OLTRE
La parola astronomia deriva dal latino tardo astronomÄa e dal greco αστρονομία, composto da άστρον ossia "astro" e da νÏŒμος ovvero "legge”: letteralmente "legge delle stelle". Non ricordo quando ho deciso che avrei studiato l’astronomia. Ma una cosa è certa: ne sono sempre stato sicuro. Da quando ho memoria. Avevo deciso di diventare un astronomo, semplicemente perché mi piaceva l’idea di studiare le stelle e l’universo, ed ero totalmente catturato dal cielo. Con gli anni, iniziai veramente ad appassionarmi, e decisi che quello era il mio ambito. Sognavo di essere il primo uomo a mettere piede su Marte. Ero fissato con l’idea di non vivere sulla terra, e che fossi destinato a vivere oltre il cielo: sul pianeta rosso, nel pianeta sul quale, ancora oggi, l'uomo ambisce ad arrivare. Informandomi, iniziai a conoscere i più grandi scienziati, ed incontrai Galileo Galilei, che da allora diventò il mio idolo indiscusso. Passarono gli anni, e la mia passione, il mio sogno, diventava sempre di più un vincolo. Sognavo di essere astronomo, ed ora dovrò essere astronomo per tutti. Soprattutto per me stesso. Ero vincolato dal mio sogno. Non posso scappare. Sarebbe come non mantenere la parola. Ed in quel periodo, il quale era anche un difficile periodo della mia vita, iniziai a conoscere e ad appassionarmi anche alla filosofia. Era un periodo di totale confusione, a livello religioso, e la filosofia è stata il colpo definitivo: troppe informazioni, troppe idee, troppa confusione, troppe domande, soprattutto esistenziali. Avevo paura di non riuscire a tornare come prima. Di morire con tante domande, e con poche risposte, dimenticandomi tutto ciò in cui ho creduto fino a quel momento. Ma, tutto un tratto, senza che succedesse nulla di particolare, ho ritrovato me stesso. Era un periodo in cui ero molto solo, ed il tempo mi ha restituito le mie certezze. Ed in quel momento ho deciso di trasformare le mie domande esistenziali in una fiamma che mantenesse accesa la mia voglia di vivere: ed ho deciso che le risposte me le daranno la religione e la scienza. Le mie uniche certezze. Ho deciso che studierò astronomia, molto probabilmente a Bologna, e che approfondirò per qualche anno la religione e la lingua araba all'estero, negli Emirati Arabi, o in Qatar, o in Arabia Saudita. Il mio futuro da astronomo non so come si concluderà. Ma molto probabilmente vivrò come astronomo, e lavorerò per università e laboratori, molto probabilmente all'estero. Per questioni di disponibilità di lavoro e guadagni. Però, un astronomo, che lavori in Inghilterra o in Italia, come ricercatore in un'università o in una azienda, non cambia nulla nella sua giornata lavorativa. A differenza di quanto si possa pensare, la giornata tipo di un astronomo è molto simile a quella di un programmatore informatico. La maggior parte del tempo è spesa ideando e scrivendo codici di un programma scritto in un linguaggio di programmazione, generalmente Python, necessari per l'analisi dati o per la creazione di simulazioni numeriche. Quello che rende speciale il lavoro sono però i problemi per i quali questi codici sono scritti, ad esempio capire quali e quante stelle contiene una galassia, quanto velocemente si sta espandendo l'Universo o a che distanza si trova un esopianeta dalla sua stella madre. I risultati dell'analisi dei dati e delle simulazioni vengono poi riportati in un articolo scientifico che viene sottoposto allo scrutinio sia ai colleghi di lavoro, che a una valutazione generale ad opera di esperti del settore di cui tratta la pubblicazione stessa. Se approvata, la ricerca scientifica viene poi pubblicata su giornali scientifici, per poi finire in conferenze in giro per il mondo. Ed il salario dipende da questo. Dalle ricerche condotte. Può variare in base al luogo di lavoro e agli anni di esperienza. Però, la maggior parte degli astronomi, in Italia, percepiscono uno stipendio compreso tra 1500€ e 4000 € al mese. Il lavoro dell'astronomo è molto riconosciuto e ben pagato, anche in Italia, ma all'estero, in