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CARA KITTY...

 “Eccomi al punto da cui ha preso origine quest’idea del diario: io non ho un’amica. (...) Con nessuno dei miei conoscenti posso far altro che chiacchierare, né parlar d’altro che dei piccoli fatti quotidiani. Non c’è modo di diventare più intimi, ecco il punto.” 

Uno stralcio delle prime pagine del diario di Anne Frank, scritto perché lei riuscisse a trovare un vero amico, con cui non solo condividere passioni ed interessi, ma con cui potersi confrontare sinceramente, stringendo un legame più intimo e profondo rispetto alle decine di superficiali “conoscenze”. Pensieri notevolmente sviluppati e maturi per una “scolaretta di tredici anni” (come lei stessa si definisce); è quasi difficile credere che una ragazzina sia capace di giungere a conclusioni talmente complesse e che richiedono una grande conoscenza di se stessi e, in questo caso, del concetto di amicizia, che nell’età dell’adolescenza è una delle tematiche più delicate e fragili.

Quindi, chi è un vero amico? E che cosa significa averne uno?

Un vero amico è disposto non solo ad ascoltare, ma ad accogliere e custodire le parole ed i pensieri confidati. Anne cerca questo: qualcuno con cui condividere e coltivare un amore platonico (privo della dimensione passionale), qualcuno con cui instaurare un rapporto profondo e sincero. Anne non troverà mai quel qualcuno. Si serve del diario per creare un individuo immaginario capace di ascoltarla, imprimendo con l’inchiostro ogni sua parola sulla carta. “Mi piace scrivere e soprattutto aprire il mio cuore su ogni sorta di cose, a fondo e completamente. (...) Perciò questo diario. Allo scopo di dar maggior rilievo nella mia fantasia all’idea di un’amica lungamente attesa, non mi limiterò a scrivere i fatti nel diario, come farebbe chiunque altro, ma farò del diario l’amica, e l’amica si chiamerà Kitty”. 

 

Caterina Canevari

Anna Frank pensa che, per una come lei, scrivere un diario sia curioso. Crede che nessuno in futuro possa ritenere interessanti gli sfoghi di una tredicenne. Comincia comunque a scrivere per affrontare un suo problema: non ha un’amica. Conosce tante persone, ha una famiglia che la ama ma non ha un rapporto di confidenza con nessuno. Non riesce a colmare questo vuoto. Quindi fa del suo diario un’amica, che si chiamerà Kitty. Anne è consapevole che da grande rileggerà il suo diario, quando tutto sarà finito. È molto ottimista. Il suo diario diventa l’unico amico con il quale sfoga tutte le sue paure e frustrazioni perché non riesce ad aprirsi con i suoi familiari e conoscenti. Si sente sola a tal punto da inventarsi un’amica immaginaria. La carta è più paziente degli uomini, ma è veramente meglio sfogarsi con una persona inventata piuttosto di un’amica vera? Una persona reale può darti consigli, parlarti e interagire con te. Anne da un timbro troppo positivo all’idea di parlare con un’amica non esistente. Il rapporto umano ti può dare una sicurezza che lei non ha mai percepito nella sua vita. Questa può essere una delle ragioni per le quali lei non riesce ad oltrepassare quel limite che la potrebbe portare a confidarsi liberamente con la sua famiglia.

Rachele Baboni

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