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I BURATTINAI
"Joyeux Noël" è un film che trasmette un potente messaggio sulla possibilità di pace anche nei momenti più bui della guerra. Il film affronta vari temi, tutti racchiusi in una sola notte. Inizia con dei bambini che, in modo quasi innocente, affermano che bisogna eliminare il nemico: l'altro. Stanno semplicemente ripetendo ciò che gli adulti hanno detto. Alla fine, siamo il risultato del mondo degli adulti, siamo influenzati da ciò che respiriamo. Quei bambini non hanno fatto nulla di male; sono semplicemente nati nel momento e nel luogo sbagliato. Il mondo è stato travolto da questa guerra, e anche chi non è direttamente coinvolto ne diventa vittima. Il gatto che è presente in diverse scene del film rappresenta bene questa idea. Un animale che non ha niente a che fare con le nazioni o le "razze". Il gatto rimane se stesso, indipendentemente dal fatto che un tedesco lo chiami Felix e un francese lo chiami Nestor. Rimane un gatto con la sua individualità e libertà. Alla fine, il gatto si dirige verso i francesi. Un'osservazione interessante è che Nestor deriva dal nome greco Νεστωρ (Nestor), che significa "che ritorna" dal verbo νÎομαι (neomai) o dal sostantivo νÏŒστος (nostos), col senso di "ritorno a casa". Invece la paura dei soldati è quella di non riuscire a tornare come prima, dopo la guerra. Temono di perdere il loro luogo di appartenenza e di non riuscire più a vivere serenamente, di perdere la beata quotidianità. Dopo le guerre, i soldati cambiano, come evidenziato da Nikolaus Sprink (un soldato che è stato al fronte). Lui stesso ammette di essere cambiato e teme di non riuscire a tornare alla sua normalità. Il barbiere, al contrario, cerca disperatamente di non cambiare, cercando di mantenere la sua routine prebellica: il caffè, la sveglia alle 10 del mattino. Tutte cose che caratterizzano la sua vita prima della guerra. La paura di cambiare coinvolge tutti i soldati al fronte. Ci sono però coloro che non rischiano di cambiare, coloro che gestiscono i soldati al caldo e ordinano loro con freddezza di andare a morire per una causa che non li riguarda. Sono solo carne da macello aizzata contro il "nemico". Ma tutto cambia quando, in quella notte di Natale, dietro i muri delle trincee, i soldati iniziano a cantare e suonare insieme le stesse melodie, e i comandanti decidono di cessare il fuoco. In quella notte, incontrano "l'altro" e capiscono di essere uguali, pedine da guerra. Bevono insieme, mangiano insieme, condividono le loro storie, le loro donne (delle quali rimane solo una foto) e giocano a calcio. Nel frattempo, l'odio inizia ad affievolirsi. Si rendono conto di quanto sia terribile tutto ciò che hanno fatto fino ad allora: uccidere. Uccidere l'altro. Come conclusione della serata, un prete tiene una messa. Per chiunque, che sia francese o tedesco, cristiano o musulmano. In quella messa, ringraziano Dio per quella notte pacifica. Dopo quella notte, iniziano ad aiutarsi reciprocamente, a salvare vite, rivelando i piani dei burattinai. Nulla ha più senso. Solo chi è già morto o chi è accecato dall'odio può uccidere qualcuno con cui ha bevuto la sera prima. E infatti, un ragazzo che ha perso un fratello, accecato dall'odio, spara freddamente al nemico. Ma c'è chi non riesce più ad uccidere: come si fa a uccidere qualcuno con cui si è condiviso tutto la sera prima, con qualcuno che è diventato un fratello? Anche dopo quella sera. I burattinai decidono di reagire a questa "rivolta", con esecuzioni immediate o trasferimenti. Alla fine, loro non sanno nulla, o se lo sanno, se lo sono dimenticati. Perché è impossibile sapere cosa sia la guerra e ordinare a qualcuno di combatterla. Non è umano. Il cardinale, che di guerra non sa nulla, manipola i soldati, parlando a nome di Dio e affermando che uccidendo il nemico si seguirà la volontà di Dio. Usa il nome di Dio per incitare i soldati contro il nemico. Anche lui è convinto di ciò che dice, poiché glielo avrà detto qualcuno che a sua volta... La storia è sempre la stessa. L' “altro” che ci viene raccontato, con stereotipi millenari, e poi, una volta incontrato, si scopre essere uguale a noi: anche lui è solo un semplice uomo.
Sohaib Nasr Allah
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