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MALALA, ALBERO CONTROVENTO

 

ملالہ: ایک مظلوم عوام کی آواز

 

12 luglio 1997, all’alba di un nuovo millennio in cui si spera di lasciare alle spalle un intero secolo ci troviamo un Pakistan divenuto talebano; qui nasce una delle poche persone che hanno avuto il coraggio di rendersi voce di un popolo: Malala Yousafzai.

Già dalla tenera età ha dovuto soffrire un clima di negazione dei diritti, soprattutto alle donne, infatti non ha avuto un'adeguata istruzione. Proprio da questa privazione inizierà la sua lotta per dare ad ogni ragazzo e ragazza il diritto all’istruzione.

Come solida figura di appoggio avrà suo padre ( Ziauddin Yousafzai) insegnante e attivista co-fondatore di Malala Fund, un’associazione dedicata alla figlia.

Malala a soli 11 anni inizia a scrivere un blog per la BBC in cui racconta la vita segnata dall’oppressione che ogni ragazza vive a causa del regime Talebano, un racconto in prima persona.

Un dettaglio che completa il coraggio ma anche la paura di scrivere è la decisione di Malala di firmarsi con lo pseudonimo di fiordaliso, nascondendo la sua identità in modo da non poter essere scoperta e riconosciuta.

In seguito, a 13 anni, mentre si sta recando a scuola con una ragazzina, subirà un attentato che metterà in pericolo la sua vita. Nonostante queste difficoltà fisiche e morali Malala è riuscita a tirare fuori il meglio di sé e si è resa la voce di un popolo oppresso che viene sempre dimenticato riuscendo così a far sapere al mondo che non vive situazioni come queste che c’è bisogno di aiuto:
Questo l’ha testimoniato molte volte tramite discorsi all’ONU, al parlamento Europeo fino a scrivere un libro dal titolo “Sono Malala”. e a vincere il premio Nobel per la Pace, diventando la più giovane persona a vincerlo.

Ora Malala vive pacificamente in Inghilterra con suo marito.

Credo che la storia di Malala sia un puro esempio di forza e determinazione per andare controvento a un governo e a un'esistenza in cui sarebbe diventata schiava con la possibilità di non rischiare la vita materiale ma di bruciarsi quella dei diritti. Ma lei non ha voluto ed è diventata le radici di un albero la cui chioma è il cambiamento. Noi, cittadini, abbiamo il dovere di annaffiare questa pianta per alimentarla, rendendoci la voce del popolo.

 

Alessandro Micheloni

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