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Noi classi terze della scuola secondaria di Bozzolo, grazie alla professoressa Elide Bergamaschi e all’amministrazione comunale, abbiamo iniziato un progetto che prevede degli incontri pomeridiani che si svolgono all’incirca una volta al mese nei quali vengono proiettati dei film riguardanti la storia dell’Europa del ‘900. Un film che mi è particolarmente piaciuto è “JOYEUX NOEL”, una storia riguardante la famosa “tregua di Natale” avvenuta durante la Prima Guerra Mondiale in cui emerge l’assurdità di quel devastante conflitto. Quello che mi ha colpito maggiormente è l’arrivo della Vigilia di Natale, che determina un clamoroso mutamento nel corso delle ostilità, perché i soldati di tutti gli schieramenti, che fino alla sera prima si sparavano e si uccidevano a vicenda, iniziano invece a condividere tutto quello che avevano di più prezioso: lo champagne dei francesi con lo champagne, il whisky degli scozzesi, fino ad arrivare a giocare a calcio e ad esibire alle foto delle mogli che gli uomini di entrambi gli schieramenti non vedevano l’ora di rivedere. Una delle scene che mi è rimasta impressa è quella in cui un soldato bacia simpaticamente la foto della moglie di un avversario che gliela porge, orgoglioso: in quell’attimo non si vedono nemici, ma uomini, che sono lì non per scelta ma per essere stati obbligati a difendere la patria dai superiori, e si vede chiaramente che nessun soldato ha voglia di combattere. Il cappellano scozzese ne ha poi approfittato per celebrare una messa (in lingua latina, questo perché padre Palmer è cattolico) per chiedere aiuto a Dio ma soprattutto per unire in un nesso di fraternità i due schieramenti. Tutto questo mi fa pensare che c’è umanità e che i soldati siano stati obbligati a togliersi la vita a vicenda ma che in fondo siano tutti creature indifese, chiamate a fare e a subire la violenza.

Ma la tregua porta anche disagio, perché dal giorno dopo, quando i soldati dovrebbero ricominciare spararsi, nessuno ne ha il coraggio, perché quelli che prima erano nemici, adesso sono diventati amici. I tre eserciti si aiuteranno, ospitandosi a vicenda l’uno nella trincea dell’altro per proteggersi dai bombardamenti ordinati dai superiori dopo essere stati informati di quello che sta succedendo. I soldati però non hanno fretta di ricominciare la guerra…

Tuttavia, la guerra ricomincia quando Jonathan, personaggio che aveva visto il proprio fratello cadere a terra colpito da un proiettile nemico e che si era rifiutato di partecipare alla tregua come simbolo di lutto verso il fratello, all’ordine di un maggiore scozzese di sparare ad un tedesco che si trova nella terra di nessuno, senza esitare spara riaprendo il conflitto. Ma a chi spara veramente? Lui pensa di aver sparato ad un soldato tedesco ma invece colpisce un soldato francese, Ponchel, che con l’aiuto dei tedeschi, travestendosi appunto da soldato tedesco, era riuscito ad andare a trovare la propria madre per prendere con lei il caffè, abitudine che condivideva con lei ogni giorno quando non c’era la guerra. Si scopre che la vittima è proprio lui perché qualche secondo dopo lo sparo si sente suonare una sveglia, quella che Ponchel faceva suonare ogni mattina alle 10.00 per ricordarsi appunto l’abitudine del suo caffè con la madre. Prima di morire, Ponchel riferirà al tenente Audbert che è nato suo figlio. Verso la fine del film Padre Palmer, il cappellano scozzese, fa un gesto clamoroso togliendosi il crocifisso dal collo facendo capire che smetterà di fare il prete. Questa sua decisione clamorosa avviene dopo aver ascoltato l’omelia del vescovo, nella quale i tedeschi sono dipinti come il male che deve essere annientato. Padre Palmer, che della Tregua di Natale è stato uno degli artefici, non può pensare agli avversari se non come a uomini, a fratelli. Per questo non può più pensare di servire la chiesa in questa assurda guerra. Il personaggio che ha catturato maggiormente la mia attenzione è Ponchel e mi ha colpito perché credo che lui identifichi tutti i soldati, di tutte le guerre, che non vogliono combattere, ma hanno solo il desiderio di stare al sicuro con le loro famiglie. In questo film tutti i soldati avrebbero voluto passare in famiglia un Natale felicissimo, senza il rischio di morire anziché essere al fronte.

 

 

Alessandra Gazzi e Davide Bettoni

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