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IL VUOTO E L'ANTIDOTO

Image by Sasha  Freemind

Lunedì, 17 luglio 

Oggi non ho fatto altro che obbligarmi a pensare a qualcosa, a cercare alternative al silenzio. Non sopporto di poter perdere tempo, eppure oggi non è la prima occasione in cui mi ritrovo a scrivere di questa sensazione a tratti nauseante. Mi accade praticamente ogni giorno in questi soffocanti mesi estivi che mi riducono a combattere inerme contro il grande mostro della noia. Ma  quel grande mostro sono io. Voglio dire, la noia nella mia vita esiste poiché, evidentemente, io non faccio alcunchè per sconfiggerla o, quantomeno, per evitarla. E il suo trionfo si ripete in modo così fastidiosamente puntuale da distrarmi da quelle cose che recano il bell’attributo estivo, rendendo i miei pomeriggi tanto monotoni e soli quanto le mie giornate. Vi sono cose che amo moltissimo fare d’estate (non dico certo di essere una persona apatica, svogliata, demotivata…) ma il guaio è che queste, rapportate all’infinità che può costituire una giornata o un pomeriggio d’estate, occupano qualcosa come una porzione d’istante. Ad esempio, per quanto ami leggere o nuotare in piscina, tali attività non saranno mai, mio malgrado, capaci di sostituire il peso di una simile angoscia. Proprio non me lo spiego. Pare che la noia riuscirà sempre a sopraffarmi. Nell’evolversi di questa pagina e di queste parole sono però giunta ad una sorta di conclusione, di soluzione (anche se molto probabilmente effimera, ma lascio la conferma di quest’ipotesi al futuro). Se non potrò sconfiggere la noia, allora dovrò convivervi. Farò in modo che possa vivere nella latitanza, che io non la possa riconoscere per la stragrande maggioranza dei giorni. Attendendo nuovamente che le mie riflessioni in merito a ciò evolvano, capisco quanto in realtà il mio pensiero tutt’altro che utopico mi impedisca di immaginare una situazione in cui io sia in grado di sconfiggere la noia attraverso un antidoto tanto banale quanto impossibile da realizzare concretamente. In verità, io della noia non conosco assolutamente nulla al di fuori degli effetti che essa provoca sulla mia persona. Non direi che sia un’emozione ben definita come possono essere la gioia, la tristezza, la rabbia, la paura ecc…, ma che sia l’assenza di emozioni che, pochi istanti dopo la sua comparsa, riesca ad inglobarle tutte al suo interno. Dopo che si è sprofondati nella noia, si iniziano a distinguere tratti emotivi completamente discordanti tra loro che, inspiegabilmente, si ritrovano a vivere nel medesimo ambiente. Chiaro che gli effetti psicologici generati da questa continua alternanza di emozioni creino nel mio comportamento un forte stato di nervosismo nei confronti della noia che mi impedisce di fare ogni cosa. Tendo costantemente a dare la colpa all’uno o all’altro. Come scrivevo prima, il problema risiede in me, nella mia mancata percezione soggettiva della situazione circostante. Insomma, quando mi dico annoiata è come se attivassi una modalità di vedere il mondo in cui ogni cosa non pare in grado di stimolarmi. Ragazzi (non ho potuto evitare la citazione anche se in assenza di interlocutori), quando si parla di se stessi tutto diventa difficile da spiegare! 

Per quanto riguarda i punti di riferimento cui mi ispiro per non diventare vittima della noia, definirei la mia situazione un caso a parte: con ciò voglio dire che gli adulti attorno a me appaiono sempre impegnati, e quando non lo sono è perché sono a riposo e non perché siano annoiati, lasciandomi sola a fare i conti con una possibile apparizione della noia. Ecco, un altro elemento che compone la noia è la solitudine dell’individuo anche se insieme ad altre persone (o animali) con le quali poter creare un legame fatto di stimoli. È la predisposizione del singolo ad evitare di agire per attuare un cambiamento nel suo quotidiano (a parole è peggio di quanto sembri). 

Quindi, direi che in quelle situazioni in cui non pare possibile fare altro se non fissare un qualunque punto per un’infinità di tempo io stia dalla parte di chi si lascia cullare da una passività che immerge in uno stato di sospensione ma da cui sono in grado di uscire prima che diventi troppo tardi e che questo limbo  diventi  sì una sospensione, ma da responsabilità e doveri, che sono aspetti sui quali non mi permetto di procrastinare. Tendo a stare in silenzio, ferma, seduta in un punto. In un primo momento, come ho già scritto, resto completamente indifferente alla consapevolezza che io sia annoiata, anche se comprendo come alcuni possano vedere in questo la  ricerca di stimoli per cercare, dentro e attorno a sé, nuove sollecitazioni. Tuttavia, ciò che mi spinge ad uscire dal tunnel della noia prima che sia troppo tardi è pensare che tutto possa sempre andare peggio. Lo so, è banale, ma non trovavo una frase più adatta per esprimere il concetto chiaramente. Comunque, con questa frase penso in particolare a Don Primo Mazzolari (autore per me fresco di lettura) ma, in generale, a tutte quelle persone alle quali la libertà è stata in qualche modo estremamente vincolata e che, nonostante ciò,  non hanno lasciato che la noia li soffocasse lasciandoli inermi per sempre. Così come queste persone hanno saputo scrivere, raccontare, resistere anche nell’assenza di uno dei diritti umani più importanti, inalienabili, io so e saprò gestire consapevolmente la mia relazione con me stessa e con la mia noia. 

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Caterina Canevari

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