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L'UMANO

Dignitas deriva da dignus, degno, meritevole. Come accade a tutti i concetti primi e fondamentali, la dignità è tanto pronunciata, ma poco sondata nella sua quintessenza. Infatti basterebbe capire il vero significato di questa parola per accorgersi di quanto sia delicata ma basilare. Proprio per raggiungere lo scopo di capire questo stato di benessere primitivo e inalienabile l’uomo, da sempre, si affida a ciò che di più complicato ma semplice conosce: Dio o le proprie capacità. Così si arriva ai giorni d’oggi, dove tre principali notizie ci portano a riflettere: la prima è la legge talebana che impone la lapidazione pubblica alle donne adultere, la seconda è la pubblicazione del documento “Dignitas Infinita” del Vaticano e la terza è l’inserimento nella Costituzione Francese del diritto ad abortire. Così su due piedi questi concetti sembrano scollegati tra loro e con il concetto di dignità, ma se ci pensiamo basta capire che in tutte e tre le situazioni si vede il rispetto verso la religione e verso la persona in modo diverso. Infatti la scelta di giustiziare davanti a tutte le donne definite peccatrici, per il volere divino che il presidente talebano incarna, fa traspirare un voler cercare purezza perché mossi da idee di avversione verso chi sbaglia. Però, pensandoci, chi è che ha il diritto, sentito come un dovere, di definire una persona in errore? Chi può toglierti la vera umanità? Sicuramente non un capo “politico”, che prima di ricoprire questa carica è pur sempre umano. Infatti, decidere di uccidere una persona, vorrebbe dire uccidere una parte della naturalezza di sé stessi, allontanandosi da ciò che la naturale legge morale dice. Così ci si può ricollegare all’aborto… un assassinio o una scelta? Per molti è un omicidio negare una dignità, materializzata in una vita, a coloro che dipendono ancora dal volere di una donna in gravidanza, però da qui viene lecito chiedersi “Quando inizia qualcuno ad avere una dingità?”, soprattutto, “Possiamo finire di averne una?”. Ad aiutarci per trovare una soluzione c’è il documento "Dignitatis Infinita”, il quale dice che sin dal concepimento c’è vita e, dove c’è vita, c’è dignità. Così sembrerebbe facile rispondere all’esigenza del diritto all’aborto, però viene sempre da domandarsi perché decidiamo di non dare la vita. Ovviamente ogni donna ha la sua motivazione personale, però, un dubbio mi assilla sempre: per quale motivo non ci affezioniamo alla vita? L’odio, la guerra, l’aborto, potrebbero sembrare sulla stessa linea di rifiuto dell’esistenza altrui, ma analizzando più a fondo l’interruzione di gravidanza non è per forza uno stimolo egoistico, più che altro una paura di sé stessi. Infatti si teme della propria genitorialità. Ciò potrebbe sembrare un danno, ma d’altro canto, ci si esenta dal rischio di “sbagliare” come genitori…Però, come ci si forma se non si ha esperienza? Probabilmente chi non vive questa situazione non potrà mai capirla, ma penso che questo allontanamento dalla vita debba essere considerato fuori dalla sfera della dignità umana, ma visto come un rapporto da coltivare nel tempo, un’esperienza con sé stesso e il nascituro che deve poter far rinascere la voglia di amare la vita. Ora lascio a voi lettori la domanda… cos’è per voi la dignità?

Alessandro Micheloni

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