top of page
NEL NOSTRO PICCOLO
Tutti devono contribuire al cambiamento di questa situazione climatica perché le singole e minime modifiche degli stili di vita quotidiani non saranno sufficienti per risolvere un problema più grande di noi, ma sono comunque importanti per fare da apripista, da esempio da cui tutti possano prendere spunto e iniziare finalmente a fare qualcosa di concreto per il pianeta. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità in tanti modi. Bisogna avere rispetto per il pianeta, come lo si deve avere per le persone. Distruggere o incendiare beni comuni è un atto di profondo menefreghismo verso le persone che hanno speso i loro soldi per donare al paese beni di cui tutti possano usufruire. A Cellatica, ad esempio, un gruppo di ragazzi minorenni ha incendiato armadietti, distrutto lavagne elettroniche e rovesciato banchi in una scuola elementare. A Bozzolo, il paese nel quale vivo, sono stati incendiati dei cassonetti più di una volta da ragazzi contro i quali è in corso un procedimento alla procura dei minori di Brescia. È come se le baby-gang volessero sfidare le forze dell’ordine aggravando la situazione, “alzando il tiro” ogni volta sempre di più. Sono ragazzi dai 13 ai 17 anni che causano scalpore e rabbia nei paesi e sui giornali. Sono bambini che vogliono sentirsi grandi distruggendo scuole, incendiando bidoni e provocando insegnanti. Spesso anche i writer (graffitari) si esprimono lasciando un segno, un tag, nei posti più affollati come una metropolitana o su muri di case abitate solo per scaricare l’adrenalina: più probabilità ho di essere scoperto, più è divertente rischiare. Questa è la trasgressione, il fattore che porta ragazzi o adulti a rovinare o distruggere beni pubblici solo per il gusto di aver fatto qualcosa di illegale. Questo è il loro modo di divertirsi. Un adulto è qualcuno di responsabile, che ha rispetto della gente che gli sta a fianco; un modello di persona che ragazzi come loro non possono immaginare. A quanto pare, sembra che l’intervento delle autorità non sia sufficiente a bloccare queste azioni perché i vandali continuano a fare danni. Non vogliono capire che i loro atti avranno conseguenze negative in futuro, che si ripercuoteranno su di loro e sulle persone che convivono con questa situazione. Loro sono i colpevoli, senza ombra di dubbio, ma spesso l’origine di questi comportamenti è il disinteresse dei genitori che sottovalutano il problema. Questa potrebbe essere una delle ragioni dei continui comportamenti di ragazzi che non distinguono il bene dal male. Alcuni genitori gestiscono queste situazioni con molta superficialità, non si rendono conto della gravità del problema, perché se fai finta che esso non esista apparentemente scompare. Un ragazzo, dopo aver provocato un professore, è stato picchiato violentemente dal docente offeso. La madre dello studente, a parer mio, ha reagito con superficialità. Al contrario, altre mamme si preoccupano dei problemi dei figli e cercano in tutti i modi di aiutarli con l’aiuto delle istituzioni. Ma anche in questo caso è difficile “uscirne”. Mirko Cazzato è una delle tante vittime di bullismo. Lui non si è fatto scoraggiare da ragazzi che rovinano il benessere di studenti e compagni, bullizzandoli ogni giorno. Ha voluto fare qualcosa di concreto per aiutare il prossimo. Mirko ha creato "Mabasta!": un movimento di giovani che vuole fermare il bullismo, dimostrando che quelli contrari sono molti di più. Lui è l’unico europeo nella top dieci del “Global Student Prize”, meglio conosciuto come il premio Nobel degli studenti. Ormai vive la startup come un grande e appassionante lavoro. Io credo che siano fondamentali persone come lui, per ragazzi che non hanno il coraggio di chiedere aiuto. Sono essenziali per salvare delle vite. Per vivere in una comunità bisogna prendersi delle responsabilità, bisogna agire facendo qualcosa di concreto. Dobbiamo aiutare i ragazzi a uscire da un periodo buio della loro vita. Abbiamo il compito di iniziare un percorso che include noi e il nostro modo di vivere. È nostro dovere salvaguardare il mondo che ci circonda. Deve essere un lavoro di squadra: tutti dobbiamo collaborare. In ogni situazione abbiamo l’obbligo di impegnarci al massimo per stravolgere il problema. Dobbiamo iniziare subito perché ci sono troppi problemi da affrontare: la lotta alla fame, alla violenza e alle discriminazioni. Se continueremo a sottovalutare queste situazioni, allora sì, sarà troppo tardi.
Rachele Baboni
bottom of page