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NELLE STORIE DEGLI ALTRI​

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Chi sono? Questa domanda, per me, è un vero rompicapo. Sono una ragazza con le idee molto confuse, non sono ancora capace di proiettarmi nel futuro. Ho quindi iniziato una riflessione interiore per provare a mettere in ordine i miei pensieri, tenendo conto delle mie passioni e delle cose in cui mi considero davvero brava. Essendo un “contenitore di attitudini”, ho cercato una professione che le contenga. Fin dalla Scuola primaria, le maestre hanno sempre sottolineato il mio talento nella scrittura, vista la profondità dei testi che producevo. Riuscivo e riesco ad esprimere l’oceano che è dentro di me con le parole scritte sulla carta. Sento la scrittura una cosa totalmente mia. La mia mente è sempre piena di pensieri e di emozioni che non sempre capisco, sensazioni che non sanno stare ferme, girano intorno, si rincorrono fra loro dando vita alla mia incapacità nel sostenere tutto ciò e sento la necessità di scrivere. Riesco così a ritrovare me stessa. Quest’arte mi prende la mano e la guida fra le righe, quest’arte riesce a ricompattare tutti i pezzettini della mia anima, come tessere per creare un mosaico. La scrittura è la mia essenza, da sempre. Un'altra sfaccettatura importante di me è l’immaginazione, riesco con molta facilità a trasportarmi in un’altra realtà che la mia mente può creare, basandosi sulle emozioni e sui pensieri del momento. Tutto ciò mi ha sempre portato in una sola direzione: diventare una scrittrice.

Esistono varie tipologie di scrittori: io vorrei fare la narratrice.

Sono anche una grande amante della lettura: è inspiegabile quello che mi trasmettono i libri. Sono sempre stata molto curiosa, voglio informarmi sul mondo che mi circonda, sull’attualità e questo per me è sempre stato un profondo interesse. Scrittura e lettura vanno di pari passo e questi grandissimi strumenti, per la formazione e per l’educazione dei ragazzi di domani, potrebbero essermi molto d’aiuto.

Il percorso scolastico da intraprendere è, in realtà, vario e ciò rappresenta una delle difficoltà: non c’è una direzione precisa su cui basarsi, ma le discipline principali che devono essere studiate sono quelle umanistiche e filosofiche che sono fondamentali per saper padroneggiare la lingua.

L’anno prossimo frequenterò il Liceo linguistico a Casalmaggiore (CR) dato che, oltre a scrivere libri, mi piacerebbe molto tradurli e iniziare a viaggiare.

Per il percorso universitario, le facoltà più consigliate sono quella di Lettere, della durata di quattro anni; quella di Filosofia e quella di Scienze della comunicazione, della durata di tre anni a cui vanno aggiunti altri due per ottenere la laurea magistrale. Anche la laurea in Psicologia è consigliata, ma si deve tener conto della sua durata di ben sei anni.

Esistono anche appositi corsi non universitari di scrittura creativa.

Certamente è un po’ presto per pensarci, ma sono indirizzata a frequentare la facoltà di Scienze della comunicazione, anche se ammetto di essere ancora piuttosto incerta sulla scelta definitiva.

Uno scrittore, prima di qualsiasi cosa, deve conoscersi. Deve essere consapevole di quello che sa, di quello che lo incuriosisce e di quello che lo appassiona, che cosa lo sorprende, cosa invece lo spaventa. Deve riorganizzare le sue idee, focalizzandosi inizialmente su racconti, film, articoli di giornale che lo colpiscono: qualsiasi cosa che gli accenda dentro di sé una scintilla e che possa fargli venire la voglia di scrivere, senza mai smettere. Ciò a cui davvero è interessato svolge la funzione di una bussola, che lo aiuta a trovare una storia da raccontare.

Un’altra cosa importante da valutare è il “panico da pagina bianca”, quando si resta davanti allo schermo o al foglio bianco per ore. In questo caso, invece, bisogna buttarsi, continuare a scrivere ogni cosa che passi per la testa. Sono gli scrittori che controllano la penna: l’errore per cui non c’è rimedio è proprio non iniziare mai.

Non ci sono pesi per reggere il nostro mondo interno. C’è da scegliere se scrivere la storia in prima o terza persona: nel primo caso lo scrittore vive come il personaggio, calandosi nei suoi panni; nel secondo caso, invece, ha una visione della storia da un punto di vista esterno. 

