UN TOCCO DI COLORE
La professione che ho scelto e che vorrei fare da grande è quella del parrucchiere. Per questa riflessione mi sono rivolto ad un professionista del mestiere, Adelio Raboni per capire meglio cosa significa e cosa comporta fare questo lavoro; in seguito, ho approfondito con delle ricerche personali l'evoluzione di questa professione. La professione del parrucchiere consiste nel trattare e curare i capelli con tagli, pieghe, trattamenti e tinte. Rivolgendomi a Raboni, mi sono fatto descrivere una giornata tipo in salone; il negozio apre alle 8:30 e la giornata di lavoro dura circa tra le otto e le dieci ore, si parte controllando l’agenda e i vari appuntamenti dei clienti. All’arrivo del cliente bisogna accoglierlo con un sorriso, sistemargli il cappotto e lo si fa accomodare alla postazione e insieme si fa una consulenza per capire di quali trattamenti desideri. Bisogna mostrarsi sempre gentili, disponibili e ascoltare le esigenze della persona che si ha davanti. Un parrucchiere professionista ha il dovere di mantenersi aggiornato sulle ultime tendenze e le tecniche migliori da usare, seguendo dei corsi appositi per poter mantenersi al passo coi tempi. Oltre ai corsi più tecnici devono anche seguire corsi su finanza e marketing, possedendo un tablet/cassa, dove vengono registrati con il regolamento della privacy i dati personali dei propri clienti. Avere un proprio salone significa anche tenere la contabilità e saper gestire le spese del negozio in maniera responsabile ed efficiente. Un bravo parrucchiere deve quindi essere capace di saper accontentare e soddisfare un cliente coi suoi capelli, una delle parti estetiche più importanti per le persone visto che sono anche un modo di esprimere sé stessi e la propria personalità, mantenendo un ambiente di lavoro sano evitando anche spese inutili e sapendo capire quale può essere l’investimento più fruttuoso. La gratificazione che si riceve è quasi istantanea quando si vede la reazione felice di un cliente riuscendo a fare un lavoro efficace.
Sempre chiedendo a Raboni, ho voluto chiedergli se fosse cambiato il metodo di lavoro da seguire. Mi ha risposto spiegandomi come l’esperienza l’abbia aiutato non solo a migliorare da un punto di vista tecnico, ma anche col saper fare con le persone che ha intorno e con cui deve avere a che fare per il suo lavoro. Saper gestire il tempo è stata una tra le cose che ha dovuto migliorare negli anni. Si ritiene fortunato di essere nato in una famiglia di parrucchieri in cui si trasmettono questa professione di generazione in generazione e che quindi nella sua esperienza aveva già parte della tecnica e manualità necessarie prima ancora di cominciare col lavoro vero e proprio nel salone.
Ma, proprio come diceva Raboni, il lavoro del parrucchiere cambia col tempo e si evolve molto rapidamente. Basta pensare a quanto velocemente cambiano le mode: un giorno un’acconciatura è all’ultima moda e il giorno dopo è già acqua passata. Come professione nasce già all’epoca degli antichi egizi, 3500 anni fa, anche se dei veri e propri “saloni” come li definiamo oggi arrivano nel periodo greco ellenistico. Un ruolo importante per far capire il proprio status sociale era dedicato proprio ai capelli e al come venivano pettinati nell’antica Roma. Le nobildonne di quei tempi avevano schiave incaricate con l’unico scopo di sistemare i loro capelli con fermagli, unguenti o pettini. Queste schiave-parrucchiere si occupavano anche di sistemare le parrucche della propria signora nel caso fosse calva o con capelli troppo fini per le trecce e i riccioli che andavano di moda all’epoca, in particolare in periodo imperiale. Il nome “parrucchiere” viene proprio dal fatto che fino a pochi secoli fa il nome di questa professione si riferiva a quelle persone che sistemavano e pettinavano le parrucche di personaggi dell’alta società.
Fino a pochi anni fa, il lavoro del parrucchiere veniva inteso come strettamente femminile e con una clientela quasi solo femminile, mentre per gli uomini c’era il barbiere. Questa distinzione esiste ancora ma è molto più libera e molti parrucchieri al giorno d’oggi sono invitati se non raccomandati ad avere una clientela varia su entrambi i generi.
Non si trovano molte notizie di cronaca su questo mestiere, forse perché non è particolarmente spettacolare e lo si prende per scontato, quindi al di fuori di qualche notizia locale non si sente parlare molto sui giornali classici di saloni di parrucchieri. Sono molto più facili da trovare su riviste di moda e di bellezza, per mostrare le nuove tendenze o le esperienze all’avanguardia di parrucchieri che fanno parte del mondo dell’alta moda.
Sempre parlando di cambiamenti in questo ambiente, basta guardare nei trattamenti; se una volta andavano per la maggiore pieghe voluminose con colori naturali e poco appariscenti, col biondo visto come simbolo di sensualità, il castano scuro di maturità ed eleganza e il rosso a volte visto di cattivo occhio perché si pensava fosse opera del diavolo, ora i tagli possibili sono quasi infiniti, anche se ancora esiste una certa abitudine, per chi si colora i capelli, con colori innaturali e sgargianti, sta andando man mano perdendosi con le ultime generazioni.
Il lavoro del parrucchiere, nel suo piccolo, ha una grande importanza; una persona che va dal parrucchiere lo fa per sentirsi a suo agio coi suoi capelli, per mostrare parte della sua personalità o anche uno stato d’umore che rappresenta quel periodo, un modo per esprimersi senza dover usare delle parole; spetta quindi al parrucchiere essere in grado di poter rispondere alle richieste del cliente e farlo uscire dal salone il più soddisfatto possibile e soprattutto il più a suo agio con sé stesso.
Avendo sempre visto l'ambiente del salone, perché da piccolo andavo spesso insieme a mia mamma, e vedendo come la gente sperimenta con i capelli, vari colori vari tagli, mi sento ispirato nel vedere come le persone possano esprimersi con i loro capelli e le acconciature che gli vengono fatte, così nel futuro mi vedo nei panni di colui che possa far avverare questa espressione delle persone.
Vasco Pasquali