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UN FUTURO CON LE PINZE

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Il mio sogno è quello di diventare un chirurgo. Ho sempre ritenuto questa professione interessante, ma anche molto faticosa e stressante. È fondamentale conoscere il nostro corpo al meglio, così da poter vivere la miglior vita possibile. Il solo pensiero di poter salvare un essere umano mi fa stare bene e in pace con me stesso, sapendo che quella persona e chi a lui caro mi saranno riconoscenti. Sono estremamente consapevole di quanto la professione del chirurgo sia enormemente impegnativa, in particolare nello studio che dura molti anni, anzi, non finisce mai. So che per cercare di raggiungere questo obiettivo, sono necessari anni di studi universitari, ma per me l’impegno sarà notevole già dal prossimo anno. So che questa mia scelta richiederà sacrificio e tenacia, non dovrò mai essere impaurito pensando di non potercela fare, perché è solo credendo veramente in me stesso che potrò raggiungere il mio sogno. Oltre a tutto ciò, non devo farmi condizionare da quello che vogliono gli altri, ma devo seguire cosa voglio io veramente per me.

Il percorso per diventare un chirurgo inizia dai cinque anni nelle scuole superiori e poi dagli studi universitari presso la facoltà di medicina per altri sei anni, se tutto va bene. Saranno sicuramente pesanti, sia per la difficoltà di accedere al corso che per la sua lunga durata.

Il percorso formativo prevede studi teorici ed esercitazioni pratiche che permetteranno di acquisire le necessarie competenze tecnico-scientifiche: si impareranno a conoscere e ad utilizzare gli strumenti del mestiere nel dettaglio.

Oggi, sempre più, nelle università sono programmati corsi completamente in lingua inglese che permettono allo studente di studiare su testi stranieri, di confrontarsi con colleghi di altre nazionalità e di potersi spostare all’estero per lavoro.

Un buon chirurgo deve anche essere una persona calma, che non si lascia intimidire o spaventare neppure dalle situazioni o dalle operazioni più complicate.

Può essere un lavoro stressante, per questo si deve cercare di mantenere pacatezza e sensibilità per riuscire ad empatizzare con i pazienti.

È importante, se non fondamentale, che il chirurgo sappia relazionarsi correttamente con i pazienti per farli sentire il più possibile a proprio agio prima e dopo un intervento chirurgico. Tutti i medici vivono ogni giorno a stretto contatto con le persone e pur essendo altamente qualificati, senza l’empatia, colui che è affetto da qualunque malattia si sentirà a disagio nel farsi sottoporre ad un intervento o ad una visita.

Nel corso degli studi, sono previsti anche tirocini di solito trimestrali sia nell’ambito della chirurgia che in quello della medicina generale e territoriale. Al termine dei sei anni ne seguono altri tre di specializzazione, solo allora sarà possibile iniziare a lavorare presso ambulatori, studi privati ed ospedali.

Un bravo chirurgo ha grandi possibilità di avere una carriera brillante e questo è l’obiettivo che mi sono prefissato di raggiungere. Sono però consapevole che dovrò dedicare molto tempo e molto impegno agli studi, che dovrò affrontare molte rinunce e che la laurea non sarà un punto di arrivo, ma un punto di partenza per una vita ancora più impegnativa. Nell’ambito medico ci sono molte opportunità anche dato lo scarso numero di medici, circa 88 ogni 100000 persone, in Italia. Infatti prima di poter essere operati si è spesso costretti ad affrontare mesi ed a volte anni di lista d’attesa. 

Da sempre l’essere umano ha cercato di salvaguardare la propria salute per sopravvivere, ciò significa che, di fatto, medicina e chirurgia sono sempre esistite, ovviamente in maniera molto diversa da come le conosciamo oggi.

