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INCRESCENDO IN THE U.S.A.

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Un passato a capo della redazione. Un presente negli Stati Uniti, dove sta concludendo il suo quarto anno di secondaria di II grado.

Martina Bettoni non è solo, indirettamente, colei che ci ha passato il testimone di questo laboratorio di idee. È anche una preziosa fonte di ispirazione da cui trarre esempio e spunto. L’abbiamo incontrata e sommersa di un torrente domande e curiosità a cui lei ha risposto con generosa disponibilità.

 

Caterina.

Raccontaci le tue aspettative iniziali rispetto al tema delle esperienze all’estero. Che giudizio ora senti di dare, anche rispetto all’esperienza che stai ancora svolgendo, in merito a ciò?

Sono partita con un solo obiettivo: non farmi aspettative per i mesi successivi. Dopo tutte le esperienze che ho fatto, ho capito che il miglior modo per viverle a pieno è quello di cogliere l’attimo. Non programmare o immaginare tutto quello che verrà nel futuro, ma godersi il presente. Grazie a questo sono riuscita ad apprezzare a pieno sia le giornate indimenticabili sia quelle in cui mi sono sentita insicura e fuori dal mio posto. Perché, non posso negarlo, in più di 300 giorni lontana da casa, mi è capitato di sentirmi l’anatroccolo nero in mezzo al gruppo.

Ginevra

Quali sono state le maggiori differenze che hai riscontrato (e che stai riscontrando) tra l’Italia e l’America, anche e soprattutto in merito all’ambiente ed al sistema scolastico?

Le differenze tra i due Paesi sono molteplici, alcune conosciute da tutti altre meno scontate, soprattutto in merito all’ambiente scolastico. Uno studente italiano si concentra maggiormente sulla scuola, luogo racchiuso di amicizie e relazioni ma anche di fatica per mantenere un livello sufficiente. Negli USA, la scuola rappresenta solo una piccola frazione della giornata degli studenti. Non per il tempo, perché trascorriamo 7 ore ogni giorno in essa, ma per l’impegno che ci mettono. Hanno altre attività a cui pensare, come sport, club, lavoretti esterni ecc. Un liceo da noi è visto come un luogo di istruzione abbastanza serio; qui è visto più come un obbligo di presenza giornaliero. Detto questo, ammiro la loro dedizione sportiva: ho provato tre sport da quando sono qui, perché ci sono diverse scelte per ogni stagione dell’anno, e la mia routine giornaliera è diventata molto più salutare. Cercherò di mantenerla anche al mio rientro in Italia!

Edoardo

Ti sei sentita una persona più libera di esprimerti, dal momento in cui non conoscevi nessuno?

Assolutamente sì! All’inizio ti sembra di essere rinchiuso in un guscio dal momento che nessuno ti associa a un volto conosciuto. Ma dopo poco, trovi il coraggio di aprirti un po' e nel giro di poco tempo sbocci come un fiore. Non hai più paura di presentarti o di esprimerti e cerchi di far conoscere la vera parte di te. E non è assolutamente un problema di lingua, come molti pensano. Se trovi le persone che veramente ti vogliono bene, sono loro che ti accompagnano durante il percorso e ti aiutano a migliorare le competenze linguistiche. Non potete immaginare quante volte non sapevo come dire una parola! Facevo dei giri di parole che perfino io perdevo il filo del discorso.

Arianna

Hai avuto paura delle nuove persone che avresti incontrato?

No, all’inizio avevo solo paura di me, di quello che non sarei riuscita a fare a causa del mio carattere. Sono sempre stata una ragazza abbastanza timida, che rimaneva tra sé. Ma da quando sono qui ho sempre provato a vedere negli altri qualcosa di speciale, senza mai giudicare, in modo da legarmi con qualcuno. Ed ha funzionato. Ho trovato le mie persone anche dall’altra parte del mondo e, onestamente, nessuno mi fa più paura perché ho scoperto quanta forza ho anche io.

Edoardo

Che requisiti, che caratteristiche occorrono per affrontare questa esperienza? Consiglieresti questa esperienza a qualcuno? Se sì, a quale tipologia di persona?

Questa esperienza non ha destinatari nel senso che tutti possono farla senza problemi. Detto questo, sono dell’opinione che non sia un’avventura semplice. Molti mi hanno detto prima di partire “sicuramente la fai così salti un anno di scuola italiana e ti godi la vita!”. Ecco queste sono le persone che, secondo me, non sono assolutamente preparate. Sapete com’è stato, a volte, sentirmi persa perché la mia vita stava andando avanti senza di me? Sentirmi in colpa perché ho lasciato la mia famiglia ad affrontare tutti i problemi da sola? Sentirmi indietro perché i miei amici affrontavano argomenti complessi di cui io non capivo nulla? Queste persone non danno peso a tutto il resto. Io sì. E infatti io sono quella che ha preso quell’aereo, mentre loro sono al caldo nella loro casa. D’altra parte, consiglierei questa esperienza a tutti coloro che amano scoprire, informarsi e conoscere di più. E, solo per informazione, potete andare in qualsiasi posto del mondo! La mia seconda scelta era l’Argentina!

