IL PESO DEL SERVIZIO
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Sono sempre stata un po’ confusa su ciò che avrei voluto diventare da grande, prima volevo diventare un'allenatrice di cavalli, poi un avvocato, poi ancora un’insegnante. Ma due anni fa circa ho deciso di voler diventare veterinaria. Fin da quando ero piccola, ho sempre amato gli animali, specialmente i cani e i cavalli. Mi ritengo una persona creativa, curiosa, e socievole. La parola veterinario deriva dal latino veterinus che significa "adatto a portare some", infatti prima si curavano principalmente cavalli, muli e asini (animali da lavoro). Oppure la parola veterinario potrebbe derivare anche dal vocabolo vetus cioè vecchio, non sano.
La prima traccia storica della professione medico-veterinaria è presente nel codice di Hammurabi (sovrano babilonese), nel quale vengono descritti i doveri dei medici e dei medici veterinari.
Il veterinario visita e cura gli animali di piccola e grossa taglia, fornisce servizi di consulenza per gli allevamenti, così da migliorare la produzione e ottimizzare la gestione degli animali, fornisce consulenza come nutrizionista all’interno delle aziende produttrici di mangimi.
Che siano sani o abbiano problemi di salute, tutti gli animali (che abbiano un proprietario attento e responsabile) vengono periodicamente sottoposti ad una visita del veterinario. Nel suo ambulatorio alcuni si comportano in modo amichevole e allegro, altri invece possono essere spaventati, o “ostili” poiché, per la loro elevata sensibilità, sentono di trovarsi in un ambiente medico, esattamente come accade a noi umani. Per questo penso che per diventare un buon veterinario sia necessario avere molta pazienza e comportarsi con delicatezza e gentilezza.
I veterinari non lavorano solamente con gli animali, ma anche con i loro proprietari che, a volte, possono risultare difficili da “gestire”. Se una persona è agitata, preoccupata, spaventata o persino arrabbiata (cosa che può accadere se il proprio amico da compagnia non sta bene), potrebbe non essere in grado di fornire le corrette informazioni alle domande rivolte dal veterinario.
In Italia, per praticare la professione di veterinario, è necessario avere ottenuto la Laurea Magistrale in Medicina Veterinaria della durata di cinque anni ed aver superato l’esame di Stato. Durante il corso degli studi si devono ottenere 300 CFU (Crediti formativi universitari). In seguito è previsto un tirocinio formativo il cui obiettivo è trasmettere allo studente quelle competenze teoriche e pratiche che permettano al futuro medico, di essere da subito operativo.
Prima di accedere all’università, la scuola superiore più appropriata da frequentare dovrebbe essere il liceo scientifico, meglio se con indirizzo “scienze applicate” (quello che ho scelto io), in quanto, considerando le materie che si studiano a Veterinaria, sono più indicate le scuole superiori a indirizzo scientifico.
In Italia i medici veterinari sono oltre 33.300 e il 46,5 % di questi sono donne. Nel 2019 i laureati nella facoltà di Medicina Veterinaria sono stati circa 953 in più dell’anno precedente. Il 56,5% di loro ha dichiarato di aver già iniziato a lavorare a un anno dal conseguimento della laurea.
Nell’ultimo triennio, durante l'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, c’è stato un aumento considerevole delle adozioni di animali da compagnia (anche la mia famiglia ha “adottato” la mia cagnolina, per non farmi sentire sola nel periodo del lockdown).
La medicina veterinaria offre varie opportunità lavorative: si può decidere di svolgere l'attività libero professionale, specializzandosi nelle cure degli animali da compagnia come cani e gatti. Oppure è possibile svolgere la professione veterinaria in ambito industriale, negli allevamenti o nei macelli, oppure in ambito formativo o laboratoristico, oppure ancora diventare un funzionario del Servizio Sanitario Nazionale.
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Martina Matei
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