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LA RICONCILIAZIONE
Tutto si ferma. La creatura umana ad un passo dal diventare divina. Due dita che si cercano, ma non si toccano: basta così. L’umano senza vita, senza anima, che aspetta di nascere. Protrae la mano verso l'essenza dell'anima, dell'eternità. Viziato da un amore sconfinato, Adamo aspetta e basta: l’arrivo di Lui. L’arrivo di Dio. Sono ad un passo, ad un passo dal toccarsi, ma l'uomo è perfetto nella sua imperfezione. Non serve, anzi, non può esistere un tocco, perché gli uomini non sono dei, non possono “toccare” Dio. Lo guarda. E questo basta a farlo nascere. C’è un limite a quanto l’uomo possa avvicinarsi a Dio. Adamo è sulla terra, e Dio è in cielo. Lassù, dove gli uomini ambiscono ad arrivare. Quest'opera apparentemente è multireligiosa. Io, da musulmano, evito di guardare la figura di Dio. Me la immagino. Fantastico su come possa essere la perfezione. Ed io, come creatura umana, tento di prendere il posto di Adamo. Immagino quel momento. Il momento in cui è nata la mia anima. Il mio momento. Quando ho ricevuto l’onore di essere guardato. La fortuna. Probabilmente dopo quello sguardo, Dio scomparirà e l’Umano si ritroverà sulla terra, vivo e solo. E col tempo cercherà risposte, e la sua risposta sarà questa opera. Dopo migliaia di anni abbiamo ricordato il momento, l’istante prima, della nostra nascita. Abbiamo immaginato, più che ricordato. Siamo figli di una religione monoteista, in cui affermiamo di avere un singolo Dio, però cerchiamo di avvicinarci sempre di più ad esso. Lo vogliamo toccare. Ed ambiamo al paradiso, luogo in cui tutti non otterremo la vita eterna e la felicità. In cui saremo tutti dei piccoli dei. Ma per adesso siamo uomini. Siamo tutti degli Adamo che vivono, grazie al dono di Dio, e che aspettano. Vivendo, studiando, lavorando, e trovando la propria ricetta della felicità, cioè un modo per essere felici anche in questa vita, che apparentemente è solo di passaggio. Aspettiamo il momento in cui ci riconcilieremo al nostro creatore. Dopo questo passaggio nel mondo terreno, arriverà il momento in cui quel tocco avverrà. Il momento in cui non saremo più uomini. Il cielo diventerà la nostra casa, e saluteremo la terra, saluteremo la morte, la quale sarà la chiave per diventare eterni. E per chi non avesse trovato la felicità nel mondo terreno, il paradiso sarà il luogo in cui potrà avere pace e sorridere. Fino ad allora, noi vivremo ed aspetteremo il momento che concluderà la nostra esistenza: l’ambito tocco di Dio. Adesso dobbiamo accontentarci dello sguardo. Grazie Michelangelo, di avermi raccontato tutto in uno sguardo, la terra è il cielo in un “semplice” affresco. È tutto lì. In due dita che si cercano, ma che devono aspettare per toccarsi. Non è ancora il momento. Sono rinato osservando la creazione come terza persona, sognando di essere Adamo, diventando parte dell’opera. Purtroppo, l’opera è a Roma, nella Cappella Sistina, quindi non ho la possibilità di ammirarla tutti i giorni, come vorrei, per ricordare chi sono e cosa sono, senza rischiare di dimenticare. Vorrei fosse in cielo. Poiché il cielo è di tutti e ovunque. Ma va bene così. Il cielo è abbastanza. È ciò a cui ambisco.
Sohaib Nasr Allah
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