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LA STOFFA DEI CAMPIONI
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Nell'immagine vedo l’atleta SARA SIMEONI nella gara finale dove poi si aggiudicherà l’argento olimpico a Los Angeles, nel 1984. In primo piano si vede l'atleta durante il salto.
L'immagine è focalizzata su di lei; si può percepire un grande gesto tecnico perché si nota come il movimento sia naturale e sciolto.
Questa immagine mi fa pensare a come l'atleta che si è posta l'obiettivo riesca a superarlo; l'asta, anch'essa messa a fuoco, rappresenta il suo ostacolo.
L'atleta in una manciata di secondi lo sfida, lo studia e in seguito, con determinazione, lo affronta. In lei vedo l'impegno e la giusta cattiveria agonistica che è la chiave fondamentale di ogni sport, e non solo. In secondo piano sullo sfondo, non a fuoco, ci sono gli spettatori, che in questa immagine sembrano dei pallini tutti uguali, ma solo con ombre e luci differenti.
Questo mi fa pensare che il pubblico sia relativamente diverso dall'atleta che sta compiendo la sua gara;la differenza è che il pubblico è gente comune, guarda l'atleta con ammirazione comodamente seduto; questa è la differenza, perché l'immagine raffigurata rappresenta un avvenimento che rimarrà nella storia del salto in alto italiano di tutti i tempi.
Il pubblico sfuocato mi fa pensare che l'atleta sia sola con se stessa. Sono stupito dalla semplicità del gesto tecnico; sembra che l'atleta sia priva di ansia e paura; anzi che l'ansia presente ma non eccessiva sia carburante per il corpo, perché i veri campioni riescono a trasformare l'ansia in energia positiva.
Da questo deduco che Sara Simeoni sia una professionista di fama mondiale e ne sono orgoglioso perché indossa la maglia azzurra, quella italiana.
Un gesto molto importante, quello di rappresentare il proprio Paese.
Penso sia il sogno di chiunque; secondo me, in questa esecuzione lei è come se passasse in rassegna tutto il suo percorso personale, i fallimenti che sono poi diventati obiettivi affrontati e superati con il supporto della sua famiglia ed amici, ma soprattutto l'idea di poter scrivere la storia della sua Italia uno Stato e uno sport in mano a lei, un impegno stupefacente.
Giocare e fare sport per la propria nazione deve essere un'esperienza fantastica, il sogno di ogni bambino, anche il mio. Mi piace seguire le partite della mia squadra del cuore, l'Inter. Posso dire che il calcio sia la mia vera passione. Questo sport mi lega ai miei amici con cui al campetto o all'allenamento giochiamo sempre, ma anche ai familiari, infatti ciò mi è stato tramandato da mio padre che segue sempre le partite in TV.
Lo sport per me è il pane quotidiano, e adesso che sono in fase adolescenziale ho bisogno di tempo libero per sfogarmi e divertirmi.
Io gioco in una squadra calcistica, quella del mio paese, la Rapid; grazie al calcio ho conosciuto tanti amici, ho conosciuto meglio me stesso, mi sono visto crescere e sono cresciuto mentalmente, ponendomi obiettivi ed inseguito desideri. Un po' come sta succedendo a me, e ad ogni atleta in erba, anche la Simeoni sarà cresciuta con obiettivi e sogni. Non bisogna mettere mai di sognare.
Purtroppo alla mia età si inizia a trasgredire le regole per fare esperienze ma sfortunatamente anche per essere accettati e sentirsi come gli altri.
Una cosa che detesto è vedere bambini, ragazzini con una sigaretta in mano, che vogliono fumare per sentirsi più grandi di quello che sono.
Penso che a questa età, oltre ad essere illegale, sia proprio una cosa brutta e sbagliata.
Nel corso della mia adolescenza ho imparato che bisogna essere se stessi, assolutamente non bisogna vergognarsi per ciò che si è né mascherarsi dietro a gesti trasgressivi e pericolosi per essere accettati.
Anche lo sport dà e toglie, e non intendo solo come sacrificio; parlo della vita. Si deve stare attenti con lo sport perché è sì un divertimento ma anche un rischio a cui servono le giuste precauzioni.
A scuola abbiamo incontrato Onorio Marocchi, un ex campione sportivo di bob a quattro e di salto con l’asta.Ci ha raccontato che un suo amico praticando bob è morto durante le riprese di un film.
Ci ha fatto percepire come quel fatto gli abbia dato un cambiamento interiore, anche se non è bastato a fargli passare la passione per l’agonismo. Questo è un esempio importante per noi, una lezione di vita, bisogna essere forti e non demordere mai.
Ogni sconfitta morale può e deve trasformarsi in una spinta mentale; vincere per chi non ce l'ha fatta.
Dopo questo posso dire che il calcio è il quadro generale di ogni mia giornata, sono consapevole del privilegio che ho e mi ritengo fortunato, perché nel mondo ci sono bambini che non hanno possibilità economiche nemmeno per potersi regalare un’ora di gioco; infatti in alcuni paesi ancora in via di sviluppo si gioca a piedi scalzi per strada, o addirittura non poter organizzare una seduta sportiva in mancanza di fondi o di luoghi adatti nell'eventualità.
Nella mia giornata tipo devo trovare tempo per la scuola, l'allenamento di calcio e il mio tempo libero; quest'ultimo passato comunque a giocare a calcio.
quest'anno avrò l'esame di stato, e dovrò mettermi in gioco impegnandomi e passando più tempo a studiare.
I miei genitori fin da piccolo mi hanno educato ed insegnato a fare sport; posso dire di aver preso da loro le mie qualità. Un'altra persona da cui ho appreso è il mio attuale allenatore, da lui c'è solo che imparare.
Lui è un grande uomo e da lui ho appreso i valori fondamentali del calcio e dello sport in generale.
Devo un grazie allo sport perché partecipa quotidianamente alle mie giornate e valorizza i miei momenti di sfogo e di felicità. Ma soprattutto devo un grazie al calcio che é ciò che mi rende felice.
Diego Bologni
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