Rachele

Potresti raccontarci brevemente del tuo percorso come direttrice del giornale e delle sfide che hai affrontato lungo il cammino?

È passato molto tempo da quando ero direttrice, ma mi ricordo che il mio anno era quello “speciale” perché nel pieno della pandemia. Ho ancora in mente la foto di tutta la redazione con i diari che coprivano metà dei nostri volti per questioni di privacy. È stato un anno complesso, gestire un gruppo di ragazzi a distanza non è assolutamente semplice ma è stato appagante. Le idee non mancavano mai, c’era sempre qualcosa di nuovo di cui parlare. Le difficoltà si concentravano sulle presenze di noi ragazzi che, spesso, erano scarse. Nonostante tutto, siamo arrivati a pubblicare un prodotto buono che racchiudeva tutti i timori, preoccupazioni e piccole gioie di quel periodo.

Caterina

Che consigli(o) sentiresti di dare a noi redattori e, in generale, a tutti i ragazzi e le ragazze che sono quasi giunti al termine del I ciclo d’istruzione?

A settembre inizierete una nuova scuola, un percorso che farà da sfondo a molti dei vostri ricordi adolescenziali. Lasciatevi trasportare da quello che vi accadrà, non fatevi troppe aspettative ma cercate di godervi tutti gli attimi. Fidatevi, in pochi mesi comincio il quinto anno di liceo e mi sembra ancora di essere quella ragazza di Bozzolo che indossava la mascherina a un metro di distanza da tutti durante il primo anno. Il tempo passa, passa senza che ce ne accorgiamo. Concentratevi sullo studio, ma non incentrate la vostra vita su quello. Cercate di trovare il vostro spazio nel mondo, partendo dallo scoprire cosa rende voi “voi”, cosa fa capire alle persone che siete unici. Non abbiate paura della novità, perché è colei che vi farà sbocciare, proprio come è successo a me quando sono arrivata qui.

Rachele

Quali erano le tue passioni e interessi quando eri più piccola, e come pensi che abbiano influenzato il tuo percorso finora?

Sono sempre stata una bambina molto solare e curiosa. Amavo aiutare mio nonno in qualsiasi attività stesse facendo e forse quello era il mio passatempo preferito. Ho imparato tanto da lui, dalle piccole lezioni di vita che mi dava, mentre pitturavamo il cancello o preparavamo gli gnocchi insieme o mentre mi spiegava come guidare solo con le ginocchia. Di conseguenza, vedendo quante cose lui era in grado di fare, amavo costruire e cucinare (come tutt’oggi!). Penso che la voglia di avere le mani in pasta non mi sia mai passata, sono sempre pronta a qualcosa di nuovo e cerco sempre di tenermi occupata, tenendo lontani i momenti non produttivi. Anche se questo può essere visto come un pregio, a volte si rivela essere un grande difetto: mi abbatto quando non realizzo quello che mi sono prefissata, non riuscire a fare tutto il possibile mi fa sentire debole. Devo ancora imparare, forse, che non sempre riesco a dare il 110% di me stessa.

Giacomo

Quali sono i tuoi progetti futuri o le tue ambizioni professionali e personali?

Questa è LA domanda che ogni giorno rimbalza nella mia testa. Starò facendo la scelta giusta? Cosa potrei fare in più? Ho diversi percorsi universitari a cui sto pensando ma non mi sento ancora pronta a nessuno di essi nello specifico. Ammiro l’immensità dell’ambito scientifico ma adoro il dettaglio delle architetture e del design delle bellezze che ci circondano. D’altra parte, tuttavia, vorrei continuare a cavalcare l’onda linguistica, aprendomi a nuove lingue e culture. Detto ciò, in questo momento mi vorrei concentrare sulla fine dell’esperienza che sto vivendo, cercando di raccogliere tutti i semi possibili da essa. Poi, quando tornerò alla mia vita “normale”, sistemerò tutte le idee che ho in testa e arriverò a una decisione definitiva.

Rachele

Infine, c'è qualcosa che vorresti dire agli altri studenti che stanno cercando di trovare la propria strada nella vita scolastica?

