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NELLA CITTÀ DI ARROCCO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tanto tempo fa, il Re Bianco e il Re Nero si incontrarono in una grande piazza che aveva le piastrelle bianche e nere: si trovava vicino a Via Scacco Matto, nella città di Arrocco. Si misero a litigare : “Mi hai rubato i cavalli !” accusò il Re Nero. “Li hai persi tu, io non ho rubato nulla”, lo incalzò il Re Bianco. Arrivò la Regina Nera la quale, come tutte le Regine, era molto forte. “ Propongo una guerra: chi la vincerà potrà tenere i cavalli dell’avversario”. Gli eserciti iniziarono a combattere: i pedoni si muovevano, all’inizio, di due passi, poi vennero feriti e cominciarono a fare un passo più breve. Dopo poco tempo, il Re Bianco era in vantaggio, così il Re Nero decise di imbrogliare e di mandare un alfiere a distruggere le difese dell’avversario. Elegante, l’alfiere Nero partì velocemente, catturò tutti i soldati-pedoni avversari e portò con sé la bandiera dell’esercito. Gli anni passarono e il Re Nero continuava ad essere il Signore della Valle, avendo imprigionato il Re Bianco nella Torre del castello. La Regina Bianca non si dava pace: sapeva di essere forte, veloce ed elegante. Non saltava come un cavallo, ma sapeva che, se ci fosse stata un’altra guerra, avrebbe potuto liberare il Re Bianco.

DUE RE IN COMPETIZIONE

C'era una volta un re che abitava in un castello bianco sovrastante una pianura, di forma quadrata, che aveva una caratteristica molto particolare. Crescevano in essa due specie di erbe: una di colore chiaro e l'altra di colore scuro, ma la cosa curiosa era che erbe scure e chiare si alternavano formando quadrati regolari. I quadrati d'erba erano 8 per ogni lato della pianura quadrata: in totale dunque c'erano 32 quadrati d'erba scura e 32 quadrati d'erba chiara. Dall'alto, la pianura assumeva l'aspetto che corrispondeva al nome con cui essa era nota: la piana della scacchiera, o più brevemente la scacchiera. Il re del castello bianco si chiamava Scacco ed era convinto di essere l'unico padrone della pittoresca pianura. Al mattino quando si alzava e dalla finestra della sua camera guardava giù nella valle lo si sentiva cantare: ..che bello.. addormentarsi la sera e risvegliarsi al mattino re della scacchiera! Un giorno volle visitare il suo regno insieme ai suoi premurosi assistenti. C'era sua moglie, la regina, che i sudditi chiamavano la Donna (era l'unica donna che abitava nel castello, ed era forte, svelta, coraggiosa: tutti l'ammiravano e la rispettavano); c'erano due paggi fedelissimi che il re chiamava i suoi due alfieri; c'erano due cavalli agili, belli e molto intelligenti; c'erano due robustissime guardie del corpo, che tutti soprannominavano le due torri. C'erano, infine, otto soldatini, molto decisi e precisi, capaci perfino di trasformarsi per difendere il loro padrone. Tutti, bonariamente, li chiamavano pedoni. Il re del castello bianco fece indossare ai componenti del piccolo seguito un elegante vestito bianco contro cui rimbalzavano i raggi del sole. Fece abbassare il ponte levatoio ed il gruppetto s'incamminò verso la valle. Nella parte opposta della valle, sovrastante ad essa, c'era un castello nero abitato da un altro re. I due castelli erano molto distanti: chi abitava nell'uno non poteva vedere chi abitava nell'altro. Il re del castello nero si chiamava Scacco ed era convinto di essere l'unico padrone della pittoresca pianura. Al mattino quando si alzava e dalla finestra della sua camera guardava giù nella valle lo si sentiva cantare:.. che bello.. addormentarsi la sera e risvegliarsi al mattino re della scacchiera! Un giorno, volle visitare il suo regno insieme ai suoi premurosi assistenti. C'era sua moglie, la regina, che i sudditi chiamavano la Donna (era l'unica donna che abitava nel castello ed era forte, svelta, coraggiosa e tutti l'ammiravano e la rispettavano); c'erano due paggi fedelissimi che il re chiamava i suoi due alfieri; c'erano due cavalli agili, svelti e molto intelligenti; c'erano due robustissime guardie del corpo, che tutti soprannominavano le due torri. C'erano, infine, otto soldatini, molto decisi e precisi, capaci perfino di trasformarsi per difendere il loro padrone. Tutti, bonariamente, li chiamavano pedoni. Il re del castello nero fece indossare ai componenti del suo piccolo seguito un elegante vestito nero dove i raggi del sole si immergevano. Fece abbassare il ponte levatoio ed il gruppetto s'incamminò verso la valle.