Nell'antichità, la medicina non era legata alla scienza ma esclusivamente alla religione, infatti si credeva che la malattia fosse una punizione inviata dagli dei. Oggi, invece, tutti sappiamo bene che la chirurgia e la medicina sono strumenti fondamentali e importantissimi per prevenire e curare. Sono stati ritrovati crani che risalgono al 6500 a.C., con segni di trapanazione: una delle prime tecniche ad essere state sviluppate consisteva, infatti, nel forare la calotta cranica per diminuire il dolore dovuto alla compressione, molto probabilmente dopo un trauma. A quei tempi non esistevano anestesie o antidolorifici e quelle pratiche, pur essendo dolorosissime e cruente, spesso erano in grado di salvare la vita a diverse persone che riuscivano così a sopravvivere. Si curavano così l’emicrania, una forma di mal di testa che comporta un forte dolore di tipo pulsante in una determinata zona del cranio o l’epilessia, ovvero un disturbo neurologico molto comune causato da scariche elettriche al livello della corteccia cerebrale (questa tecnica fu usata fino al periodo del Rinascimento). Gli uomini abituati a ferite quotidiane avevano ideato tecniche di sutura, cauterizzazione e amputazione; già nel 4000 a.C. i sumeri avevano creato bisturi e trapani in ossidiana e bronzo.

Il primo vero trattato di chirurgia sembra risalire agli antichi egizi, circa nel 2700 a.C. Si sono trovate tracce di operazioni chirurgiche quali la circoncisione e la rimozione della cataratta, disturbo visivo nel quale si perde la trasparenza visiva e ciò causa un’opacizzazione del cristallino, la lente visiva dell’occhio. La grande svolta arrivò però nell’antica Grecia con la nascita nel 460 a.C. di Ippocrate. Ancora oggi i neo-laureati in medicina e chirurgia recitano il suo giuramento: “La chirurgia tratta il paziente, il chirurgo, gli aiutanti e gli strumenti; il tipo di orientamento della luce; la collocazione idonea del paziente e degli strumenti; l’ora, la metodica ed il luogo. Il chirurgo deve posizionarsi in un luogo ben illuminato e confortevole, sia per lui che per il paziente. Le unghie devono essere tagliate corte. Il chirurgo deve imparare a utilizzare le sue dita mediante una pratica continua, essendo di particolare importanza l’indice ed il pollice. Devono muoversi bene, con eleganza, in modo rapido, con agilità, accuratezza ed a comando”. Anche Ippocrate sosteneva che l’ambiente in cui si lavora e la confidenza con il paziente, oltre ad altri particolari comportamenti, che però spesso fanno la differenza, siano fondamentali per mettere a proprio agio il malato; il chirurgo deve essere elegante, veloce, agile e preciso. Successivamente, arrivò la grande civiltà romana e così i medici cominciarono ad avere già ruoli abbastanza definiti; esistevano infatti chirurghi, dentisti e oculisti. I chirurghi, in particolare, si recavano anche sui campi di battaglia per curare le ferite dei soldati. Gli interventi più comuni erano il trattamento del labbro leporino, una delle prime forme di operazione chirurgica estetica, l’eliminazione di polipi e il taglio cesareo (che però veniva eseguito solo se la donna che stava per partorire era già deceduta oppure in fin di vita; oggi, invece, viene praticato in situazioni particolari che riguardano soprattutto il bambino che deve nascere). Col passare del tempo, la medicina e di fatto la chirurgia si sono evolute e specializzate sempre di più, passando dagli interventi chirurgici fino ad estendersi a iniezioni, incisioni e fasciature.

L’impiego attuale e sempre più intensivo di macchinari robotizzati quali ausili nelle sale operatorie ha come conseguenza che i chirurghi di ogni livello stanno diventando sempre più specializzati nell’utilizzo dei computer e nel manovrare bracci artificiali per effettuare interventi sempre meno invasivi.

Esistono in molti ospedali apparecchi robotizzati che possono essere controllati da remoto sfruttando la velocità di trasmissione dei dati sulle reti internet e sono convinto che un giorno non molto lontano saranno solo le macchine a svolgere gran parte degli interventi di chirurgia. Proprio per questo, per uno studente o per un professionista, è necessario riuscire a stare al passo con le nuove tecnologie, allargare il proprio raggio di veduta e saper cogliere le occasioni sfruttandole nel miglior modo possibile.

A mio parere, l’utilizzo delle macchine nell’ambito della chirurgia creerà nuove opportunità per lavoratori specialisti chirurghi di avanguardia e forniranno interventi sempre più precisi anche se in questo modo si andrà incontro ad una diminuzione della qualità nelle relazioni con i pazienti che sentiranno un calo della loro tranquillità e della fiducia che invece avrebbero verso un essere umano.

Tommaso Lafelli

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