UNA VITA DA KARATEKA
La nostra intervista ad Emanuele Bottoli
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Molti di voi conoscono il karate solo come uno sport, ma ora vi dimostreremo che il vostro pensiero non sia del tutto corretto.
Il karate è una disciplina che insegna a gestire le proprie emozioni e a conoscere se stessi, ad “essere padroni del nostro corpo”, sostiene il nostro maestro Emanuele Bottoli che, durante un’intervista, ci ha svelato il suo legame con questa favolosa e misteriosa disciplina.
Noi siamo Giulia e Damiano; da anni pratichiamo karate tradizionale detto, in giapponese, “shotokan karate do”. Siamo molto soddisfatti di aver fatto questa scelta.
Il karate ci ha fatto crescere, ha insegnato a noi a gestirci fisicamente ed emotivamente, ci ha fatto credere in noi stessi, in poche parole “ci ha completato”. Abbiamo, passo a passo, cambiato, senza accorgercene, il nostro modo di essere, diventando più sicuri di noi stessi e dominando la nostra ansia che spesso ci sopraffaceva impedendoci di esprimere il nostro pensiero.
Durante questi anni ci è capitato di affrontare molti problemi e disagi come il pregiudizio degli altri riguardo al fatto di essere persone violente per il semplice motivo che, per loro, karate è uguale a violenza.
Beh, possiamo affermare con certezza che non è affatto vero. La regola principale del karate è, infatti, il rispetto. È fondamentale rispettare ed essere rispettati. Anche il maestro ci ha replicato che già nei primi anni si insegna agli allievi la disciplina e il rispetto verso gli altri, ma soprattutto verso l’autorità del maestro e dei “grandi”. Noi abbiamo iniziato karate per provare un’esperienza nuova e diversa dalle altre. Non ci saremmo mai aspettati che ci entusiasmasse in questo modo. Quello che agli inizi era un hobby, ora è diventato una vera e propria passione che è nostro piacere coltivare facendone tesoro. Per noi il karate è un esempio da seguire e mantenere, una filosofia di vita. Il karate tradizionale è composto da “kata”, ovvero un insieme di mosse di difesa e attacco nelle varie situazioni. Ci sono molti kata, dai più semplici, per i principianti, fino a quelli più complessi e contorti, solitamente eseguiti dai maestri. L’altro aspetto di questa disciplina è il ”kumite”, un combattimento (con buone intenzioni) che ci allena nel caso avessimo bisogno di difenderci da gente malintenzionata. Il karate segue uno schema logico per importanza tramite le cinture che caratterizzano il grado del karateca. Si riceve una cintura di grado superiore attraverso un esame che si svolge ogni anno. Esso e composto da un “kata”, scelto dal maestro, e un “kumite”.
All’inizio dell’articolo è stata accennata la conversazione che abbiamo avuto con il nostro maestro.
Durante questo incontro, Emanuele Bottoli ci ha detto la sua opinione riguardo il karate attraverso alcune domande che gli abbiamo posto.
Tutto è iniziato dai cartoni animati su manga giapponesi e da film sul karate che guardava sin da ragazzino. Questa disciplina lo ha entusiasmato e lo ha portato a praticarla. Essere maestro significa essere umili, leali, prudenti ma soprattutto assumersi le proprie responsabilità.
Il maestro ci ha confidato che quando indossa il kimono si sente se stesso, sicuro e a suo agio. Si pone degli obiettivi per continuare a migliorarsi, puntando sempre più in alto grazie all’aiuto di un maestro giapponese, Naito, che tuttora frequenta. Ci ha parlato anche del legame che aveva con il suo primo maestro Maurizio Botturi, da cui ha appreso il valore del karate e tutti i suoi segreti. Purtroppo è venuto a mancare, ma nonostante questo Emanuele è molto orgoglioso di aver imparato da lui questa arte e di aver seguito le sue orme. Durante questa avventura ha avuto molti maestri, ma il suo unico vero maestro è uno solo, quello che l’ha cresciuto.
Damiano Simonelli
Giulia Tonelli
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