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VEGLIARE SULLA VITA

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Le poesie "Veglia" e "San Martino Del Carso" di Giuseppe Ungaretti rappresentano due momenti distinti della sua esperienza di guerra durante la Prima Guerra Mondiale, ma offrono anche due prospettive differenti sul tema della guerra e della vita."Veglia" è una poesia che evoca un senso di solitudine e disperazione. Ungaretti riflette sulla precarietà dell'esistenza umana in un contesto di guerra, descrivendo una notte buia e silenziosa che amplifica la sensazione di isolamento e smarrimento, nella quale spicca una luna piena che gli costringe ad osservare la morte, come si muore e cosa ne rimane di te quando muori in trincea. La poesia trasmette un senso di impotenza di fronte al dolore e alla brutalità della guerra, descrivendo un'esperienza angosciante. La poesia si conclude con una frase che trasmette speranza: “Non sono mai stato tanto attaccato alla vita”Quest’ultima strofa della poesia riflette il bisogno e l’istinto animalesco di aggrapparsi alla vita dovuto proprio alle circostanze di avversità e di dolore. Niente come vegliare la morte in questa notte infinita fa capire la fragilità della vita. Inoltre la ripetizione delle lettere "T" evoca l'immagine di spari o di colpi di arma da fuoco. Questo effetto fonico può richiamare alla mente l'atmosfera di una battaglia, portando il lettore a riflettere sulla durezza e sulla brutalità della guerra. La poesia di Ungaretti "San Martino del Carso" offre una riflessione sulla devastazione causata dalla guerra. Nelle prime strofe, Ungaretti descrive la distruzione delle case e dei luoghi, ridotti a pochi frammenti di muro, e riflette sulle relazioni umane che sono state spezzate. Tuttavia, nonostante questa distruzione materiale, il poeta trova consolazione nel fatto che nel suo cuore non manca nessun compagno deceduto. Ciò significa che, nonostante le tragedie, l'affetto e il ricordo delle persone care restano intatti nel profondo del suo cuore. Infine, Ungaretti conclude la poesia con un'affermazione struggente: "È il mio cuore il paese più straziato". Questo verso evidenzia il dolore e la sofferenza interiore del poeta, il cui cuore è stato lacerato dalle esperienze della guerra. Ungaretti esprime il trauma e il dolore profondo che la guerra infligge agli individui, lasciando segni indelebili che vanno al di là della distruzione materiale, ma si insinuano nell'anima stessa. La poesia "San Martino del Carso" di Giuseppe Ungaretti e il romanzo "La grande guerra" di Erich Remarque sono entrambe opere che esplorano le conseguenze devastanti della guerra e il peso emotivo che essa porta sugli individui coinvolti. Nonostante siano opere apparentemente del tutto diverse, entrambe riflettono sul fardello psicologico e morale di dover affrontare la morte e la distruzione durante il conflitto. Da una parte l’agonia e il rimpianto di chi ha ucciso a coltellate un avversario, e dall’altra la disperazione di un uomo inerme davanti alla sciagura della guerra.

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Rachele Baboni

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