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L'ANIMA A NUDO

Dallo psicologo

Fin da bambina ho sempre trovato affascinante il mondo della medicina in tutte le sue forme. Infatti, sin dall’asilo, il mio sogno è quello di diventare un chirurgo. Ciò che mi fece innamorare di questa professione fu il complesso meccanismo del nostro corpo: tutti gli organi che lo compongono e che collaborano come una macchina perfetta. Crescendo, però, ho conosciuto la psicologia. Un mondo nuovo, che esplora tutte le vie ignote dell’inconscio umano. Qualcosa di immateriale che è in grado di dare spiegazioni riguardo al nostro stato d’animo, ai nostri comportamenti, ma anche ad alcune delle nostre condizioni fisiche. Io mi considero una persona molto empatica e credo che questa mia caratteristica sia la chiave per questo lavoro, perché la psicologia spesso coinvolge l'empatia e la connessione emotiva con l’altro. La capacità di comprendere e condividere esperienze può richiedere una sensibilità e una consapevolezza non scontate. Adesso aspiro a trasformare la mia passione per la psicologia in un lavoro. Una terapia psicologica, non considerata medica e di conseguenza “normale”, è ancora adesso un tabù perché associamo la figura terapeuta allo “strizzacervelli”, cioè colui che cerca di influenzare e manipolare il pensiero del paziente. Inoltre, la psicologia è una scienza nuova, infatti, nel corso del XIX e nella prima metà del XX secolo, la psicologia non era ancora una disciplina scientifica vera e propria e la comprensione dei disturbi mentali era spesso trascurata o malvista. L'ignoranza e la mancanza di consapevolezza rispetto alla causa dei disturbi psicologici hanno portato a una sottovalutazione della salute mentale. Durante questo periodo, molte persone con disturbi mentali erano spesso escluse ed emarginate dalla società. La mancanza di leggi etiche ha permesso l’esistenza di manicomi, luoghi in cui i malati mentali venivano isolati e curati senza fondamenta scientifiche, ma soprattutto umane. L’evoluzione della prospettiva della psicologia è avvenuta gradualmente grazie a nuove teorie e leggi a favore dei pazienti e a trattamenti più efficaci. Questa trasformazione ha reso possibile il cambiamento della visione negativa della psicologia legata alla superstizione e ha portato l’accettazione e la normalizzazione della psicologia come approccio terapeutico medico a tutti gli effetti. Con l'avvento delle nuove tecnologie, il lavoro dello psicologo ha abbracciato la terapia online e la consulenza a distanza. Questo ha reso più accessibile l'assistenza psicologica a una vasta gamma di persone, eliminando le barriere geografiche. Per esercitare questa professione bisogna essere molto consapevoli della serietà di questo lavoro, ma soprattutto rispettosi delle regole imposte. Mantenere la riservatezza delle informazioni confidenziali dei clienti/pazienti è un dovere etico fondamentale. Gli psicologi devono rispettare la privacy e proteggere i dati sensibili. Nonostante questo, è importante distinguere il preservare del segreto professionale con l’omissione di informazioni che, se ignorate, potrebbero nuocere al paziente e alle persone circostanti. Infatti, l’articolo 365 del codice deontologico degli psicologi italiani punisce “chiunque, avendo nell’esercizio di una professione sanitaria prestato la propria assistenza od opera in casi che possono presentare i caratteri di un delitto per il quale si debba procedere d’ufficio, omette o ritarda di riferire alle autorità. La linea che divide il corretto mantenimento del segreto professionale e la denuncia di azioni punibili dalla legge è molto sottile. Si deve mettere in primo piano la salute mentale dei pazienti, vero, ma se la riservatezza significa nascondere un reato, lo psicologo deve obbligatoriamente mettere a conoscenza il pubblico ufficiale. La psicologia è una disciplina in continua evoluzione. Essere uno psicologo implica un apprendimento continuo, stimolante e una crescita professionale costante. La necessità di questo apprendimento deriva dalla rapida evoluzione delle conoscenze scientifiche e sociali. Essi devono impegnarsi nella

formazione continua, partecipare a conferenze, leggere ricerche, aggiornarsi e acquisire nuove competenze per garantire che la loro pratica sia informata, attuale ed efficace. Un altro compito degli psicologi è quello di creare un ambiente sicuro e confortevole in cui il 

paziente si senta libero di confidarsi con tranquillità, perché solo in questo modo potrà rivelare tutte le sue preoccupazioni. Per questo è importante che rapporto psicologo – paziente sia un rapporto fra due persone che non si sono mai conosciute prima, dove l’individuo viene accolto senza pregiudizi e visto con occhi nuovi. Il mio obiettivo è quello di 

trovare un lavoro che non sia ripetitivo e che mi soddisfi da ogni punto di vista. Credo che essere psicologa sia gratificante in molti modi. La possibilità di assistere le persone nel loro percorso di crescita e guarigione è molto appagante. La capacità di instaurare connessioni significative e di creare un ambiente sicuro in cui i pazienti possono esplorare i loro pensieri e sentimenti contribuisce alla costruzione di relazioni profonde. La diversità delle sfide che affrontano i pazienti rende il lavoro dello psicologo stimolante e mai monotono. Vedere i pazienti fare progressi e superare le difficoltà è incredibilmente gratificante. Infine, il continuo apprendimento e la possibilità di utilizzare diverse teorie e approcci terapeutici aggiungono un elemento di crescita personale e professionale, rendendo il ruolo dello psicologo arricchente e stimolante. Penso di possedere le capacità per esercitare questo lavoro: dedizione, serietà, rispetto, ma soprattutto passione per questa disciplina. Per capire chi si vuole diventare in futuro bisogna guardarsi dentro, comprendere il nostro centro e io l’ho fatto.                                                                                                          

Rachele Baboni

 

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