SORRIDETE, SIAMO A ROMA
Un semicerchio. “Guardate qui, sorridete, fate capire con la vostra espressione cosa intendete trasmettere.” È iniziata così, con noi stretti in un abbraccio e disposti ad arco sotto gli alberi del cortile della scuola. Con noi che sorridiamo e ci rivolgiamo all’osservatore, invitandolo a guardarci, a considerarci, ma anche a prendere parte al nostro invito, ad unirci per formare una catena umana. Da questo abbraccio è scaturito “Nelle nostre mani”, un progetto che ci piace considerare la nostra più bella avventura. Esso ci ha portati fino a Roma, non da turisti, ma da protagonisti, per socializzare il nostro pensiero ed il frutto del nostro lavoro in Senato, davanti ai rappresentanti dello Stato e a chi, come noi, è risultato tra i vincitori. Dai nostri confronti e dibattiti, punti focali del nostro progetto, si è ricavato (o si ha dedotto) un forte bisogno di maggiore sicurezza e libertà a livello personale, all’interno della nostra comunità, rispetto agli episodi di vandalismo e prevaricazione compiuti da parte di ragazzi poco più grandi di noi. I 4 messaggi di pubblicità progresso realizzati da noi sono stati affissi nelle vie e nei luoghi pubblici di Bozzolo ed hanno voluto parlare al cuore di tutti, lasciare una traccia nel segno del rispetto e della speranza nei confronti dell’altro e di se stessi. La velocità con cui il tempo porta con sè i giorni, le settimane ed i mesi ha permesso che il giorno della partenza per la Capitale arrivasse prima di quanto ci aspettassimo; quel giorno, lo scorso dieci dicembre, abbiamo perso completamente la percezione del tempo, la trepidazione e l’emozione ci divoravano mentre camminavamo a passo spedito (chi più e chi meno) per le vie della Città Eterna, completamente esterrefatti dalla sua bellezza ineguagliabile. Per molti di noi questa è stata la prima esperienza a Roma. Per tutti è stata la prima in Senato. Ci sono state innumerevoli prime esperienze nel corso di soli cinque giorni, che indubbiamente rimarranno impresse per sempre nei nostri ricordi. Ad ogni modo, il giorno successivo al nostro arrivo si è presentato il grande, irripetibile evento. Il vero motivo del nostro soggiorno: la cerimonia di premiazione a Palazzo Madama. Il cambio dell’abito prima di dirigerci al Senato, la fila per ritirare il cestino del pranzo, le prove di lettura della relazione conclusiva in Piazza Navona. Ed eccoci, in fila, davanti all’entrata dell’edificio, in un giorno grigio di pioggia. Nell’attesa ci distraevano le persone nella via adiacente che attraversavano, ad intervalli di manciate di secondi, la strada. Ognuna indaffarata per un motivo differente, tutti con lo stesso sguardo spento, monotono, quasi non facessero caso all’estrema bellezza che li circondava. Pochi minuti, e poi siamo entrati. All’ingresso il commesso ci ha accolti con grande garbo e, dopo aver appeso le giacche ed aver appuntato con fierezza le nostre spille, tutto è finalmente iniziato. Nessuno di noi si sarebbe mai aspettato una cosa simile: ogni cosa che osservavamo, ogni parola che ascoltavamo, ogni passo che compivamo sfuggivano al tempo in modo incredibilmente veloce. La cognizione del tempo ci era completamente sfuggita di mano. C’eravamo noi, lì, ansiosi di trepidazione, di emozione, e c’erano i gruppi dei ragazzi di altre scuole, che probabilmente provavano le nostre stesse emozioni. Siamo stati travolti dall’incredulità della bellezza, dalla prestezza del tempo che voleva divorare quegli istanti per noi così magici. Camminavamo, attoniti, stanza dopo stanza, in attesa che la cerimonia di premiazione iniziasse. Poi, il momento più atteso di tutto il viaggio è arrivato: due di noi si sono alzati in piedi, hanno rivolto un saluto alla Vicepresidente ed ai Senatori presenti e hanno letto orgogliosi la relazione conclusiva del nostro progetto davanti a tutti, tra l’ansia da prestazione e l’immensa emozione che per pochissimo prendeva il sopravvento. Poco tempo prima, altri due nostri compagni si trovavano in “Sala Garibaldi” ad esporre alla Vicepresidente ed alla Presidente della Commissione per la tutela dei Diritti Umani le tappe fondamentali de “Nelle nostre mani”: i quattro manifesti di pubblicità progresso, il questionario volto ai giovani e l’elaborato grafico realizzato da alcuni di noi per la celebrazione del settantacinquesimo anniversario della Dichiarazione. Inutile dire che per noi questi sono stati minuti eterni, anche se tutto, in realtà, è durato poco più di un’ora. Un’ora indimenticabile e che sarà eternamente impressa nelle nostre menti. Usciti da palazzo Madama, ci siamo diretti in via Caetani dove, il 9 maggio 1978, fu ritrovato il corpo senza vita dello statista Aldo Moro, personaggio particolarmente significativo nell’evoluzione del nostro percorso e che abbiamo voluto citare anche nella relazione esposta in Senato.
I giorni successivi passarono troppo in fretta, pur densi di esperienze e ricordi dei monumenti e luoghi più celebri di Roma (la Basilica di S.Pietro, il Vittoriano, i Musei Vaticani…) Un viaggio che tutti noi saremo incapaci di dimenticare, a cui ci sarà impossibile non pensare quotidianamente, al quale è riservato uno spazio speciale nel nostro cuore. L’ultimo nostro viaggio d’istruzione prima che le nostre strade (o, perlomeno, la maggior parte di esse) si dividano. Questa visita d’istruzione non ha solo permesso a ciascuno di vivere ricordi unici ed imparagonabili, ma ci ha uniti indirettamente in un legame di memorie, emozioni, esperienze vissute insieme e che renderà particolarmente difficile il nostro ultimo saluto ai compagni, ai professori, alla scuola. Un particolare ringraziamento è rivolto a loro: ai nostri professori ed alla Dirigente scolastica, che hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella completa realizzazione di questo progetto stimolando continuamente lo scaturire di nostre considerazioni e riflessioni, dimostrandoci l’importanza della dedizione e della costanza non solo all’interno del nostro progetto, ma anche nella vita quotidiana e nel nostro futuro. Un’esperienza che non sarebbe sicuramente stata possibile senza il loro grande supporto. Grazie, davvero, da parte di tutti noi.
La classe III A