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SERVIRE PER NON ESSERE SERVITI

 

To serve in order not to be served

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6 Maggio, ore 13.05, abbazia di Westminster. Carlo III, il primogenito della ex regina inglese Elisabetta II, viene incoronato re del Regno Unito e dei reami del Commonwealth britannico. Erano ormai settant’anni che quella corona non veniva posta sul capo di un regnante, ma quel famigerato vessillo di un potere tanto reso paradisiaco e sobrio quanto importa ancora alla popolazione?

Poi, quel giuramento e quel discorso quanto valgono al cuore di re Carlo e Camilla, sua seconda coniuge?

Soprattutto, quanto vale ancora la monarchia inglese?

Per rispondere a questi quesiti abbiamo deciso di analizzare le varie parti di un solenne rito che fin dal principio dovrebbe interessare i cuori di tutti noi.

Il nostro primo pensiero è caduto sul potere che ormai non è più quello di una volta. Le grandi colonie che aveva il Regno Unito ormai hanno l’indipendenza e il colosso universale dell’impero non esiste più. Ciò nonostante si continua a dare peso ad un'autorità inesistente rappresentata da una famiglia che, nonostante i lati controversi, continua a vivere reggendosi ad un delicato equilibrio: la religione, usata talvolta come un gioco, e la corona, ricca di pietre preziose, simbolo del potere ma anche frutto dello sfruttamento e della prevaricazione materiale durante il colonialismo.

Quanto importa quindi la monarchia in U.K. e, in generale,  ad ogni cittadino del mondo? E’ ancora importante avere una famiglia reale?

Si potrebbe trovare la risposta nei vari punti di vista di una persona nei confronti del potere, di chi lo possiede e di come lo usa.

Ad esempio in Scozia, stato componente del Regno Unito ma da anni in cerca di una indipendenza ormai utopica, solo il 3% della popolazione ha seguito l’incoronazione del loro nuovo sovrano.

Questo ci fa capire che quella corona sta “passando di moda”?

Poi, altro dettaglio importante, è il giuramento che il nuovo re Carlo III ha fatto dove, in poche parole, promette fedeltà al popolo, alla monarchia e a Dio. Questa procedura si ripete da ormai centinaia di anni ma col tempo ci chiediamo se sia diventato solo un rito o qualcosa di serio.

Ad accreditare l’ipotesi che il sovrano prenda in modo serio la promessa fedele fatta è il discorso che ha esposto inerente all’avvenimento dove dice di essere re per servire e non per essere servito.

Queste parole sembreranno le classiche “bugie politiche” che servono ad un monarca o ad un politico per farsi compiacere. Non possiamo biasimare chi la pensa così, perché vivendo in un lusso ed in una ricchezza tale è difficile capire il concetto di “servire e non essere serviti” per il motivo che si nasce essendo riveriti.

Inoltre non è solo “colpa” sua ma anche nostra che stiamo rendendo il concetto di servire come un qualcosa di troppo umile per qualcuno di importante.

Ci sentiamo inoltre attratti dalla ribellione quindi cerchiamo sempre di trovare il negativo perché, alla fine, Carlo III è un monarca che possiamo definire “rivoluzionario” per la sua vita e per il fatto che sia il più anziano principe ad essere incoronato, vedendo questo come un lato negativo.

Tutto sommato solo vivendo scopriremo se in questa “battaglia” ideologica vincerà l’idea di una corona che si basa su un potere ormai non più esistente e basato sulla prevaricazione, o il pensiero che la monarchia inglese sia ancora importante rendendo Carlo III una figura di appoggio. Oppure sarà solo il destino che trionferà?

 

Micheloni Alessandro

Frijio Stella

Bozkho Darina

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