PROVE DI ASSERTIVITÀ
Finalmente sono le 13 e dopo una lunga e faticosa giornata a scuola posso riposarmi sul treno, durante il viaggio di ritorno. Dopo aver aspettato alcune fermate in piedi, perché il treno è sempre pieno di studenti, riesco a sedermi e rilassarmi, cercando di non ascoltare i crampi per la fame. All’interno del treno si sente, come sempre, il chiacchiericcio dei ragazzi e le risate talmente sguaiate di qualche rumorosa compagnia che quasi non si distingue il rumore delle ruote sulle rotaie. L’odore non è mai dei migliori: i sedili rivestiti in stoffa puzzano di vecchio mescolato anche a tanti altri odori assorbiti col passare del tempo e nel viavai delle persone che entrano ed escono dal treno; odori di ragazzi sudaticci arrivati in stazione da scuola o anche profumi ormai sbiaditi dagli anni nella mia memoria. Appena mi posso mettere le cuffie e tirare fuori il mio libro preferito, sento l’odore di fumo di una sigaretta accesa. Con stupore scopro che il signore accanto a me ha iniziato a fumare. Rimango incredulo, sono solamente 21 anni che è vietato fumare nei luoghi pubblici! Per alcuni minuti rimango nell’indecisione: intervengo e rischio di litigare, oppure resto in silenzio, subisco il fumo passivo, ma torno a casa in tranquillità? Ad un tratto sento la nausea a causa dell’odore, della fame e del disagio che si sta trasformando in rabbia, così decido di intervenire cercando di essere gentile.
IO: “Buongiorno, mi scusi può spegnere la sigaretta? Ci sono delle leggi che proibiscono di fumare nei luoghi pubblici.”
Il signore ha una stazza robusta e si capisce che è alto anche se è seduto, avrà all’incirca cinquant’anni; i suoi occhi sono verdi e vispi, la fronte spaziosa, i capelli corti e brizzolati.
Lui mi guarda minaccioso e con un sinistro ghigno risponde: “Non conosco nessuna legge che vieta la mia libertà”.
IO: “No, mi scusi, forse non sa che ci sono delle leggi sui divieti contro il fumo. Provi a cercare su internet e ne troverà a bizzeffe.”
Con un fare di sfida il signore risponde: “Non ho un telefono”.
Se prima ero un po’ contrariato ora mi sento arrabbiato e preso in giro.
IO: “Non credo che lei non abbia il telefono! C’è anche scritto all’entrata di ogni vagone che è vietato fumare! Pensi che sono vietate anche le sigarette elettroniche!”
E lo sconosciuto ribatte: “Sì, sì hai ragione. Lo so che è vietato fumare, ma ho avuto una mattinata pessima e avrei bisogno di tranquillizzarmi.”
Mi risponde con un tono rassegnato.
IO: “Capisco! Non so che cosa le sia successo, ma si metta nei miei panni: io non sono fumatore, ho fame e mi sta venendo la nausea. Se lei continua non mi resterà nient’altro da fare che chiamare il capotreno e la sua giornata potrebbe anche peggiorare!”
E lui: “No no, per carità non chiamare nessuno, spengo subito la sigaretta!”
Il signore schiaccia la sigaretta contro il porta-rifiuti e la butta. Orgoglioso di aver vinto una piccola battaglia personale, mi sento un grande e sono contento perché la mia giornata ha presentato un risvolto interessante. Inizio a pensare con ottimismo a tutte le cose che devo fare nel pomeriggio, quando ad un tratto il signore ricomincia a parlare con me.
Signore: “Non puoi capire cosa mi è successo oggi, dopo vent’anni di matrimonio mia moglie mi ha tradito con il mio migliore amico, sono solo e non so con chi parlarne…”
Da questo momento inizia un discorso lunghissimo intercalato da qualche lacrima e singhiozzo: è davvero un fiume di parole senza sosta. Per una strana ironia della sorte mi ritrovo pentito di aver parlato per primo ed inizio a contare le fermate che mancano per arrivare a casa.
E io che volevo solo star tranquillo!
Leonardo Pietralunga