È importante prestare grandissima attenzione alle cose che circondano chi scrive, anche a quelle insignificanti. L’ispirazione è come una cucitura tra due pensieri che prima non erano collegati; essa parte dalle piccole cose, dai piccoli gesti. Si deve iniziare ponendosi domande, su quello che dovrebbe esserci ma non si vede. Immaginare una cosa inimmaginabile, fuori dal normale. Pensare in modo bizzarro è una chiave per cambiare prospettiva, per “un ragionamento alla rovescia”.

Poi si devono fare dei passi avanti e pensare ai personaggi: bisogna partire da sfaccettature di persone che già si conoscono. È necessario osservare, studiare i loro comportamenti, ritrovare una caratteristica dominante per ognuna di esse, immedesimarsi in loro e pensare a come si comporterebbero in una determinata situazione. Devono essere immaginate in una situazione insolita e porsi delle domande, pensando come loro. Per questo, un’ottima idea sarebbe creare per ogni personaggio una scheda che lo descriva. Essa dovrà contenere le informazioni essenziali, ma anche debolezze, paure, successi, segreti, paure, abitudini, talenti, credenze, amicizie. Bisogna anche individuare “l’eroe”, colui che è diventato tale solo dopo aver affrontato una determinata situazione e che ha cambiato il suo evolversi. In un libro accadono moltissimi eventi e alcuni fatti possono far avviare un cambiamento. In ogni pagina il lettore deve percepire il cambiamento dei personaggi, altrimenti avvertirà solo noia. Si deve andare a caccia di particolarità opposte, sempre per avere una vasta scelta nei personaggi. 

Lo scrittore deve ideare una situazione iniziale efficace che, per esempio, descriva lo stravolgimento della vita di qualcuno, in meglio o in peggio. Il finale invece deve essere pensato come qualcosa di divertente, di lieto, oppure che non si vorrebbe. 

Una sfaccettatura importante è la conoscenza dei luoghi in cui è ambientata la storia. Il contesto storico e politico, ma anche economico e culturale; lo stile di vita, i diritti, il tipo di governo. La ricerca è alla base di questa professione, i dettagli faranno sempre la differenza.

Bisogna prestare la stessa attenzione anche per l’epoca storica in cui si vuole ambientare la narrazione. 

Lo scrittore deve avere degli strumenti durante la sua sessione di scrittura e uno di quelli che ritengo indispensabile è il vocabolario, per conoscere il significato delle parole e individuare sinonimi o contrari. La scelta di parole e la struttura delle frasi sono fondamentali per creare una giusta atmosfera, un equilibrio di dialoghi: le conversazioni sono fondamentali, nessuno dice cose tanto per dire e perciò devono essere efficaci.

Dopo essersi addentrato nel cuore della storia, lo scrittore deve sempre rileggere, ritagliare le parti non essenziali, formulare una trama avvincente e ricercare un titolo incisivo per colpire le persone.

Può sembrare tutto così semplice e banale, in fondo lo scrittore scrive. Questa è un'affermazione corretta, ma solo in parte. Lo scrittore, per soddisfare il lettore, non deve semplicemente raccontare, deve mostrare. Con le sue descrizioni deve far fluttuare la fantasia delle persone, deve quindi saper influenzare la mente del lettore in modo che trasformi in immagini le parole scritte. 

Un’altra fase complessa è la pubblicazione: essere notati da una casa editrice, che appunto permetta l’uscita del romanzo, è veramente un lavoro arduo. Scrivere un romanzo che accontenti tutti i lettori è veramente molto complicato, ma è uno dei miei più grandi sogni, fin da bambina.

Possedere talento di certo non basta, servono anche competenze linguistiche: l’utilizzo della lingua è la chiave per comunicare. Ho una grande passione per i viaggi, voglio scoprire, vedere le cose coi miei occhi per colmare la mia curiosità. Un’altra competenza è quella filosofica, il porsi continue domande: la conoscenza è una calamita che mi ha sempre attirata. Poi ci sono le competenze digitali: oggi per essere uno scrittore è indispensabile avere un proprio sito che deve essere diviso in categorie di informazioni quali la “biografia”, la “bibliografia”, gli “incontri” con l’autore, i “video” con interviste e spiegazioni, un blog, un podcast e un eventuale “cinema” o “teatro” se un libro ha ispirato la realizzazione di un film o di uno spettacolo teatrale. Infine, competenze umanistiche: queste discipline servono a far riflettere e a saper pensare, a facilitare il ragionamento, a filtrare informazioni e ad assimilare il significato delle parole. 

