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SEMI DI SPERANZA

 

 

 

 

 

 

 

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Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcunaalcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d’errore, di fronte a una personalità indimenticabile.” 

 

Questa frase di Jean Giono, citata nel libro “L'uomo che piantava gli alberi” ci ha colpiti moltissimo. Ogni uomo dentro di sé ha un richiamo verso qualcosa che lo fa sentire a proprio agio con se stesso e con gli altri. 

Questo libro, ambientato nel 1913, quindi l’anno prima dello scoppio della Grande Guerra, racconta di un uomo che, quando aveva vent’anni, si è messo in viaggio verso un’antica regione delle Alpi. Era un luogo deserto, abitato solo da villaggi abbandonati. Ad un certo punto in lontananza l’uomo vede un pastore con tante pecore e un cane. Si dirige verso di lui per chiedergli dell’acqua, vista l’arsura e la sete che lo stanno divorando, e il pastore, senza dire una parola, lo porta a casa sua. Si tratta di una modesta abitazione costruita in pietra, molto ordinata. Qui l’uomo vive solo. In totale silenzio, un silenzio così profondo da risultare capace di comunicare tanti pensieri ed emozioni. Il pastore inizia a scegliere con cura tra un mucchio di ghiande. Prende le più belle e lentamente le bagna. L’uomo non capisce cosa stia accadendo e il pensiero di quel mistero lo accompagna anche la notte seguente, che trascorre a casa del pastore. Il giorno dopo il pastore esce di casa e l’uomo lo segue di nascosto fino ad arrivare in un campo in cui lui lavora. Qui, il pastore si rivela. Si chiama  Elzéard Bouffier ed ha cinquantacinque anni. Sua moglie e suo figlio sono morti. Da tre anni pianta querce in quel campo sconosciuto, che non gli appartiene realmente. Gli alberi rappresentano la rinascita. Per questo la sua azione è insieme silenziosa ed eroica. Lui, con questo gesto ostinato, vuole ricominciare, dare di nuovo senso alla propria vita. Nonostante non sia un uomo istruito, il pastore ha una sua sapienza, basata sui valori che sente dentro; ed è un uomo sereno, generoso, saggio, paziente, previdente, resiliente. Spesso nella storia viene sottolineato il fatto che non fumi. Non è scontato essere attenti alla propria salute e avere rispetto della propria persona. Lui ha una dignità, quindi una propria libertà. Per aiutare agli altri, sembra suggerirci il libro, bisogna partire da sé stessi. Capire i propri limiti, i propri pregi. Nel 1915 l’Italia entra nella Prima Guerra Mondiale. L’uomo andrà a combattere, invece Bouffier ignora la guerra. Com’è possibile? Entrambi sopravvivono. Le querce diventeranno milioni, grazie a un solo uomo, ad un’anima. Con il tempo, la costanza, l’impegno e la cura è riuscito a fare qualcosa di molto grande. Lontano dal luogo della narrazione si trova un villaggio di famiglie egoiste, rancorose, rabbiose. Un contrasto evidente tra vita e morte. Che strada vogliamo percorrere? Il pastore alla fine segue il suo centro, la sua essenza. Il sacrificio di uno per il bene comune. Questa cosa ci fa molto riflettere: chi oggi farebbe una cosa del genere? Pensiamo al pastore, lui è consapevole che forse quegli alberi, che pianta con tanta cura e dedizione non saranno del tutto cresciuti quando lui sarà vecchio. Perché lo fa, allora, se non avrà nulla in cambio? Nessuno gli ha chiesto di farlo, ma è il richiamo di cui vi abbiamo accennato qualcosa all’inizio: il suo è l’altruismo verso il prossimo. Si è preso questa responsabilità da solo, ma ci credeva davvero e lo ha dimostrato.

Non ha mai smesso, ma le popolazioni attribuiscono la trasformazione degli alberi a fattori naturali. 

Nel 1935 una delegazione governativa visita la foresta, che va sotto protezione dello Stato. 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il paesaggio cambia di nuovo, e da disabitato diventa nuovamente spopolato e nuove fattorie e coltivazioni hanno il loro spazio. Tutta questa felicità e benessere lo devono ad Elzéard Bouffier. Un’anima unica, solidale, che ha rivelato di avere delle qualità eccezionali, che ha dedicato tutta la vita a degli alberi. Una personalità indimenticabile.

Nella vita si compiono delle scelte che decretano ciò che siamo.

 

Silvia Makishti

Eliza Indries

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