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PROTESTE MONDIALI


 

I mondiali di calcio 2022 tenutisi in Qatar lo scorso autunno sono stati una cornice di grande spettacolo sportivo e tecnico, con le splendide coreografie dei tifosi provenienti da parti del Mondo diverse.

In questa nostra riflessione, però, noi vogliamo mettere in risalto i risvolti impliciti, gli aspetti apparentemente secondari, passati quasi inosservati agli occhi di molti. Sono tutti molto importanti e significativi per comprendere meglio ciò che sta accadendo di concreto sul nostro pianeta. Questi aspetti secondari sono le proteste che hanno preso molto eco in questo campionato del mondo.

Il Mondiale è diventato una questione politica ancor prima della cerimonia di apertura, perché le maglie da gioco della nazionale danese sono state realizzate con colori scuri a tinta unita, perché lo scopo era quello di protestare contro i troppi operai morti, almeno 6500, nella realizzazione degli stadi in cui è stato disputato il mondiale 2022 che ha visto trionfare l’Argentina di Lionel Scaloni. "Con le nuove maglie della Nazionale danese vogliamo lanciare un doppio messaggio. Non sono solo ispirate a Euro 92, rendendo omaggio al più grande successo calcistico della Danimarca, ma anche una protesta contro il Qatar e il suo rapporto sui diritti umani". Queste sono le parole dell’allenatore della Danimarca Kasper Hjulman.

La nazionale danese ha lanciato un messaggio molto forte che ci fa capire di non doverci preoccupare solo dei problemi a noi circostanti, ma anche di ciò che succede in giro per il pianeta e renderci conto dei diritti negati, in questo caso quello alla vita.

Un’altra protesta molto importante è stata quella che ha riguardato la nazionale iraniana. Infatti i giocatori schierati in campo dall’allenatore Carlos Queiroz si sono rifiutati di cantare l’inno nazionale in segno di protesta verso il regime per la morte di Mahsa Amini e per le soffocanti regole, umanamente inaccettabili, applicate dal governo. Il regime ha subito obbligato i giocatori a cantare l’inno nelle partite successive, ed ha arrestato l’ex capitano della nazionale Vouria Ghafouri per protesta e propaganda. Il giocatore è stato catturato come un criminale, davanti al figlio di 10 anni, senza alcuno scrupolo, per poi essere rilasciato su cauzione. Il governo ha detto che lui è un simbolo per molte persone e deve dare il giusto esempio. Il gesto della nazionale è stato molto coraggioso perché pur conoscendo le conseguenze, hanno preferito protestare per una giusta causa che tutti supportavano. Questo fa capire come tutti, anche i calciatori, ci tengano a protestare contro le regole messe in atto dall'IRAN. L’America si è rifiutata di mettere nella bandiera iraniana il simbolo del regime. Questo ha scatenato molte proteste, ma secondo noi è una scelta corretta che ha le giuste cause.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cambiando motivo delle proteste, la nazionale tedesca decide di alzare la voce metaforicamente contro la FIFA. Nella tradizionale foto prima della partita, i tedeschi minano il bavaglio che ha come scopo quello di protestare contro il mancato consenso di indossare la  fascia One Love per i diritti LGBTQ+. Questo è il tweet della federazione tedesca: "I diritti umani non sono negoziabili. Questo dovrebbe essere dato per scontato, ma non è ancora così. Ecco perché questo messaggio è così importante per noi. Negarci la fascia equivale a negarci una voce. Manteniamo la nostra posizione”. Il capitano Manuel Neuer ha indossato la fascia classica, ma nascondendola un po’ sotto la maglia. La ministra tedesca Nancy Faeser, allo stadio ha indossato comunque la fascia ONE LOVE per contrastare la decisione della FIFA. Noi siamo d'accordo con la Germania perché pensiamo che tutti abbiano il diritto di amare chi vogliono indipendente dal sesso di appartenenza. 

 

 

Sempre riguardo a questa tematica, al 51' del match tra Portogallo e Uruguay, l’italiano Mario Ferri ha fatto invasione di campo con una bandiera LGBTQ+ e una maglietta con scritto davanti SAVE UKRAINE e dietro RISPETTO PER LE DONNE IRANIANE. Gesto di grande coraggio e solidarietà verso persone a cui ogni giorno vengono negati dei diritti fondamentali. Mario Ferri, detto il falco ed ex calciatore, è conosciuto per aver già compiuto proteste simili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutte queste proteste toccano ambiti molto diversi fra di loro anche se sono tutti molto importanti. Fanno anche capire come il calcio possa diventare politico e come possa assumere una veste molto significativa oltre ovviamente a  quella sportiva.

Marco Bettoni

Tommaso Lafelli

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