IN ASCOLTO DEL CORPO
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“Quando dico lavoro” penso sempre che si tratti di un traguardo molto lontano perché in effetti ho solo tredici anni e faccio fatica a immaginarmi mentre sto lavorando. A gennaio mi sono iscritto al Liceo scientifico G. Aselli di Cremona. Questa scelta non mi disorienta più di tanto perché sono abbastanza sicuro del percorso di studi che vorrei intraprendere. Sono stato aiutato e consigliato soprattutto dai miei fratelli e da mio cugino che già hanno studiato presso questo Istituto. Penso infatti che il Liceo scientifico sia un buon punto di partenza per una preparazione solida e versatile. Grazie a questa formazione spero di riuscire ad essere ammesso al Corso di Laurea in Fisioterapia (Facoltà di Scienze della Salute) e di intraprendere quindi la professione di fisioterapista.
La fisioterapia è una pratica il cui scopo è riabilitare, cioè recuperare le capacità di una persona perse in seguito ad un trauma (e si parla di fisioterapia ortopedica), oppure riacquistare la mobilità a causa di una malattia neurologica. Già Ippocrate, medico greco, intorno al 480 a.C., aveva compreso i benefici fisici legati alle tecniche manuali di riabilitazione.
La nascita della fisioterapia, così come la intendiamo oggi, risale agli inizi dell'Ottocento, quando venne introdotta la ginnastica guidata da esperti nel trattamento delle patologie ortopediche e chirurgiche. Nei primi decenni del Novecento la figura del fisioterapista si diffuse in molti paesi europei, principalmente in ambito ospedaliero. Solo dagli anni Cinquanta l’attività del fisioterapista entrò anche nelle strutture geriatriche e nei centri di riabilitazione. Negli anni Ottanta lo sviluppo tecnologico ha consentito la nascita di terapie strumentali che sfruttano le energie fisiche (onde elettromagnetiche di vario tipo ed elettricità) che, abbinate alle tecniche manuali, permettono di ottenere ottimi effetti terapeutici.
In Italia, il fisioterapista (la cui figura è stata legalmente riconosciuta nel 1994) è definito come professionista sanitario che ha ottenuto la laurea triennale in fisioterapia.
Gli impieghi di questa professione sono molteplici: è richiesta negli ospedali, nelle strutture geriatriche, nelle residenze per disabili. È anche riconosciuta la libera professione.
Il percorso di studi per il conseguimento del titolo, mi ha sempre incuriosito, data la grande attenzione che è necessario sempre avere nei confronti dei pazienti, per questo penso che sia sempre di soddisfazione ed emozionante.
A Romprezzagno, nel mio paese, ho potuto intervistare una signora che ha esercitato la professione di fisioterapista fino a poco tempo fa. È stata contentissima di incontrarmi e di rispondere alle mie domande e così ho potuto conoscere aspetti di questa professione che prima ignoravo. Mi ha informato sull’impegno che richiede il percorso di studi; mi ha anche insegnato che la predisposizione al lavoro dipenderà dalla sensibilità e dal modo di approcciarsi ai pazienti, che varia da persona a persona. Ho saputo che esistono fisioterapisti che si occupano prevalentemente di pazienti “ortopedici” e altri che sono preposti al recupero di persone con deficit neurologici di varia natura. Questi ultimi sono i più difficili da approcciare, in quanto possono aver avuto un problema a causa del quale non riescono a comunicare verbalmente quello che sentono oppure non sono in grado di capire cosa si chiede loro e sono quindi passivi e non collaborativi. Nel suo modo di raccontare c’era tutto l’amore e la dedizione per questo lavoro scoperto per caso, quando aveva già una famiglia con due figlie ormai adolescenti. Il suo stimolo continuo era il poter "ricostruire la vita ed il quotidiano di una persona, che era andato perduto a causa di una malattia o di un incidente”, queste le sue parole. Mi ha detto che con alcuni pazienti si può interagire solo con sguardi e gesti, dato che la malattia o la loro condizione non li rende collaborativi. Ed è questa la sfida, ma anche la più grande soddisfazione sia professionale che personale: aiutare gli altri.
A Bozzolo, presso il Presidio Riabilitativo Multifunzionale, è presente una equipe che offre una riabilitazione specialistica a livello nazionale, pensata espressamente per la CMT (Charcot-Marie-Tooth) una malattia nella quale i muscoli della parte inferiore del corpo si indeboliscono e si riducono. È una malattia neurologica degenerativa e chi ne soffre può trovare, presso questo ospedale, personale preparato e strumentazione all’avanguardia, per tenere sotto controllo questa grave patologia.
I fisioterapisti, oggi, sono supportati da molte tecnologie e da specifiche analisi strumentali, che fino a poco tempo fa non esistevano. Infatti, per essere sempre all’avanguardia nelle cure, viene richiesto di frequentare specifici corsi di aggiornamento e di tenersi sempre aggiornati sulle “nuove” scoperte che la robotica e l’intelligenza artificiale mettono a disposizione della medicina.
In una recente intervista è stato chiesto ad un fisioterapista quale sia il futuro di questo lavoro e quali traguardi si potranno raggiungere grazie alla tecnologia. Questa è la sua risposta: “Pensando a ciò che era possibile fare solo trent’anni fa e ciò che ci prospetta il futuro, la prima innovazione che mi viene in mente è la stimolazione cellulare per riparare tessuti grazie all’utilizzo di apparecchiature all’avanguardia. C’è uno studio condotto da ricercatori del Michigan che hanno messo a punto un sistema che si serve di nanoparticelle per ricostruire parti di tessuto osseo danneggiato prelevate dai pazienti. In definitiva le nanoparticelle inglobano molecole prelevate dal paziente stesso cosicché il materiale genetico ordini alle cellule limitrofe di produrre materiale per riparare il danno. Se ora è possibile per il tessuto osseo, più avanti potrà attuarsi anche per tendini, cartilagini e legamenti.”
Fantastico! Il futuro entra in noi, nel vero senso della parola!
Dando uno sguardo ai recenti dati ISTAT, il 70% di chi ha problemi motori, si rivolge al fisioterapista. Di queste persone, la maggior parte sono ultrasessantacinquenni, hanno un titolo di studio elevato ed in proporzione, sono in maggioranza di sesso femminile.
Da un’indagine di Almalaurea, il tasso di occupazione alla fine del percorso universitario è dell’82% e dopo un anno dalla laurea triennale, 8 laureati su 10 hanno un lavoro ottenuto dopo meno di tre mesi dal conseguimento del titolo di studio.
A parte tutte le percentuali e le statistiche, il mio sogno sarebbe di diventare un fisioterapista perché vorrei alleviare il dolore fisico, ma nello stesso tempo, entrare in empatia con i pazienti; infatti penso che solo mettendoci il cuore, si riesce a svolgere al meglio questa professione.
Secondo me tutti i lavori in cui si viene a contatto, anche fisico, con le persone, necessitano di grande umanità e di senso di responsabilità perché avere nelle mani la vita degli altri non è cosa di poco conto.
Leonardo Cappelli