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SACRIFICARSI PER IL FUTURO

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Nel Novecento iniziarono a diffondersi in  tutta Europa delle persecuzioni e discriminazioni. In Italia già nel 1926, Benito Mussolini parlava della necessità di purificare e liberare il territorio nazionale dalla presenza di zingari (un termine utilizzato in Italia, e non solo, per definire tutte le etnie appartenenti ai paesi tra l’India e il Pakistan, oppure anche dalla Romania, che venivano ad abitare in Europa. Si suddividevano in tre aree geografiche: gli stati Balcanici, la Romania e l’Europa occidentale), accusati di essere individui criminali. In Germania, il regime nazista, con le leggi di Norimberga del 1935, privò i Rom (ovvero persone ritenute zingari) e i Sinti (cioè una popolazione nomade di origine indiana, il cui nome deriva da Sind, una regione del Pakistan occidentale) della loro cittadinanza e del diritto al voto. Nel 1938 iniziarono a deportarli nei campi di concentramento e poi nei campi di sterminio, “risolvendo” il problema degli zingari con il genocidio.  I Rom e i Sinti furono alcune delle etnie che il regime nazista e i suoi alleati presero di mira e perseguitarono a causa di presunte differenze raziali, infatti, nel 1936, Robert Ritter, un neurologo, avviò delle ricerche sugli zingari, commissionate da Hitler e i risultati dimostrarono che questi non erano di razza “ariana” ma pericolosi individui di sangue misto. Le persecuzioni in Italia divennero regolari e si intensificarono di più dopo l’invasione della Jugoslavia, nel 1940. Ci furono più di due mila zingari trucidati nel Ghetto di Varsavia e molti di loro venivano anche sottoposti a terribili esperimenti, venendo utilizzati come cavie. Il 16 maggio 1994, nel campo di sterminio di Auschwitz, un gruppo di prigionieri zingari decise di ribellarsi e a causa di questo il 2 agosto un gruppo delle SS spinsero quasi 3.000 Rom e Sinti nelle camere a gas, erano soprattutto donne, bambini e anziani (per questo ogni 2 agosto si ricorda e commemora il loro genocidio). Questi anni di sterminio vennero chiamati dalle etnie perseguitate Porrajmos (grande divoramento o distruzione) oppure Samudaripen (tutti morti), secondo le stime ci sono stati più di un milione di deceduti.

 

Durante gli anni dello sterminio Alfreda Noncia Markowska (una donna polacca rom, nata a Stanislaw il 10 maggio 1926) fu arrestata,insieme al marito e consegnata ai tedeschi. Fortunatamente riuscirono a fuggire e si stabilirono a Rozwadòw dove Alfreda ebbe modo di vedere i treni che trasportavano più di tremila persone nei campi di sterminio. Da allora ebbe una missione: ovunque ci fosse una strage di Rom o di ebrei lei si sarebbe avvicinata e avrebbe cercato di salvare il maggior numero di bambini possibile. In questo modo ne salvò più di cinquanta, li faceva fuggire dai trasporti, li infilava dentro i sacchi di piume, li nascondeva sotto ampie gonne colorate e cercava loro documenti falsi. A un certo punto la sua fama si diffuse, erano i bambini stessi che andavano a cercarla e quando poteva li restituiva ai genitori e parenti.

Dopo aver sentito la sua storia il presidente polacco appunto una croce dorata sul petto di Alfreda, nel 2006, diventando la prima donna rom a ricevere un'onorificenza statale polacca. Alfreda morì nel 2021, a 92 anni, per vecchiaia. Venne onorata nel giardino GARIWO di Milano, Monte Stella, e riconosciuta tra i giusti (inizialmente, i Giusti tra le Nazioni erano persone non ebree che salvavano gli ebrei e riconosciute come “eroi”, ma con gli anni ci si rese conto che la Shoah era solo uno dei tanti genocidi accaduti nella storia e così si decise di onorare tra i giusti anche coloro vivevano come Dio ha insegnato: chi ha lottato contro la mafia, chi ha salvato delle vite durante immigrazioni, genocidi o terrorismi e chi  ha lottato contro le ingiustizie difendendo la libertà. Ma si può essere giusti facendo il proprio lavoro?).

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Sofia Chizzoni

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