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POESIE, RISPETTO, GIOCHI
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Ho intervistato mio nonno, Perboni Roberto. Ha 74 anni, il suo titolo di studio è la terza media. Ha lavorato come meccanico e manutentore alla Galbani di Bozzolo. È sposato, ha due figli e due nipoti. Ha la passione per il karate e il suo hobby è la pesca. Ha svolto 5 anni di scuola primaria, dal 1955 al 1960, poi ha frequentato le scuole medie. Dalla prima alla terza elementare ha avuto la maestra Carla Bosio e in quarta e quinta elementare il maestro Salvadori. In classe erano circa in 20 alunni misti, sia maschi che femmine, tutti italiani, nessun straniero. In classe respiravano un’atmosfera serena ed amichevole. Erano tutti amici perché abitavano nello stesso piccolo paese di Mosio. Il suo migliore amico era l’attuale ginecologo, dottor Bisson. Era molto bravo a scuola perché era molto diligente e rispettoso. Era magro, abbastanza alto, non faceva sport e gli piaceva studiare. La maestra era minuta e molto gentile, per lui era come una seconda madre. Il maestro era alto e magro, buono ma più riservato. C’era un insegnante unico per tutte le materie tranne religione che era insegnata dal prete, ricorda che facevano sempre tantissimi dettati. La scuola si trovava a Mosio, in un piccolo edificio con un cortile e lui la raggiungeva in bicicletta. Studiava solo a scuola, a casa imparavano le poesie a memoria. Dedicava circa un’ora per lo svolgimento dei compiti. Durante la ricreazione, che durava circa un quarto d’ora, si rincorrevano per il giardino giocando a “lupo”. L’unico episodio divertente che si ricorda è stato quando il suo amico Paolo, durante la ricreazione in giardino, voleva fare uno scherzo a Luigi spingendolo nella pozzanghera invece c’è caduto lui e tutti si sono messi a ridere. L’unico episodio spiacevole che si ricorda è quando era morta la mamma di Ombretta, una sua compagna di classe delle elementari. Era molto giovane e purtroppo era ammalata di tumore. Ombretta era l’unica femmina della famiglia ed è dovuta crescere in fretta per poter accudire i suoi due fratellini. Da bambino considerava la scuola un punto di ritrovo sia come amicizie che come istruzione, aveva una grande curiosità d’imparare. A ripensarci adesso la scuola di una volta ti invogliava a stare attento, perché quello che imparavi lo imparavi sui banchi di scuola. A casa non c’era nessuno che poteva aiutarti, non esistevano né computer né cellulari. La scuola di oggi è molto diversa da quella che lui frequentava. Una volta sia gli alunni che i genitori portavano rispetto nei confronti dei maestri, infatti se loro ti sgridavano a casa i genitori ti mettevano in punizione perché per loro la maestra aveva sempre ragione. Mentre adesso, come si sente anche in televisione, se un ragazzo non porta rispetto all’insegnante i genitori lo difendono anche se ha torto.
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Plebani Nicolas