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BUON NATALE

Joyeux Noel parla della tregua, avvenuta nella vigilia di Natale del 1914, che coinvolge le tre trincee di Scozia, Germania e Francia sul Fronte occidentale. Nel film si nota una costante, un continuo abbracciare o baciare le foto delle proprie mogli, riaffiorare i ricordi condividendoli, avere gli stessi riti che si avevano prima della guerra, come Ponchel con la sveglia delle dieci con la cui compagnia beve il caffe.  È la nostalgia. Il desiderio di ritornare ai vecchi tempi prima dell'orrore, quando la famiglia era unita e i capricci erano troppi perché la vita li aveva viziati. Nella guerra, invece, ci si accontentava di poco o del nulla. La felicità in guerra era una semplice battuta, far cadere nel fango il capo dell’esercito, ma subito dopo si ritorna ad essere i soliti frustati, disorientati e terrorizzati da quel che può succedere da un momento all’altro. Il vuoto che si prova nell’attaccare, nell’avanzare e nel capire la strategia dell’altro viene colmato dal canto di Spring e dalla cornamusa degli scozzesi, non più nemici ma alleati nella musica. Il mettersi in sintonia tramite la musica ha permesso ai tre tenenti di potersi parlare, di trovare un accordo: per la vigilia di Natale viene cessato il fuoco. Un sacerdote presente in campo da guerra celebra una messa e i soldati di ogni religione ascoltano e pregano; quella cerimonia è l’unione che nessuno, al di fuori delle trincee, vuole. E quando Anna, la moglie di Sprink, canta davanti ai soldati, tutti rimangono stregati dal suo canto. In una notte qualunque, tre trincee sono riunite a scambiarsi le storie, a giocare a calcio e a carte, invece di uccidersi. L’accordo era quello di riconciliarsi solo per la vigilia di Natale, ma la mattina di Natale un soldato soldato tedesco nota che un francese ha dormito tutta la notte abbracciato al cadavere del fratello, così i tre tenenti si riuniscono per decidere di seppellire i cadaveri. La fratellanza ha la meglio e tramite il gatto, che con alterigia se ne va da una trincea all'altra, i soldati si avvertono quando il proprio paese vuole bombardare l’altra trincea, così fare la guerra tra loro diventa impossibile.
Dall’esterno si viene a sapere della tregua e i soldati vengono mandati via e sostituiti, ad altri  viene data  una messa predicata da un vescovo per poter “rilavare il cervello”. Quando ai soldati viene detto che Dio sarà con loro quando dovranno uccidere i tedeschi, il sacerdote appende la sua croce al crocifisso e se ne va. Probabilmente da quel momento smetterà di essere un servo della Chiesa, pur continuando ad essere un servo di Dio.
La ribellione è sempre costata, ma credo che a quei ragazzi che avevano fraternizzato sarà costata di più, . Però credo che siano stati fieri di essersi opposti a quegli ordini, di essersi lasciati andare  e di aver scoperto che Dio è presente lì, dove la riconciliazione è presente e non dove c’è quell’odio così forte dove non puoi vedere che dall’altra parte  c’è una persona con una storia.


Celeste Piva

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