LA GUERRA DENTRO E FUORI
Colui che ha trovato nell’odio della guerra l’amore, colui che ha trovato nel dramma della guerra l’importanza dell’informazione, colui che ha trovato in ogni situazione la possibilità di seguire la sua passione, colui che nonostante la cattiveria della malattia ha vissuto pienamente fino alla fine.Questa potrebbe essere la più breve biografia di Franco di Mare, un uomo, prima che giornalista, che si è sempre espresso in nome della comunicazione negli scenari più complicati e pericolosi.Nacque a Napoli il 28 Luglio del 1955, nell’infanzia scoprirà la passione per il giornalismo.Per questo sceglierà di studiare scienze politiche nella sua città e di iniziare a lavorare presso “L’Unità”.Come specificano i suoi più stretti conoscenti e amici Franco è stata una persona che non ha mai cercato raccomandazioni, anzi, si è sempre costruito tutto da sé. Proprio questa dedizione verso la scrittura e il giornalismo lo porterà ad entrare in RAI nel 1991 come redattore estero; nel 1995 otterrà il ruolo di inviato di guerra nell’America latina, in medio oriente, in Africa e in alcune parti dell’Asia in merito al terrorismo.Un evento unico lo visse in Bosnia, mentre assisteva e documentava in Italia sul conflitto nei Balcani, quando trovò una bimba di pochi mesi (10 per l’esattezza) e se la mise sotto il giubbotto per poi portarla in Italia e adottarla.“Ragazzi, mi sono innamorato, ma è molto piccola” così annunciò agli amici di aver trovato un briciolo di amore nell’odio. Nonostante ciò, la vita del giornalista proseguì con i servizi in Afghanistan ed Iraq, ma le forti esalazioni di amianto in vari luoghi che documentava lo ammalarono di un grave tumore che si riesce ad individuare dopo troppo tempo per essere curato.Il destino volle che si ammalasse, lasciandoli abbastanza spazio per vivere (inconsapevolmente) la fine della sua epoca giornalistica col sorriso e la voglia di continuare. Così viene semplice domandarsi: qual è il costo di seguire la propria passione? Soprattutto, quali sono le conseguenze? Nella storia di Franco, le tristi risposte alla scoperta della malattia, si trovano principalmente nell’organizzazione RAI; infatti nel momento del bisogno in cui chiese lo stato di servizio (cioè l'elenco delle missioni svolte per ottenere il risarcimento previsto dalla legge) tutti i direttori e vertici di maggior importanza degli ultimi 4 anni “scomparvero” lasciando il giornalista solo. Arrivati a questo punto di non ritorno, tra malattia e situazione lavorativa, molti si arrenderebbero, ma Franco no: infatti fino alla fine manifestò il suo dissenso in merito a quella che lui descrive come una violenza umanitaria per l’abbandono da persone che pensava care, fino ad urlare ciò in un’intervista al programma televisivo “Che tempo che fa”, mettendo in chiaro la sua sofferenza ma anche la sua voglia di amare la vita. Un amore quasi contraddittorio per una vita che ti sta lasciando, ma Franco lo provava. D’altronde, pensandoci, non avrebbe adottato una bambina trovata per caso nella guerra dei Balcani. Però, arrivato alla fine, decise che non bastava un discorso per racchiudere la sofferenza verso la RAI, infatti (come fece altre volte) scrisse un libro, “Le parole per dirlo”, un’opera con la quale si intende dare come un “testamento pubblico”.Così, si ritorna a quel fatidico 17 Maggio 2024, in cui a Roma muore il giornalista Franco di Mare… o si potrebbe meglio dire che “il 17 Maggio, muore colui che nella guerra ha trovato l’amore”.
Alessandro Micheloni