta, che credono che la donna sia da sottomettere solo perché la società impone questo pensiero. So che dovrò lottare, ma sono sicura che riuscirò a farlo con coraggio e molta determinazione.

Rachele Baboni

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