America, Inghilterra, maggiormente, poiché ritenuto un lavoro solo per intellettuali e figure di spicco. A dar prova dell'avanzato sviluppo degli stati uniti, rispetto ad altri stati, nell'ambito astronomico, è il fatto di essere stato il primo paese a raggiungere la luna, nel 1969. Inoltre, in America, c’è la Nasa: un'agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale degli Stati Uniti d'America. Mi piacerebbe diventare astronomo per la Nasa, è uno dei miei tanti obiettivi. Avrei maggiori possibilità. Ma prima, vorrei lavorare per l'università di Cambridge, in Inghilterra, poiché è considerata una delle migliori al mondo, per quanto riguarda il campo di ricerca. Ci hanno lavorato e studiato scienziati di rilievo, esempio importantissimo Stephen Hawking. Anche oggi, per diventare ricercatori per l’università di Cambridge, bisogna essere studiosi di rilievo. Per questo, molto probabilmente, lavorerò qualche anno qui in Italia, per farmi un nome a livello internazionale, prima di prendere il volo per il Regno unito. Però, anche in passato era così: a studiare astronomia erano solo scienziati di spicco. Ma rispetto al passato, ad oggi, osserviamo i corpi celesti con apparecchi specifici. All'inizio l'astronomia si concentrava esclusivamente sull'osservazione e sulla previsione dei movimenti degli oggetti celesti visibili a occhio nudo, osservabili dall'essere umano, e sulla loro origine. In diversi contesti, le prime società costruirono imponenti costruzioni che presumibilmente avevano scopi di carattere celeste, oltre ad essere impiegate per cerimonie. Questi strumenti di osservazione potrebbero essere stati impiegati per determinare le variazioni stagionali, elemento essenziale per l'organizzazione della vita sociale e agricola, nonché per la comprensione della durata dell'anno. Prima dell'introduzione del telescopio, le prime analisi sulle stelle furono effettuate senza alcun utilizzo di strumenti ottici, come praticato in particolare dalle culture presenti in Mesopotamia, Grecia, Persia, India, Cina, Egitto e America centrale. Queste civiltà costruirono osservatori astronomici per esplorare l'essenza dell'universo. In quel periodo, l’astronomia si concentrava principalmente sulla catalogazione delle posizioni di stelle e pianeti, una disciplina conosciuta come astrometria. Da tali osservazioni, emersero le prime ipotesi riguardo ai percorsi planetari e alla natura di Sole, Luna e Terra, inizialmente considerata come punto centrale dell'universo. Questa visione cosmologica era denominata sistema geocentrico o tolemaico, in onore dell'astronomo greco Claudio Tolomeo. Particolarmente importante fu l'applicazione della matematica all'astronomia, un progresso che ebbe inizio con i Babilonesi, i quali fornirono le basi per tradizioni che in seguito furono adottate da altre società, facendo tra l'altro la scoperta che le eclissi lunari seguivano un ciclo ripetitivo noto come saros, mentre agli studiosi di astronomia egizia si attribuisce il perfezionamento del sistema di calendario. Inoltre, la storia dell'astronomia, oltre ad essere molto interessante, è anche fonte di tanti dubbi. Le popolazioni dei Maya sono un esempio perfetto. essi possedevano strumenti e conoscenze astronomiche all'avanguardia. Esempio, El Castillo: è una piramide a gradoni mesoamericana costruita nel centro Maya di Chichén Itzá in Messico. Molte caratteristiche architettoniche hanno suggerito la presenza di elementi astronomici. Ognuna delle rampe di scale costruita ai lati della piramide ha 91 gradini. Insieme a quelli extra situati sulla piattaforma in alto, il totale ammonta a 365 gradini, che corrisponde possibilmente a uno per ogni giorno dell'anno (365,25 giorni) o al numero delle orbite lunari: 10.000 rotazioni (365,01 giorni). Un effetto visivamente sorprendente viene visto ogni volta a marzo e a settembre, un'ombra inusuale che nel periodo degli equinozi sembra scendere la balaustrata occidentale della rampa di scale situata a nord. L'effetto visivo è quello di un serpente che discende la scalinata, con la sua