top of page

CARA DOTTORESSA

20230303_112035.jpg

Siamo abituati ad essere noi ad aprirci a lei, per ricevere consigli e suggerimenti. Ma questa volta è stato il contrario. La dottoressa Simona Guaresi, preziosa psicoterapeuta che nel nostro istituto si occupa dello sportello di ascolto, ci ha concesso un po' del suo tempo. E noi non abbiamo fatto mancare le nostre domande. 

 

Micheloni

Quanto ha influito nella persona che è oggi la scuola che ha frequentato e il lavoro che fa?

 

Se mi chiedono chi sono, la prima cosa che mi viene da rispondere è che sono un medico. Il lavoro diventa qualcosa che si è, e non solo qualcosa che si fa. Capire chi siamo ci spinge a scegliere cosa vogliamo diventare. Cosa mi piace, in quali talenti ed inclinazioni mi identifico di più deve corrispondere al lavoro che svolgo. Faccio quel che sono. La scuola che ho scelto, il liceo scientifico, è stata una scelta in preparazione ad una visione della vita che già avevo. Poi, all’Università, ho frequentato la facoltà di Medicina.

 

Canevari

Che emozioni ha provocato in Lei la sua prima esperienza da psicologa?

In realtà sono psicoterapeuta. Provengo da medicina, quindi ho svolto la specializzazione in psicoterapia. La scuola di specializzazione mi ha aiutato molto a superare le inevitabili ansie del debutto. Mi ha insegnato a fare psicoterapia in primis su te stessa. Il primo giorno è stato un’attività di prevenzione all’abuso di sostanze, in una scuola superiore di Mantova. Ero molto emozionata.

 

Micheloni

Cosa ne pensa del fatto che la scuola fornisca uno spazio in cui noi ragazzi siamo liberi di parlare con un professionista?

È l’attività attraverso la quale riesco ad avere un rapporto privilegiato con i ragazzi. Per loro, a mio avviso, essa diventa un’opportunità molto preziosa per aiutare a comprendere come un problema, un dubbio personale, possano essere risolti e superati grazie ad un confronto. È importante abbattere un pregiudizio, una resistenza ancora presente. Deve diventare come andare dal medico. Nei paesi è ancora molto forte, nelle città è uno status symbol.

 

Ravagna

Giusto appunto. Che cosa ne pensa dei pregiudizi nei confronti del lavoro dello psicoterapeuta?

Penso che il mio lavoro sia misconosciuto. Fa paura l’dea di mettersi a nudo. Il malessere psicologico, l’ansia, la difficoltà sono ombre che si ha paura ad affrontare. Molti pensano di dover risolvere da soli le difficoltà, per cui dallo psicoterapeuta si arriva quando si è allo stremo. Con una condizione di frustrazione e di fallimento interiori spesso altissimi.

 

Fanetti

È difficile tenere dentro i problemi dei suoi pazienti?

Bella domanda. Dopo il lavoro, devo avere almeno mezz’ora di decompressione. La formazione di uno psicoterapeuta addestra anche a gestire queste ondate emotive, si impara ad essere completamente con il paziente. È un lavoro che richiede forza e grande stabilità. Col paziente occorre stabilire una distanza partecipe ma utile. E poi, una volta conclusa la giornata, occorre tornare in sé stessi, nel proprio spazio protetto.

 

 

Bettoni

Rispetto alla serenità mentale di uno studente, secondo Lei quanto influisce direttamente la scuola, nel bene e nel male?

Io penso che, come dicevano i latini, si debba imparare non per la scuola ma per la vita. Lo studio, il sacrificio, le scelte, la gestione dell’ansia, vanno affrontati in proporzione all’età per vivere da adulti con maggiore sicurezza e serenità. Quindi la scuola deve essere una palestra in tutti i sensi. Ben vengano anche le prove perché ci mettono di fronte a noi e alla nostra parte più bisognosa di crescere e di svilupparsi. Serve, certamente, il sostegno degli adulti, e servono le modalità giuste. Ma è fondamentale mettersi in cammino. L’idea di sacrificio, di dedizione, servono a costruire un’ide adi benessere. Non possiamo improvvisarci imparati. Servono scelte e consapevolezza.

 

Micheloni

Quali sono i punti di debolezza e di forza delle nuove generazioni?