Smettete di cercare e iniziate a scoprire! Anche se possono sembrare due verbi identici, da quando sono qui negli USA ho capito che sono totalmente diversi. Non sto più cercando la strada che devo percorrere, ma sto scoprendo ogni dettaglio che giorno dopo giorno la vita mi regala. Più vi concentrate su qualcosa, più la vostra mente sarà confusa da molteplici fattori: consigli di amici o insegnanti, recensioni generali, racconti di ex studenti e sicuramente alcune idee risulteranno opposte ad altre. Se, invece, vivete come una pagina bianca, saranno le vostre esperienze che tracceranno il vostro sentiero. Magari andate in una galleria d’arte e c’è un’opera che vi rappresenta così nel dettaglio che vorrete saperne di più… e magari da lì si illuminerà una lampadina artistica in voi. E, altra cosa: non sentitevi sotto pressione da nessuno! La vostra vita è una e mai potrete rivivere lo stesso giorno due volte. Nessuno ha il potere di suggerirvi una scelta o di escluderne un’altra. Componete il vostro palazzo in modo che voi vi sentiate sicuri e felici di viverci dentro, perché voi siete la parte migliore della vostra vita.

Sohaib

Ricollegandomi alla domanda di Rachele, pensi di andare a lavorare all'estero in futuro? E se sì, gli Stati Uniti sarebbero un’opzione? Da ultimo, ritieni Increscendo un tassello fondamentale per la realizzazione della tua persona oggi?

Sì, penso che andare a vivere e lavorare all’estero sia uno dei miei obiettivi futuri. Tuttavia, dopo i mesi trascorsi qui, non credo che gli USA siano l’ambiente adatto a me. Vorrei creare i miei ricordi in una comunità unita e intima, non indipendente e immensa come ho trovato qui. Vorrei poter camminare tra il verde o tra le piccole strade delle città europee. Quindi, probabilmente, mi vedo più all’interno di uno stato nordico europeo, come l’Olanda. L’Italia è la mia casa e lo sarà sempre, non fraintendetemi. In questo momento ho bisogno di tornare da lei, perché ci sono piccoli dettagli di cui sento la mancanza, oltre a tutte le persone che mi stanno aspettando. Ma, a volte, mi sento un po’ soffocata, come se una parte di me non potesse esprimersi come dovrebbe poter fare. Increscendo, parlando di questo, mi ha aiutata. Mi ha aiutata a parlare, confrontarmi con persone che, come me, erano rinchiuse in loro. Questo magazine penso sia stato il punto di inizio di tutto: da una persona che si vergognava ad alzare la mano per rispondere in classe, sono arrivata a parlare del mio futuro con persone che si trovano sul lato opposto del mondo. Sinceramente? Poche cose adesso mi fanno paura, perché grazie alle porte che anche Increscendo mi ha aperto ho imparato a conoscermi sempre di più e capire che in fondo le mie parole sono la parte più bella di me.

Ginevra

C'è stato qualcuno che ti ha aiutato particolarmente a realizzare il tuo sogno? Come hai fatto a capire che questa era la tua strada?

Mia mamma è stata colei che mi ha permesso di essere qui. È grazie a lei se ho iniziato a prendere in considerazione l’idea di partire, ma non per il fatto che il mio inglese fosse insufficiente ma perché ha sempre creduto che viaggiare all’estero fosse una delle esperienze più belle che ci si possa permettere. Ed aveva ragione. Non so se questa sia la strada giusta per me e nemmeno se sia stata una scelta opportuna lasciare tutto per un anno. D’altra parte, però, sono convinta che sia stata una delle esperienze più significative della mia vita. Ho lasciato la mano alla mia famiglia e mi sono divisa (solo fisicamente) da tutte le persone accanto a me, tuttavia ho immagazzinato un insieme di ricordi che nessuno capirà mai fino in fondo: la vita con una nuova famiglia, camminare con il mio puppy da sola tra strade immense, viaggiare tra Stati per visitare sempre luoghi nuovi (ho passato 6 stati in meno di un giorno), scoprire tradizione uniche e sfondi di vite completamente diverse che, in qualche modo, si sono incontrate e combaciano perfettamente. Sapete qual è l’aspetto meraviglioso del viaggiare? È il fatto che la tua casa non è fissa, la tua casa non sono quattro mura. Lei viaggia con te, perché sono le persone che la compongono. E più visiti posti nuovi e incontri culture diverse, più la tua casa diventa grande e mobile, composta sempre da più persone, le tue persone.

Caterina Canevari

Rachele Baboni

Giacomo Tarana

Arianna Affini

Ginevra Ravagna

Edoardo Fazzi

Sohaib Nasr Allah

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