Con l’invenzione della scrittura si concluse la Preistoria e si diede inizio alla Storia. Essa nasce come una rappresentazione creata con segni grafici, a seconda di questi ultimi si definisce la tipologia.  L’utilizzo della scrittura nasce cinquemila anni fa in Mesopotamia, “la terra tra i due fiumi”, dai Sumeri. Essi svilupparono il primo alfabeto, che noi chiamiamo cuneiforme, soprattutto per il bisogno di registrazioni ed archiviazioni per le imprese commerciali, le attività del governo e quelle religiose, quindi la vita urbana influì molto su questa invenzione. Dalla scrittura ideografica con gli ideogrammi, la raffigurazione di oggetti attraverso simboli, si passò a quella fonetica, cioè la riproduzione di suoni. La punteggiatura, invece, è stata definita nel tredicesimo secolo avanti Cristo.

Facendo un salto temporale in avanti, si arriva all’invenzione della stampa: il tedesco Johann Gutenberg nel 1450 pubblicò la Bibbia stampata in caratteri mobili che andavano a comporre le pagine di un libro. Prima di questa creazione, i libri erano trascritti a mano, negli scriptoria medievali. Fu Aldo Manuzio, un editore veneziano, che mise a punto il libro come lo conosciamo oggi. Nel 1501 infatti rese possibile la lettura come passatempo stampando i primi libri tascabili. Da quel momento, oltre a leggere per istruirsi, lo si faceva per piacere, anche se il processo per crearli era lungo e faticoso. Qualche anno dopo, sempre Manuzio, inventò il corsivo e il punto e virgola, l’accento e l’apostrofo, importandoli dal greco al volgare italiano.

Le origini del romanzo sono molto antiche, risalgono infatti all’Odissea di Omero. Un lungo viaggio ricco di avventura, di tanti pericoli, di amore, ma soprattutto di guerra.

I racconti che parlano di vicende intrecciate d’amore e d'avventura venivano nominate “storia delle storie” dai greci. Nel Medioevo il “romanzo” era una narrazione, in prosa o in poesia, invece quello medievale era più cavalleresco: storie, in un ambiente storico oppure di fantasia. Un’opera simbolica che possiede tutte queste caratteristiche è il Don Chisciotte di Miguel De Cervantes, che viene considerato tutt’oggi il vero primo "romanzo" così come lo si considera nell’attualità. 

Il romanzo, però, raggiunse il suo maggior sviluppo nell'Ottocento, secolo di due importantissimi scrittori e letterati italiani. Uno di essi fu Alessandro Manzoni, lo scrittore del romanzo I promessi sposi, opera importantissima per le future generazioni, presa da molti come riferimento nella scrittura. Egli visse nell’epoca letteraria del giansenismo, basato sulla teologia e del romanticismo: questo termine deriva dall’inglese romantic, in italiano ”romanzesco”, con il senso di “non reale”. Manzoni viene anche considerato il “padre del romanzo italiano”. L’altro scrittore fu Giacomo Leopardi, poeta e letterato conosciuto in tutto il mondo, inizialmente ispirato al classicismo antico romano-greco, anch’egli grande esponente del Romanticismo. Due delle sue opere più importanti sono I Canti e gli Idilli, una raccolta di poesie composta da una prima parte riguardante i temi eroici e da una seconda sul pessimismo cosmico, un nesso del poeta con la Natura matrigna, cioè i desideri irrealizzabili dell'uomo e la sfortuna in amore.

