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La scrittrice Nassera Chora, figlia di immigrati algerini, ha raccontato nella sua autobiografia “Volevo diventare bianca” il difficile cammino dell’inserimento nella società occidentale (prima francese e poi italiana) di chi, per l’incancellabile colore nero della propria pelle, è circondato da pregiudizi e diffidenze. Nassera si è sentita a lungo straniera sia in Europa, dove è nata, sia nel Paese della famiglia d’origine e ha accettato la sua diversità solo al termine di una lunga ricerca interiore.
Da piccola voleva invece, con tutte le sue forze, diventare bianca.
Dopo aver letto un episodio tratto dal libro, Sara ha immaginato di essere un’amica di Nassera e le ha scritto una lettera in cui prova a convincerla che essere nera non è sinonimo di esclusione o emarginazione.
Bozzolo, 31 dicembre 2018
Carissima Naci,
anch'io, se me lo permetti, vorrei rispondere alla domanda che hai posto alla tua maestra e cioè cosa avresti dovuto fare per diventare una bambina con la pelle bianca. Subito potrei dirti che cambiare il colore della propria pelle non è possibile, ma questo non ti deve scoraggiare. Ora ti spiego il perché. Prima di tutto non sei l'unica che vorrebbe cambiare qualcosa del proprio aspetto fisico. Già in passato un famoso cantante americano di nome Michael Jackson è stato costretto, per motivi di salute, ad accettare un cambiamento di colore della sua pelle. Questa situazione non è mai stata rivelata al pubblico forse perché lui temeva che se avesse parlato della sua malattia lo avrebbero emarginato e così ha fatto credere di voler cambiare per diventare più bello! Il suo successo però non dipendeva dal colore della sua pelle, ma dalle sue capacità di essere stato un bravo cantante e ballerino. Quindi, come puoi capire, il tuo colore non conta.
Un altro esempio che ti voglio fare è quello del protagonista di un film che ho visto l'altra sera. Racconta la storia di un bambino con una malformazione facciale che, dopo tante operazioni, inizia a frequentare la prima media. Lui sa di essere diverso, perché il suo viso non assomiglia a quello degli altri. All'inizio viene spesso preso in giro dai suoi compagni e lui si sente emarginato ed escluso perché ai loro occhi sembra un mostro. Vorrebbe indossare sempre il suo casco da astronauta, per non farsi vedere dalle altre persone. Grazie alla sua gentilezza riesce però a farsi qualche buon amico che lo apprezza per come lui è.
Con quello che ti ho raccontato vorrei farti capire che il tuo aspetto esteriore non è così importante. Non importa di che colore è la pelle o se si soffre di qualche malattia perché per stare con le persone conta come si è dentro.
Un abbraccio forte.
Sara
Sara Bambini
Classe 2a
Secondaria di I grado - Bozzolo
In classe è stata letta poi questa poesia per riflettere sul tema del razzismo. Scritta da un bambino africano, è stata nominata dall’ONU come miglior poesia nel 2005.
When I born, I black
When I grow up, I black
When I go in sun, I black
When I scared, I black
When I sick, I black
And when I die, I still black
And you white fellow
When you born, you pink
When you grow up, you white
When you go in sun, you red
When you cold, you blue
When you scared, you yellow
When you sick, you green
And when you die, you grey
And you calling me coloured?
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