​

I punti di forza sono la vita, la linfa della giovinezza. Spesso il gruppo crea molte maschere, anche negative, ma nel singolo ci sono bellezze meravigliose. Le fragilità che io riscontro sono nella confusione sociale data soprattutto dai social. È come se foste dei nuotatori pieni di energia, ma in un mare in tempesta ancora non molto esperti per utilizzare le bussole e le mappe. Quindi, se il mare è troppo pericoloso, si rischia di naufragare. Purtroppo, anche nella nostra società si vedono tante derive, e spesso il messaggio veicolato da internet è tremendo. Volgarità, minacce, tantissima violenza. La mente è come il corpo, non possiamo intossicarla di spazzatura. Noi non ne abbiamo rispetto. Occorre fare pulizia, riservare spazio al bello, alla speranza. Di inquinamento mentale non parla nessuno, ma è il primo problema. Se le nuove generazioni impareranno a convertire questa tossicità in risorsa, in un uso intelligente di questi mezzi, sarà fantastico.

 

 

Bettoni

Lei si è mai trovata in una situazione nella quale non sapeva veramente quale fosse il suo centro?

Sì. (breve attesa). Oggi ne posso parlare con serenità. Mi stavo laureando in medicina. Ho avvertito lo smarrimento di me, lui è morto per un errore del chirurgo, era un’operazione banale. Il chirurgo mi ha detto che io che ero collega dovevo poter capire l’errore umano. Io da un lato capivo, dall’altro era andato in frantumi il mondo, il mio mondo. Ci ho impiegato un paio d’anni per uscire da questa situazione. E una volta uscita, ho deciso di fare la psicoterapeuta.

 

Fazzi, per conto di Affini

Perché ha deciso di fare questo lavoro?

Tanto tempo fa, avevo trovato una rondine con un’ala rotta. Io cercavo tutti i modi di curarla. Il sentimento di compassione che avevo avuto verso un animale morente. Mi spiaceva vedere la sofferenza di quell’animale. Il medico si prende cura degli altri. Mi fa sentire bene l’idea di fare qualcosa per alleviare la sofferenza.

 

 

Baboni

Che sensazioni prova quando vede un paziente, finalmente sereno, uscire dalla stanza per l'ultima volta, dopo aver combattuto insieme a lui per molto tempo?

Ieri sera, alle 19 avevo il mio ultimo appuntamento. Mi sono trovata di fronte ad una coppia con un bambino di 3 anni e un passeggino di un neonato. Li avevo seguiti come coppia in crisi in quanto non riuscivano ad avere figli. Mi hanno sorriso. L’ultima seduta con loro aveva come compito una riflessione di coppia. Il mio lavoro ha che fare con la nascita, non sempre biologica ma sicuramente motivazionale. Oppure, a volte, il successo della terapia è quello di accettare ciò che non può essere cambiato. Accettare l’inaccettabile è un’altra prova.

 

Nasr Allah

Pensa che la psicologia sia una scienza più complessa delle altre, poiché interagisce con la nostra mente?

Mi sono appassionata del funzionamento del cervello, ed è come se si fossero in me unite diverse strade: la passione per la letteratura, la filosofia, la scienza, l’astronomia. Lo studio per la mente, per il cervello e le cellule nervose. Poi, avvicinandomi alla psicologia ho trovato tutto in un unico aspetto. È la cosa più complessa in assoluto, il mistero e il fascino più grande. Vista da un botanico, una rosa è qualcosa che ha a che fare con la scienza, il profumiere la vede da un altro punto di vista, il pittore dal proprio.

 

Riva

Quali sono i metodi per controllare la rabbia?

È un istinto naturale, una pulsione vitale, senza di essa noi non potremmo reagire ai pericoli. L’educazione, la formazione, la consapevolezza, devono insegnare a gestirla. Brevemente, pensandola come ad un fiume, la rabbia deve trovare una diga. E la centrale idroelettrica convoglia la pulsione della rabbia e la trasforma in energia. Serve esercizio, costruzione, attrezzi da lavoro per trasformare il negativo in utile. Il pericoloso in vitale.

​

Indries

Le maschere sono sempre sbagliate?

Ci sono maschere e maschere. Una mia docente di psicanalisi diceva che non possiamo andare in giro nudi. Occorre in diversi casi dotarsi di qualche protezione. La maschera però ci deve assomigliare. Certe debolezze, certe asprezze devono essere solo nostre. Una certa capacità di tenere per noi aspetti importanti è vitale. Solo il bambino è sé stesso anche pericolosamente. Noi, da adulti, dobbiamo saper gestire i nostri spigoli. Nei rapporti intimi, la maschera si può e si deve assottigliare al minimo.

​

Grazie, carissima dottoressa! Da tutti noi!

​

"Inserisci una citazione da mostrare, ad esempio il messaggio del fondatore o qualcosa che rappresenti il carattere del brand. Clicca per personalizzare questo spazio."

"Inserisci una citazione da mostrare, ad esempio il messaggio del fondatore o qualcosa che rappresenti il carattere del brand. Clicca per personalizzare questo spazio."

bottom of page