Nel 1900, invece, vengono diffuse a livello mondiale le avanguardie, cioè i movimenti artistici. La più improntata sulla letteratura è stato il futurismo, fondata da Filippo Tommaso Marinetti, a Parigi, che pubblicò nel 1909 il primo Manifesto futurista. In esso, attraverso i valori della forza, del movimento e dell'energia, si stimolano i letterati a formare nuove opere, basate sull'ottimismo e su una gioia di vivere irruente e aggressiva. Spera in una rivoluzione nella letteratura, libera da tutte le rigidità delle regole grammaticali e ortografiche. Nacquero da questo nuovi stili di scrittura, mancanti di sintassi, con modifiche di parole per far emergere la libertà nelle poesie. Questo movimento sostenne l’intervento dell’Italia nella Grande Guerra. Era difficile non seguire i canoni della poesia novecentesca. Nel 1922 inizia il periodo del Regime Fascista e la letteratura viene molto influenzata da elementi storico-politici e socio-culturali. La libertà di scrittura viene fortemente impedita con quasi totale manipolazione della Stampa, anche per mezzo della censura che mantiene il controllo di tutto ciò che scrivono i giornali, eliminando le informazioni che non devono essere diffuse.

Nel 1939 scoppiò la Seconda guerra mondiale, con l’attacco della Germania nazista alla Polonia. Il conflitto più distruttivo e massacrante di tutta la storia che causò la morte di sessanta milioni di persone. Adolf Hitler, un politico a capo del partito nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, diffuse un’ideologia nazionalista e razzista, portando la politica alla discriminazione e allo sterminio di diversi gruppi etnici, politici e sociali, colpendo maggiormente gli ebrei. La razza ariana era considerata quella superiore e, di conseguenza, esistevano razze inferiori che venivano sottomesse. Primo Levi, uno scrittore superstite dell’Olocausto, scrisse il libro “Se questo è un uomo”, tra il 1945 e il 1947, in cui racconta ciò che ha vissuto nel campo di concentramento di Auschwitz: tutto scritto talmente nel dettaglio, tutto così preciso e per questo molto coinvolgente. Un ricordo così profondamente distruttivo lo ha portato a scriverci un libro. 

Il Dopoguerra fu caratterizzato dalla nascita di un’editoria dinamica e indipendente, un esempio è la casa editrice Einaudi, che interessò filosofi, storici e importanti letterati dell’epoca. Nel tempo, ovviamente, la professione dello scrittore è cambiata. Oggi, oltre a scrivere, si pensa molto al marketing e ai social, bisogna farsi notare.

Lo scrittore deve stabilire come e dove pubblicare quello che ha scritto, analizzare i lettori, per capire cosa vogliono. Le case editrici selezionano attentamente quale libro pubblicare.

Oggi c’è anche il “Self-Publishing”, che consente di auto pubblicare in altre piattaforme: infatti dal 2006 è stato creato WattPad, la forma di narrazione più famosa per leggere, scrivere e pubblicare i testi sul web. Quaranta milioni sono gli utenti, di cui il 70% femmine e il 90% della Generazione Z (le persone nate dopo il 2000).

Un altro metodo di pubblicazione è “e-book”, un’opera letteraria in modalità digitale, progetto nato già dal 1971, ma proposto in vendita nel 1995. Questo metodo ha molti pregi: permette di leggere qualsiasi tipo di libro in formato PDF o in un formato specifico (ad esempio ePub), è economico e non prevede l’utilizzo di carta, quindi si può pensare anche a qualcosa di ecologico. C’è anche il Kindle, già dal 2007, un mini tablet lanciato da Amazon, con all’interno una libreria digitale di 88.000 titoli, diffuso poi nel mondo nel 2009. Questo apparato permette, attraverso un abbonamento, di leggere attraverso file, è molto comodo e può contenere migliaia di libri.

Il metodo più antico è l’audiolibro”, che viene prodotto dal 1932, in aiuto ai non vedenti. Oggi è poco utilizzato, ma è utilissimo per chi ha specifiche disabilità per ridurre ogni differenza e per riuscire a far arrivare a più persone possibili la cultura.

Nel 2022 il 73,6% dei lettori leggeva solo in cartaceo, il 9,4% solo e-book e libri online, infine lo 0,3% ascolta solo audiolibri.

Nonostante alcune innovazioni, la carta è sempre in testa per numero di seguaci. Quindi un’altra differenza importante è che prima si possedevano i libri scritti a mano, ora ci sono varie scelte su come procedere con la lettura.

Io preferisco quella cartacea, ma è solo il mio punto di vista.

Gli scrittori in Italia sono circa settantamila. Nel 2020, le opere pubblicate in e-book sono salite al 47,9%: il formato digitale si sta sempre di più espandendo. Il 78,1% sono i lettori tra i sei e i diciotto anni con i genitori lettori e il 36,3% legge indipendentemente dalla lettura dei genitori.

