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IL MONDO DIGITALE

Turno di notte in ufficio

Dopo il percorso scolastico che ho affrontato alle medie, mi ritrovo a dover scegliere la strada per il mio futuro. Le superiori sono un periodo di tempo, secondo me, molto impegnativo quanto importante, e dopo alcuni mesi di riflessione e di “assaggi” di quello che avevo in mente di fare, sono arrivato alla mia decisione, che per certi versi si è rivelata una generica conferma. Ho scelto l’istituto superiore con indirizzo informatico perché mi piace la tecnologia e mi affascina con i suoi meccanismi complessi e i suoi problemi da risolvere; inoltre, credo che essa sia un po’ come una lingua, nuova che non tutti conoscono e perciò è necessario tradurla, non per nulla in alcuni ambiti viene chiamata “linguaggio digitale”. La tecnologia è un territorio non totalmente esplorato, dato che potrebbero esserci svolte radicali in qualsiasi momento a causa di sperimentazioni da parte di ingegneri informatici e sviluppatori professionisti; questa è la ragione per cui i posti lavoro a disposizione non mancano, perché servono capacità specifiche ad ogni azienda e fabbrica. I percorsi di studi dovranno cambiare a causa dell’evolversi della tecnologia, questo però ha messo in difficoltà chi era già impegnato nel tragitto scolastico e nel mondo del lavoro. Ciò ha richiesto l’abilità di adattarsi a nuovi strumenti o utilizzarli in modo diverso. Un altro problema potrebbe sorgere: l’aumento dei lavoratori in questo ambito, tuttora le aule delle scuole superiori informatiche si dividono in molte sezioni a causa dei tanti studenti che vogliono seguire questo determinato percorso di studi ma, nonostante ciò, le aree in cui servirà la tecnologia saranno sempre maggiori, ad esempio le tante aziende che per farsi pubblicità, ma anche per organizzarsi internamente con i macchinari, avranno bisogno di un sito e di codici in modo tale da far svolgere alcuni lavori all’attrezzatura, di conseguenza è raro che si riscontri questo problema. Il lavoro di un programmatore si basa totalmente sulla tecnologia, ma si divide in base ai programmi e alle finalità richieste dal datore di lavoro, questo necessita di molte ore di studio, anche autonome, che non risultano faticose se si è convinti di aver fatto una scelta giusta e ragionevole nel studiare tali argomenti. Nel corso degli anni, i cambiamenti sono stati molti ma talmente ravvicinati da non rappresentare una mutazione drastico in questo settore, tuttavia le conoscenze necessarie sono aumentate e, soprattutto, bisogna conoscere i linguaggi informatici principali: ad esempio, sistema HTML che viene insegnato da parte dei docenti agli alunni frequentanti il triennio informatico.  Da mio cugino, che come lavoro fa il programmatore, ho riscontrato la seguente frase: <Avere una vita è fondamentale se si vuole avere una mente aperta e disposta a crescere>, cosa che concordo pienamente, avere del tempo per sè, nel quale ci si possa distrarre dal lavoro è importante per essere più produttivo ma anche perché avere relazioni sociali e interattive è favorevole al lavoro in team. Specialmente se si lavora in un ambito aziendale, è importante il saper lavorare insieme, ma in un ambito civile si lavora maggiormente da soli e con apparecchiature standard e semplici. Personalmente, preferirei lavorare per delle aziende piuttosto che per singole persone, anche se non credo sia facile lavorare in gruppo con codici e sistemi informatici molto complicati; in entrambi gli ambiti lavorativi servono determinate capacità, che non si limitano al sapere e conoscere alcuni programmi, ma comprendono delle qualità anche dal punto di vista del carattere: mentalità aperta e disponibile ad accettare nuove idee, adattarsi a sistemi di lavoro completi di problemi nei quali è necessario pensare e perfezionare una strategia funzionale, ma anche saperla spiegare dandole un senso in modo da far capire il tuo punto di vista anche al resto della squadra. Nello specifico, le competenze concrete riguardanti le conoscenze informatiche si basano sui programmi digitali più utilizzati, che a me piacciono molto perchè il linguaggio occorrente comprende parole e simboli senza valore per una persona che non li conosce, ma che significano tutto per coloro che li sanno, inoltre quest’ultimi sono in grado di padroneggiarli perfettamente e di “creare una foresta da un albero”: frase sentita da mio cugino, che lavora in questo ambito e che mi ha illustrato alcuni elementi serviti a farmi interessare a questo vero e proprio mondo digitale. Nel passato, questo lavoro era basato su oggetti innovativi, ma che a confronto con quelli di oggi risulterebbero antiquati e senza un gran potenziale. Il lavoro del programmatore nasce nel 1842 ed è stato eseguito da una donna: Ada Lovelace, la prima ad aver sviluppato un algoritmo sulla macchina analitica  (creata e progettata da Charles Babbage), nonostante la minore importanza che avevano le donne rispetto agli uomini. Dopo i tanti anni di progresso nell’ambito della tecnologia e della programmazione, si è arrivati ad una nuova frontiera: l’intelligenza artificiale. Per alcuni essa fa paura, a causa del suo potenziale e alla possibilità che ha di sostituire l’essere umano in alcuni lavori informatici, ma anche manuali. A me questo confine non fa paura, perché penso che finché l’uomo ha le redine ed il pieno dominio delle sue invenzioni non è possibile che ne perda il controllo anzi, ha la possibilità di sfruttarle a suo favore.

 

Andrea Rosa

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