testa alla base illuminata. Inoltre, la facciata ovest punta verso il tramonto, intorno al 25 maggio, tradizionalmente la data di transizione che delimita il periodo secco dalla stagione delle piogge. Il fatto sconcertante è che questo edificio fu edificato tra il IX e il XII secolo, quando invece la scoperta e la conclusione dello studio del calendario solare risale al 1552, da parte del papa Gregorio XIII. Proprio per questo le conoscenze sembrano venire dal futuro. Inoltre, i Maya vivevano in America centrale, come facevano ad essere a conoscenza di tali informazioni? Infatti, l’uomo, ancora oggi, si domanda come sia stato possibile tutto questo. Come facevano ad essere a conoscenza di tali informazioni? Questo fatto è l'ennesima domanda, l'ennesimo nodo, che gli storici e gli studiosi stanno cercando di risolvere. A differenza del passato, ad oggi, l'astronomia è diventata un lavoro quasi meccanico, all'apparenza. All'apparenza, perché per ogni astronomo, il proprio lavoro non può e non deve essere meccanico. Se si decide di diventare astronomi, l'astronomia deve per forza affascinare, incuriosire, e mantenere viva la voglia di conoscere. Se non ci fossero queste condizioni, l'astronomo non riuscirebbe ad esprimere il proprio potenziale. Inoltre, qualsiasi lavoro di ricerca necessita un pizzico di curiosità. Apparentemente è cambiata solo l'apparenza di questo lavoro e l'idea che la società ha di esso. Poiché ad oggi, l'astronomia è una scienza molto sottovalutata. Considerata come il semplice e banale studio delle stelle. Ma è molto più di questo: l'astronomia è lo studio dell’universo. Però l'astronomo in sé è uguale. Quello che studiava ieri lo sta continuando a studiare oggi. La differenza rispetto al passato, è che solo con la civiltà greca che lo studio del cielo passa dai sacerdoti, e da un legame esclusivo con le pratiche agricole e divinatorie, ai filosofi, quell’élite laica che emerge per la prima volta in Grecia nel VII secolo a.C. Ad oggi, invece, l'astronomia ha maggiori sfumature, e le scienze sono più varie rispetto al passato. Un tempo tutte le scienze erano studiate da un singolo esperto, che spesso era un filosofo. Ad oggi si preferisce dividere e approfondire le scienze singolarmente. Possono avere un timbro religioso, come possono avere un tratto più filosofico o laico. Inoltre, sono cambiati gli strumenti, ad oggi possediamo strumenti all'avanguardia, che costano anche parecchio, poiché non si producono a livello industriale. I telescopi, uno di questi strumenti, sono così preziosi che per utilizzarli un astronomo deve presentare una proposta di ricerca da sottomettere all'ente scientifico che gestisce i telescopi. Se la proposta contiene le giuste motivazioni per cui l'utilizzo di quel telescopio é cruciale per la buona riuscita della ricerca scientifica, allora la proposta viene accettata e l'astronomo può volare verso il sito osservativo. Ad oggi, si hanno altre possibilità, altre conoscenze, ma una cosa è rimasta, e deve rimanere: il desiderio. Il desiderio di conoscere, di sapere, di morire con la soddisfazione di aver vissuto appieno questa vita, conoscendo tutto quello che c'era da conoscere. Io non voglio morire con il rimpianto di non aver scoperto tutto quello che potevo scoprire. Ovviamente, non si può scoprire e capire tutto. La ricerca perderebbe il suo fascino. Ma voglio scoprire e capire il più possibile, senza perdere tempo, il quale è la cosa più preziosa che possa possedere uno scienziato. Chissà, a che punto di sviluppo sarebbe oggi la società, se gli scienziati di maggiore spicco avessero avuto qualche anno in più per terminare le loro ricerche. Per questo la mia più grande paura è la morte. Ho paura di vedermi rubata la vita da un momento all'altro, senza aver concluso nulla. Poiché la morte non ha tempo. Ho paura di non riuscire a lasciare un impronte in questo mondo. Io sin da piccolo ho sempre sognato di essere importante. Di essere qualcuno, che anche dopo la morte continuerà a vivere, nella memoria delle persone. Perché in realtà