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DIMENTICATI DUE VOLTE

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Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, una giornata dedicata alla memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.

Questa giornata nasce per ricordare le vittime italiane che tra l'ottobre del 1943 e il maggio del 1947, (per le ragioni che spiegherò successivamente), furono imprigionate, fucilate e gettate nelle cavità carsiche dell'Istria e della Dalmazia, poi conosciute come foibe, dai partigiani comunisti di Tito. 

Però, per comprendere a fondo il fenomeno del massacro delle foibe, bisogna andare a cercare alle radici della storia, precisamente durante la prima guerra mondiale: Infatti, la popolazione italiana e quella Jugoslava erano  in una continua lotta per il possesso dei territori del nord-est e questa disputa finí (sempre nella prima guerra mondiale) con gli italiani vincitori.

Gli slavi allora, dopo il "confine di Wilson" (confine orientale d'Italia dopo la vittoria nella I guerra mondiale) videro sottrarsi una buona fetta dell'Istria e circa 500.000 slavi si ritrovarono a vivere in territorio straniero, sotto il dominio di un popolo a tratti oppressore, cioè quello italiano fascista.

Non è difficile quindi immaginare il malcontento che le popolazioni Jugoslave iniziarono a covare, nonostante le azioni che hanno fatto successivamente non siano comunque giustificabili.

l'Italia iniziò circa alla fine della seconda guerra mondiale (1943) a perdere il controllo sulla Dalmazia, la Venezia Giulia e sull’Istria e l’8 settembre 1943 con la firma dell'armistizio angloamericano, si pone fine al partito fascista di Mussolini e da quel momento i partigiani comunisti Jugoslavi cominciarono a rivendicare il loro territorio torturando gli italiani torturando e gettando nelle foibe gli italiani.

Nel 1945 Tito (segretario generale del Partito comunista Jugoslavo) quaderno tutto il suo esercito andarono a bussare alle porte di TUTTI gli italiani presenti in quella zona, costringendoli ad abbandonare l'abitazione e chiunque si fosse opposto sarebbe stato gettato nelle foibe o/e deportato nei campi sloveni e croati. 

La cosa più surreale sapete quale è? 

È che venivi ucciso, ma venivi ucciso  non per le atrocità che avevi compiuto, ma per solo il fatto di essere italiano: “Per i titini tutti gli italiani erano fascisti, anche se spesso erano semplici cittadini o partigiani antifascisti che avevano combattuto contro i tedeschi. L’unica loro colpa era essere italiani. Furono molte le persone prelevate e fatte sparire. Come noi, molte famiglie non ebbero diritto alla verità”. Italiano=fascista… 

Provate ad immaginare: sei un italiano (magari un partigiano!) che è  sempre stato in disaccordo con il fascismo e che insieme a tutti ha dovuto soffrire questa tirannia fatta di violenza gratuita, vive nella sua bella casa in Istria e qualcuno, da un momento all'altro, bussa alla porta e ti dice: "Adesso fai le valige e parti” e tu devi abbandonare la tua famiglia, la tua casa, le tue radici perché? Perché sei I-T-A-L-I-A-N-O e in aggiunta, l'accusa di essere fascista. (Bella ingiustizia eh?)

Prendiamo l'esempio di due vittime che si sono riuscite a salvarsi scappando in un altro stato.

Egea Haffner: una bambina, quando le capitò questa disgrazia e disse: ”Io, bimba con la valigia, mio papà sparì nel nulla e noi fuggimmo da Pola.” Aggiunge: ”Il mio povero papà avrebbe compiuto 26 anni il 17 maggio 1945 e non aveva nessuna colpa: non era mai stato iscritto al partito fascista, non aveva fatto del male a nessuno e, come gli altri, lo hanno fatto sparire. La cultura italiana ha sempre valutato, giustamente, la Shoah; ma la nostra tragedia è stata messa in secondo piano” ed anche questo purtroppo, è un fondo di verità.

Chiedo a mia mamma se ne ha mai sentito parlare. La risposta? No. Chiedo a mia nonna. Risposta? Sempre la stessa. E così per mio nonno, zio, papà e via andare… 

Nessuno ha mai considerato questo evento ripugnante, probabilmente la motivazione è perché tutti seguono lo stereotipo che ogni italiano era fascista, ed anche se fosse, non puoi rispondere a fuoco con altro fuoco, ci autodistruggeremo…e come dice la Costituzione, tutti gli uomini, anche i più spietati, hanno pari dignità umana e pari dignità davanti alla legge.

Oppure un'altro, Andrea Licon:

“Io, figlio di profughi, non scorderò mai gli occhi di mia nonna gonfi di lacrime”. In questa frase ha esplicato, tutto il dolore atroce provato da un'intera popolazione, un'infanzia distrutta con ricordi che nessun bambino, neanche negli incubi dovrebbe mai sentire.

 “Qui la nostra prima casa fu una caserma.” 

Questa storia è vicino a noi, nella nostra provincia, Mantova, qui vittime di un esodo scappano, le strade che calpestiamo noi sono quelle che calpestano piedi distrutti da un viaggio, i muri che noi vediamo sono quelli dove si appoggiavano persone sopraffatte dalla stanchezza, gli stessi modelli dei nostri cuscini sono probabilmente quelli impregnati di lacrime loro e così andare.

Almeno avevano l'appoggio italiano quando arrivavano, vero? Invece devo proprio contraddirvi: “ci trattavano come dei ladri, degli immigrati”.

Quindi, ricapitolando. Senza casa, senza famiglia, senza affetti, senza dignità ed anche senza l'appoggio di nessuno…bello schifo.

Però in tutto questo buio forse c'è un minuscolo spiraglio di luce. Infatti per commemorare le vittime dei massacri delle foibe, nel 2005 il governo italiano ha istituito il Giorno del Ricordo, giornata fatta per non dimenticare e non commettere gli stessi errori.

Ginevra Ravagna

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