L’incontro

Il fatto singolare è che il giorno in cui il re del castello nero decise di scendere nella valle era lo stesso giorno scelto dal re del castello bianco. Giunti i due piccoli gruppi ai limiti opposti della valle, entrambi intonando il ritornello preferito del loro re: ..che bello... addormentarsi la sera e risvegliarsi al mattino re della scacchiera! rimasero profondamente sorpresi nello scoprire che non erano soli nella valle e che ognuno dei due gruppi pensava di esserne il padrone. I due re decisero, allora, di comune accordo, di dare inizio ad una serie di competizioni, che essi chiamarono partite, per stabilire chi fosse il vero padrone della piana della scacchiera. Le competizioni si sarebbero svolte proprio sull'originale erba della valle. Ogni quadrato d’erba fu contrassegnato da una lettera e da un numero (come nella battaglia navale, gioco che tutti i componenti dei due gruppi conoscevano). Il re poteva spostarsi su una qualsiasi delle caselle libere che li circondava, mentre la svelta regina avrebbe potuto muoversi a piacere lungo colonne, traverse e diagonali. Le torri avrebbero presidiato, con la loro forza, colonne e traverse, mentre gli alfieri si sarebbero occupati delle diagonali, uno di quelle bianche, l’altro di quelle nere. Gli agili cavalli avrebbero sfruttato la loro capacità di salto muovendosi ad L, passando sempre da una casella a quella di colore opposto. I pedoni, che erano più piccoli ma anche più numerosi, avrebbero potuto avanzare di una casella per volta con la possibilità di catturare un avversario in diagonale mentre avanzavano. Poiché qualcuno di essi sembrava non completamente contento del compito loro affidato, si decise che avrebbero potuto fare due passi quando si spostavano dalla casella iniziale, e, vista la loro abilità di trasformarsi, se fossero riusciti ad attraversare tutta la scacchiera avrebbero scelto la trasformazione preferita: potevano diventare cavallo, alfiere, torre o donna e provare l’emozione di essere forti agili e potenti. Si sentivano proprio fieri di essere pedoni!I due re, per stabilire chi dovesse fare la prima mossa gettarono in alto una moneta che aveva una faccia bianca ed una faccia nera. La moneta ricadde sull’erba mostrando la faccia bianca, per cui si decise che fosse la squadra che indossava il vestito bianco ad effettuare la prima mossa. Il vincitore di una partita sarebbe stato il re i cui assistenti fossero riusciti ad imprigionare l'altro re, impedendogli ogni movimento. Chiamarono questa situazione scacco matto. Non riuscirono ad accordarsi, però, su quale fosse il numero di vittorie necessario per dichiarare uno dei due definitivo vincitore. Decisero, allora, che colui che per primo avesse rinunciato ad una nuova competizione, sarebbe stato il vero perdente. Le cose sono andate in un modo che ha coinvolto non solo i primi partecipanti alla competizione, ma anche i loro figli ed i figli dei loro figli ed i figli dei figli dei figli dei loro figli. Le gare continuano ancora oggi e nessuno dei due colori sembra intenzionato a cedere nonostante siano apparsi dei consiglieri potentissimi: i computers.

La prima partita quella prima partita, giocata sull’erba di quella valle, ebbe il seguente svolgimento: 1. Il re dei bianchi fece avanzare il pedone dinanzi a lui di due passi (e4), ed il re nero gli oppose immediatamente il suo (e5).

2. Uno dei cavalli bianchi immediatamente lo attaccò (Cf3), ma il coraggioso pedone nero venne difeso dal cavallo che stava controllando la situazione (Cc6).

3. Uno degli alfieri bianchi, consigliato dal suo re, si preparò per avventarsi sul pedone nero difeso unicamente dal suo re (Ac4). Si fece allora avanti di un passettino il pedone che stava davanti alla donna nera con l'intenzione di sostenere ulteriormente l’ amico che era avanzato per primo (d6).

4. Il secondo cavallo bianco decise di proteggere il suo amico pedone bianco che era nel frattempo rimasto solo (Cc3). L'alfiere nero attaccò il primo cavallo uscito facendogli capire che, nel caso si azzardasse a spostarsi, l'amata donna bianca sarebbe stata catturata (Ag4).

5. Il cavallo però, ricevuto il consenso della regina, catturò il pedone doppiamente difeso (Cxe5). L'alfiere pensò che il cavallo si fosse impaurito ed avesse fatto una grossa sciocchezza e, senza pensarci su due volte catturò la donna bianca, convinto, come tutti i suoi compagni, di aver inferto un colpo decisivo all'avversario (Axd1).

6. I neri purtroppo non avevano capito che la donna bianca si stava sacrificando per consentire agli altri componenti della squadra di catturare il re nero. Infatti l'alfiere bianco catturò il pedone minacciando il re nero che non poteva catturarlo perché difeso dal cavallo (Axf7). Il re nero aggredito cercò di scappare (Re7)

7. Nessuno dei neri però si era accorto che il cavallo bianco, rimasto fermo nelle retrovie lo avrebbe bloccato definitivamente, come in effetti fece (Cd5): scacco matto! Così finì la prima partita, con la vittoria del bianco. Ma il nero non si arrese, volle che gli fosse concessa la rivincita come stabilito e riuscì a vincere.

Le partite continuarono e coinvolsero non solo i primi partecipanti alla competizione, ma anche i loro figli ed i figli dei loro figli ed i figli dei figli dei figli dei loro figli.

Classe terza.

Scuola Primaria.

Rivarolo Mantovano

Scacchi
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