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ARTE O SFREGIO?

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Il tatuaggio è una forma d’arte? Ötzi, un uomo primitivo di 5300 anni fa, rinvenuto nel 1991 sul monte Ötz, in Alto Adige, ne aveva 61. Ma quanto è antica l’arte del tatuaggio, e quali significati profondi reca in sé. L’origine di quest’arte, più che per ragioni estetiche, pare avesse scopi terapeutici. Infatti, per alleviare malesseri, dolori fisici o muscolari, la prassi di incidere la cute con oggetti affilati era molto praticata. E Ötzi ne è un’importante testimonianza storica. La mostra “Tatuaggio, Storia del Mediterraneo”, svoltasi presso il MUDEC di Milano ha inteso ripercorrere, a partire dalle origini, la storia di questa antica e particolare arte. Negli anni sessanta era ancora una pratica esclusiva e non di massa. Quale cosa vale la pena incidere sulla nostra pelle così che non sparisca mai? Forse niente, ma ad oggi è diventata una moda, un elemento da tenere in considerazione per giudicare le persone. Il termine “Tatuaggio” deriva da una parola Polinesiana che vede come traduzione decorare, incidere. Utilizzata da queste popolazioni per affermare la loro appartenenza alla tribù. Le motivazioni, oggi, per le quali tatuarsi, sono tante. Una delle tante è quella di immortalare un momento della nostra vita. Insomma, un simbolo identificativo. Secondo alcune fonti, invece, questo gesto è considerato profondamente egoistico in quanto potrebbe annullare la propria individualità per omologarsi al resto delle persone. Se ci pensiamo attraverso questo gesto lasceremmo che ogni persona si sentisse libera di conoscere la nostra storia, e forse anche la nostra intimità. Esistono vari tipi di tatuaggi, ad esempio quelli fatti per un nostro senso di appartenenza, che raffigurano un elemento che sentiamo particolarmente nostro. Esistono tatuaggi di esempi, idoli, persone le quali aspiriamo a diventare. La maggior parte delle persone decide di incidere sulla pelle anche date importanti per la loro vita, matrimoni, nascite di figli. Esistono anche tatuaggi che segnano il cambiamento della persona, il momento in cui la persona decide di voltare pagina, rinascere. Alcune persone invece, sentendosi così al centro dell’attenzione, compiono questo gesto solo per sentirsi simili agli altri, parte di un gruppo. Alcune persone sono addirittura disposte a marchiare il proprio viso. Il viso è una parte del corpo sempre esposta al mondo esterno e che ci caratterizza per la nostra unicità. Probabilmente qualcuno lo fa proprio perché non è soddisfatto del proprio fisico e che non si piace e vuole proprio nascondere le sue imperfezioni con i tatuaggi. I maori, per esempio, utilizzano questa pratica per eventi importanti della loro vita, come la caccia, matrimoni, ovviamente non permanenti, ma fanno parte della loro cultura. In questa mostra abbiamo ripercorso la storia di questo gesto che abbiamo scoperto, avesse origini antichissime e lontanissime da noi, anche a livello geografico. Ognuno di noi avrà un significato diverso per il quale accettare questa pratica o rifiutarla ma rimarrà sempre un simbolo che ci contraddistingue nel bene e nel male.

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Giacomo Tarana

Niccolò, Tarana

Lorenzo Vighi

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