CARI FRATELLI
Cari fratelli, vi scrivo confidando che le mie parole vi raggiungeranno. Oltre il mare. Siamo figli della stessa religione. Crediamo entrambi nello stesso Dio. Eppure io sono sicuro che voi siate più credenti di me. A voi è rimasto solo lui.
Cari fratelli, avete trovato tutto. Siate vicini a Dio. Ascolterà le vostre preghiere. Le nuvole e le macerie non le fermeranno. Andranno oltre tutto, oltre l'immaginabile. Lo raggiungeranno.
Cari fratelli, io dormo la notte pensando ai problemi più banali, grato di averli, eppure voi, dormite con il rumore degli spari.
Cari fratelli, siamo lontani, le vostre grida le sento nei telegiornali, eppure, le vostre parole, che sono figlie della mia stessa lingua, mi raggiungono. Non si fermano allo schermo. Vorrei condividere il vostro dolore, alleviare la vostra pena. Ma non posso. Non riesco a immaginare l'indescrivibile. Levi direbbe “la nostra lingua manca di parole”.
Cari fratelli, avremmo potuto essere amici, avremmo potuto frequentare la stessa scuola, avremmo potuto ridere insieme. Eppure così non è successo. Ci conosceremo nell'altra vita. Confido che il paradiso sia la nostra riconciliazione. Ambisco ad entrarci. Aspettatemi. Li, rideremo assieme.
Cari fratelli, il Ramadan si avvicina. I nostri peccati saranno perdonati. Mangeremo assieme, in altri tavoli, in altri orari, con altri genitori, ma mangeremo assieme. Il sole è lo stesso. Il tramonto arriverà per entrambi.
Cari fratelli, vi dedicherò la mia preghiera. Pregherò affinché la vostra pena abbia fine. Pregherò affinché possiate tornare a sorridere. Pregherò affinché possiate tornare a sognare.
Cari fratelli, in questa lettera, scritta in una lingua che non è la vostra, ma che attraverso le mie preghiere vi raggiungerà, io, vi mando un abbraccio.
Sohaib Nasr Allah