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SOTTO I NOSTRI OCCHI

Il giorno 26 febbraio 2023, nei pressi della costa della città di Steccato di Cutro, si è verificata l’ennesima tragica strage che ha coinvolto varie decine di vittime innocenti; erano migranti, che però nemmeno hanno avuto la possibilità di portare a compimento quel viaggio  che - immaginiamo - avessero a lungo atteso quale inizio di un nuovo capitolo della loro difficile vita. Sono 94 le vittime accertate, di cui 35 minori.

Chi è davvero il colpevole? Cosa si sarebbe potuto fare nel disperato tentativo di salvare anche solo una delle tante vittime, morte nella vana speranza di riuscire ad afferrare una mano tesa in loro aiuto? Per loro, invece, esiste ormai solo il buio di una vita incatenata al fondale marino, senza la minima speranza di raggiungere la costa, vittime di una morte tragicamente democratica. Tutto quello che è stato restituito dalle acque sono le salme, anonime, di vittime senza volto. I sopravvissuti sono un’ottantina, scampati alla morte per pura fortuna, condannati a portare con sé, in coscienza, il peso di innumerevoli cadaveri, con l’unica colpa di essere rimasti in vita. Fuggiti da un ambiente inabitabile, costretti a lasciare i famigliari, la casa, la propria terra, si sono determinati ad affrontare viaggi rischiosi, in balia degli imprevedibili eventi atmosferici, pur di poter avere, anche loro, una possibilità. All’esito di un viaggio disumano, ciò che li ha accolti è stato, invece, solo un vuoto infinito, presente sulle spiagge della terra di destinazione, colmato fino all’orlo da un’inesprimibile sofferenza, rappresentata da bambini che rincorrono impotenti le anime dei genitori strappate dalle acque e di genitori che piangono impotenti i propri figli. Estrema sofferenza che si aggiunge ad altra sofferenza, come una condanna. Chi soffre in silenzio e chi urla tutta la sua angoscia, incapace di resistere ad un vortice di dolore in continua espansione. Ferite che non si limitano di certo ad insignificanti tagli vivi su mani, gambe e schiena. Emblematica l’immagine di una donna che grida inesorabilmente e ripetutamente il nome del figlio, senza nessuno che le risponda o che possa farla smettere, così come quella di due uomini usciti dall’acqua tenendo un neonato il più in alto possibile nella speranza di poterlo salvare. Anche loro, però, hanno fallito. 

Ognuno, nel suo piccolo, è consapevole di avere fallito.


 

Mattia Biagi

Caterina Canevari 

Diego Caporale

Edoardo Fazzi

Sohaib Nasr Allah

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