non si muore quando si contrae una malattia incurabile, o un arresto cardiaco. Si muore quando si viene dimenticati. Ed io temo di essere dimenticato. Di vivere e di avere un'esistenza vuota. Anche per questo, da piccolo, sognavo di essere un astronomo. Per distaccarmi dalla massa e fare qualcosa di insolito. Qualcosa che però, come tutte le cose insolite, mi porterà degli svantaggi. Un astronomo deve condurre una vita semi-notturna. Il cielo notturno è nettamente più semplice da osservare rispetto a quello diurno. Data l’assenza del sole, le stelle risultano più visibili e chiare. Inoltre, ci sono degli eventi astronomici che avvengono esclusivamente di notte. Per questo, l’astronomo deve essere pronto a vivere una vita notturna. Bisogna essere consapevoli di ciò, quando si vorrà avere una famiglia. Poiché la vita dell'astronomo è la vita di un uomo solo. Ha solo la scienza. E se vuole avere una famiglia (come tanti altri tipi di lavori che necessitano tanto tempo: esempio i calciatori, i fotoreporter, i giornalisti, e tutte quelle altre persone che dedicano la loro vita al loro lavoro) dovrà imparare ad organizzarsi, per non rischiare di diventare un genitore assente. Ma io sono disposto a tutto. Io voglio avere una famiglia, ma nel caso in cui non ci riuscissi, e capissi, prima di avere un figlio, di non essere in grado di fare il genitore, e di non riuscire ad avere una relazione, continuerò per la mia strada. L'astronomia potrebbe divorare la mia vita, ma non mi importa. Il mio desiderio accetta qualsiasi condizione. Sono disposto a sacrificare me stesso per il mio sogno. Poiché nel caso in cui realizzassi il mio sogno, che va ben oltre il diventare astronomo, sarò felice. Penso sia quella la ricetta per la mia felicità. Essere astronomo è uno dei tanti ingredienti, poiché io sogno di diventare anche un professore universitario, per trasmettere le mie conoscenze. Vorrei diventare professore nell'università in cui mi sarò formato. Per concludere la mia vita, tornando alle origini. Ma questa è solo un’ipotesi, e anche se diventassi professore universitario, lo farei dopo aver concluso tutto: quando la mia vita sarà prossima al termine. Ma per sentirmi realizzato e per morire sorridendo: voglio scrivere un libro. Esattamente. Un libro che manifesti l'oggettiva interconnessione tra la religione e la scienza. Un documento che possa dare prova dell'esistenza di un creatore. Molto probabilmente pubblicherò questo libro al termine delle mie ricerche. Egoisticamente parlando, vorrei pubblicare questo libro, anche per dare prova di essere esistito, poiché le parole rendono eterni. Ed io bramo l'eternità anche in questo mondo terreno, considerato insipido. Voglio diventare “eterno” in entrambe le dimensioni. Infatti, attraverso questo libro, voglio trovare il nesso: tra il cielo e la terra, l'uomo e dio. Un libro che possa essere un filo, anche sottile, ma che possa collegare la vita terrena, con quella eterna. Voglio mostrare agli uomini cosa c’è oltre. Oltre questa vita. Voglio mostrarglielo. Lo farò attraverso la scienza: l’unica certezza degli uomini. Ed è per questo che voglio diventare astronomo. Per studiare e scoprire il cosmo. E dimostrare che c’è: quello in cui credo. Esiste. Ne sono certo. Ma voglio dimostrarlo a tutti. Con dimostrazioni oggettive. Che non possano essere smentite. Si trova oltre tutto. Si trove oltre la fine dell'universo. Nel caso in cui avesse fine. (Questo me lo sveleranno le mie ricerche). Ad oggi, non voglio più raggiungere solo Marte. Quella è una delle tante tappe prima di arrivare lì. Io non morirò sulla terrà. Morirò lontano da essa, nel tentativo di avvicinarmi sempre di più a Lui. Poiché si trova ancora più in alto. Troppo in alto, nel caso in cui lo si volesse raggiungere solo attraverso la scienza. Si trova oltre le stelle, i pianeti, le galassie. Si trova oltre l'immaginabile. Oltre il cielo.
“Le stelle ci dicono che la scienza e la fede vanno a braccetto” Frate Guy Consolmagno
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Sohaib Nasr Allah