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IL SUONO DELLA FORESTA FERITA 

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La natura è meravigliosa ma a volte ci riserva delle bruttissime sorprese come quella della “tempesta Vaia”, una tempesta che si è abbattuta tra il 27 e il 30 ottobre 2018 sulla nostra penisola. È stata una forte tempesta che ha colpito la parte nord dell’Italia, partendo dall’entroterra di Genova e poi colpendo il Trentino, l'Alto Adige orientale, il Vicentino, il Bellunese ed il Friuli. Questa tempesta ha fatto alcune vittime e soprattutto moltissimi danni; in particolare ha colpito un’importantissima foresta secolare, chiamata “la foresta degli Stradivari” perché con i tronchi di quegli abeti il grandissimo liutaio cremonese costruiva i più pregiati violini del mondo. Ora bisognerà aspettare chissà quanti anni per poter avere nuovamente a disposizione quel pregiatissimo legno, così morbido e nello stesso tempo corposo, ideale per tenere nella propria pancia il suono della grande musica. Gli archi di Stradivari hanno fatto di Cremona una città patrimonio Unesco per la loro straordinaria fattura; nel corso della storia sono stati acquistati e suonati dai più grandi violoncellisti del passato tra i quali Niccolò Paganini e Giovanni Battista Viotti, e Mitslav Rostropovich, Uto Ughi e Salvatore Accardo, nel presente. Oggi, a custodire il suono di Stradivari, oltre al suono della natura, c’è anche un altro grande artista; un violoncellista vicentino che con la sua arte ha voluto fare un omaggio affettuoso ed “intimo” a questa foresta, suonando in questo luogo devastato nel cuore del parco di Paneveggio in Val di Fiemme (Trentino). Il musicista di cui vi parliamo è Mario Brunello, violoncellista di fama mondiale che con la montagna ha sempre avuto un rapporto fortissimo. Come pubblico, a questo suo concerto speciale, ha voluto solo gli alberi e ciò che di loro rimaneva. Ci vorranno secoli prima che questa foresta sia di nuovo tale mente ci sono voluto poche ore per distruggerla. Questo fa capire quanto la natura sia imprevedibile e quanta la nostra piccolezza verso di essa. Per meglio capire ciò di cui stiamo parlando, bastano le immagini. Devastazione, e silenzio. Si possono vedere tutti gli alberi caduti.  Centinaia di violini che potevano essere costruiti con i loro tronchi buttati via in poche ore dalla forza della natura. Un’altra foto, che dà testimonianza dell’evento: è l’albero di Natale allestito in Veneto. Sotto a questo albero hanno posizionato pezzi di assi e di tronchi spezzati dalla tempesta, proprio a voler ricordare la devastazione subita. Accanto, è stato posto un cartello con scritto “RITORNERANNO I BOSCHI”, nella speranza che un giorno il tempo restituisca la meraviglia di questi luoghi. 

 

Bettoni Davide

 Gazzi Alessandra

Cremona, città dei violini

 

Il violino è uno strumento musicale della famiglia degli archi, dotato di quattro corde.

L’anima e altri piccoli rinforzi interni del violino sono costruiti con il legno dell’abete rosso, un legno leggero ma molto forte ed elastico.

Cremona è la capitale mondiale della liuteria, l’antica arte di costruzione del violino e degli altri strumenti a corda.

L'antica tradizione della liuteria cremonese è tutelata da due organismi: il Consorzio Liutai Stradivari e l'Associazione Italiana Liutaria, che rappresentano oltre 140 artigiani. A ciò si aggiunge la Scuola internazionale di liuteria di Cremona, fondata il 21 settembre 1938 Successivamente al riconoscimento dell'UNESCO, è stato aperto, nel 2013, il museo del violino  presso il Palazzo dell'Arte di Cremona, completamente ristrutturato e all'interno del quale è stato realizzato un nuovo auditorium per ascoltare la musica suonata con gli strumenti realizzati a Cremona.

Cremona ha musicisti del calibro di Monteverdi e Ponchielli, che hanno contribuito a dare origine ad una importante tradizione nel campo della musica classica, con appuntamenti prestigiosi come il Festival di Monteverdi. Il museo del violino è un museo musicale, noto, soprattutto, per la sua collezione di strumenti ad arco che comprende anche violini, viole, violoncelli e contrabbassi. All'interno del museo è stato allestito, in quello che fu originariamente il salone delle adunate del Palazzo dell'arte, un auditorium da 464 posti intitolato all’imprenditore Giovanni Arvedi.

Il soffitto è stato modellato con forme e linee tondeggianti per ottimizzare la diffusione sonora.

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Vittoria Favagrossa

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