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Image by Kat J

IL GUSCIO VUOTO DEI SOCIAL

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell’epoca in cui viviamo le tecnologie sono indispensabili, senza di esse vivremmo isolati dalle notizie. Tuttavia, essi sono una medaglia bifronte: una faccia è quella buona e l’altra è quella negativa. I pediatri sono in allerta per noi ragazzi: infatti ci sono sempre più casi di depressione dovuta all’incidenza dei social. Cosa ancora più preoccupante è che siano i pediatri a denunciarlo, invece che i genitori, dando a capire che i primi adulti che abbiamo intorno forse non si preoccupano abbastanza di noi e, con la scusa di darci fiducia, ci lasciano in balia di noi stessi.I brutti insegnamenti in cui possiamo imbatterci sui social vanno dalle cose più banali come le pubblicità alle più pericolose, come le cosiddette challenge, le sfide online. 

Viene spontaneo chiedersi:”E’ giusto che un minore abbia una così vasta libertà in internet, senza avere dei filtri? E’ giusto che possa crearsi una falsa identità per bypassare il divieto di possedere un profilo social al di sotto dei 14 anni?”. Da questa perplessità viene anche da chiedersi se il mondo virtuale sia tanto sicuro come vogliono farci credere i social stessi. I dati pubblicati in questi giorni su Repubblica dicono che negli ultimi anni i disturbi del sonno sono aumentati del 115% e i disturbi della condotta alimentare del 78,4%, e per gli studiosi esiste un nesso preciso con la navigazione in rete e l’uso massiccio dei social. Si possono citare, a questo proposito, video o pubblicità che sembrano incoraggiare l’eccessiva magrezza, o il consumo di prodotti che possono avere conseguenze pericolose sul fisico. Da ciò diventa ancora più delicato il rapporto con la comunicazione, la pubblicità e le scelte a cui siamo inconsapevolmente condotti, tanto da rischiare di diventare pericolosamente burattini dipendenti dalle varie mode. Un’altra ombra nascosta nei social e nella rete è il cyberbullismo, una pericolosissima forma di prevaricazione che ha come luogo il mondo virtuale; in questo caso non c’è contatto, non c’è fisicità, non si parla direttamente faccia a faccia e chi subisce non riporta ferite esterne, ma interiori. 

Infatti si diventa gusci vuoti senza più capacità di essere se stessi. 

Se si entra troppo in profondità nel mondo dei social, senza qualcuno che ci protegga o senza la maturità per gestirlo, si perde molto facilmente la privacy, e allo stesso tempo ci si sente falsamente tutelati dalla pericolosissima maschera dell’invisibilità. Sembra un paradosso: il volto è mascherato, la bocca invece è amplificata da un megafono."Vivendo" senza protezioni i media, ci addentriamo in una realtà distorta provocata dall'utilizzo di filtri che servono a modificare il nostro aspetto, creando così due fenomeni: subire pregiudizi e vedere una realtà spesso non vera, scambiandola per tale. 

Tuttavia, come ogni cosa, anche i social hanno un lato positivo. Attraverso di essi, è possibile entrare molto rapidamente in contatto con persone anche lontane, organizzare campagne ed eventi, sensibilizzare su tematiche importanti e raggiungere molte visualizzazioni. Un esempio di come i social dimostrino di avere un lato buono lo possiamo notare ripensando alla quarantena e di come il mondo si sarebbe fermato se non esistessero mezzi di comunicazione digitali come Zoom o Meet che in questo periodo buio ci hanno fatto sentire vicini anche se lontani. Da questa profonda riflessione abbiamo estrapolato un altrettanto intenso pensiero, ovvero che i social possono essere un’opportunità ma anche una trappola in cui possiamo incagliarci. Sta a noi decidere come usarli. E sta a chi ci vuole bene di vigilare sulla nostra corretta interazione. 

Diego Caporale 

Alessandro Micheloni 

 Ginevra Ravagna

 Luca Rusei

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