Nel 2019, nel settore editoriale, le donne erano al 64,9%; nel 2018 le autrici rappresentavano il 38,3% del totale degli scrittori in Italia, anche se si è avuto un miglioramento dal 2015, quando erano 29,7%.

Una diversità sta nella concezione della donna come scrittrice. Un lavoro come questo, a mio parere, nel tempo sarà essenziale; i libri saranno sempre una fonte di cultura e di studio, indipendentemente dall’argomento trattato.

Ci sarà sempre bisogno di chi porta un’opinione, una storia, informazioni o immagini di vario tipo e, visto che i lettori sono in aumento, avranno sempre più richieste, avranno sempre di più voglia di nuovi libri.

Come ho già detto, sono molto appassionata alla lettura. Ho iniziato a leggere i romanzi rosa, quindi storie d’amore. Poi sono entrata a far parte di una comunità, il “BookTok”, un gruppo di tante persone, di cui la maggioranza ragazze, che consigliano e recensiscono libri fornendo la loro opinione attraverso “Tik Tok”, un social lanciato dal 2014. Questa piccola grande società ha iniziato ad influenzare in modo positivo molti ragazzi che hanno così iniziato a leggere più spesso e con più voglia. Questo gruppo nasce nel periodo della pandemia; allora, dall’hashtag #BookTok molti più ragazzi dai tredici ai vent’anni entravano in questo insieme.

Nelle più famose librerie, quali “Feltrinelli” e “Mondadori” c’è uno scaffale interamente dedicato ai libri più famosi sul “BookTok” e ciò può far capire quanto siamo cresciuti. Grazie a questo gruppo, ho scoperto un grande amore per i libri gialli e i thriller che sono il mio genere preferito, insieme ai romanzi rosa.

Un grandissimo scrittore, che stimo molto, è Joël Dicker, ha trentasette anni e prima di pubblicare il suo primo libro era un neolaureato in Giurisprudenza. Anche se ho letto solo due dei suoi sei libri penso che possieda uno stile di scrittura molto scorrevole, coinvolgente e misterioso. Il romanzo che l’ha reso più celebre è “La verità sul caso Harry Quebert", che è anche il mio libro preferito. Non vedo l’ora di leggere “Il caso Alaska Sanders”, uscito nel 2022, l’ultimo della serie Marcus Goldman composta da “La verità sul caso Harry Quebert” e “Il libro dei Baltimore” (che ho letto e sono letteralmente due capolavori).

Una scrittrice a cui mi ispiro è Erin Doom, una ragazza che vive nel mistero: non si è mai mostrata, non sappiamo il suo vero nome, ha sempre voluto separare l’ambito creativo dalla vita privata. All'università ha studiato giurisprudenza e prima di frequentare il liceo, scriveva “delle favolette” che nessuno leggeva. Attirò migliaia di utenti con la sua storia pubblicata attraverso Wattpad, ed ebbe molto successo. Allora decise di scrivere un libro, “Il Fabbricante di Lacrime”, che divenne il libro più letto del 2022. I suoi libri sono così incantevoli, così tanto coinvolgenti. È davvero emozionante pensarla al primo posto nelle classifiche, vedendo da dove è partita.

Per quanto sia difficile, io voglio provarci; diventare scrittrice è il primo obiettivo nella mia lista di ambizioni. Sono consapevole che ogni percorso di studio sia complesso, non devo sottovalutare nulla di quello che mi ritroverò davanti. Sono altrettanto consapevole che sicuramente incontrerò difficoltà. Ho imparato a rialzarmi da sola dopo le grandi cadute e a voltare pagina, ho imparato a credere in me stessa nonostante le tantissime delusioni che spesso mi hanno reso fragile e insicura. Voglio che le persone riescano a rifugiarsi nei miei scritti e che riescano a commuoversi con le mie opere. Desidero che, leggendo, percepiscano emozioni magiche. Voglio che un frammento del loro cuore rimanga ad abitare fra quelle mie brevi righe. Sì, questo è il mio più grande sogno e la chiave per realizzarlo è non avere paura di fallire. L’essenza della vita è il tempo e non voglio sprecarlo dietro al timore.

 

Silvia Makishti

libro aperto
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