top of page

           

 

    GENITORI (O) AMICI?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La famiglia in questo momento è un disastro. 

Figli continuamente rimproverati dai genitori senza cercare di capire come si sentono davvero. Genitori attaccati di non educare i figli. A questo si aggiunge l’uso smodato della tecnologia da parte di ragazzi che prendono le distanze dalla realtà.

Perché i genitori non sanno gestire il rapporto con i figli? 

Serve autorevolezza. Serve l’esempio.

Ma quale esempio?

In caso di separazione o divorzio i figli vengono strumentalizzati. Spesso un ragazzo si sente abbandonato, non sa a chi dei due rivolgersi in caso di aiuto per dei problemi nelle amicizie o scolastici. A questo punto possono subentrare anche delle ripercussioni sulla vita scolastica, per esempio un calo nel rendimento. Ci sono genitori che mettono ansia e determinerebbero un calo ancora più grave. Per alcuni basta la promozione.

Una figura che si può accorgere del fatto che c’è qualcosa che non va è quella del professore che, notando un calo nel rendimento scolastico dell’alunno, potrebbe intervenire per capire le cause e dare un aiuto. All’interno della scuola è importante avere un insegnante disposto ad aiutare e a non demoralizzare, che sta accanto all’alunno in difficoltà. Un insegnante deve essere empatico e pronto ad ascoltare.

Anche il genitore deve parlare con il figlio trasmettendogli fiducia, perché così lui saprà sempre a chi rivolgersi in caso di aiuto.  È importante fare questo ma prima dei dodici anni, ovvero prima che inizi il processo dell’adolescenza, che dà al ragazzo un senso maggiore di libertà e autonomia, anche se deve ancora formarsi. Mentre, dopo i dodici anni, si presume che serva l'esempio del genitore, solo che può dimostrarsi disastroso e, quindi, i ragazzi potrebbero cadere negli errori degli adulti, ma chi è consapevole delle proprie azioni che compie, riesce a riconoscere i propri sbagli e, molto probabilmente, a risolverli.

Quali sono le figure esemplari?

L’esempio è rappresentato da qualcuno cui ti ispiri per essere una persona migliore oppure per mostrarti agli altri come potresti essere se fossi anche tu come un tuo amico.

Possiamo quindi affermare che un genitore sia un esempio?

I ragazzi, oggigiorno, si ispirano soprattutto a influencer, sportivi, musicisti, ma c’è una possibilità che ci si interessi anche al fatto di voler essere come i propri genitori perché sono le figure con cui si passa la maggior parte del tempo e c’è un sentimento profondo tra genitore e figlio.

Però, non bisogna diventare troppo accondiscendente nei confronti del figlio, ma far valere la propria autorità da genitore, anche se al ragazzo non sta bene e vuole avere più libertà, visto che lo sta facendo per il suo bene.

Si può crescere senza esempi, ma con dei valori?

I valori sono delle doti morali o delle capacità di una persona, che apprende alla nascita o che gli vengono insegnati, che si utilizzano nella vita di tutti i giorni per varie attività che compiamo.

Allora si può crescere senza esempi, ma con dei valori perché ci si può ispirare ad altre figure di riferimento.

La generazione Z è definita “orfana della famiglia”. Ragazzi che vengono abbandonati alle loro scelte o vogliono scappare dai genitori.

È colpa degli adulti?

In questo caso i genitori “sbagliano” perché non accudiscono i propri figli come dovrebbero e provocano un forte senso di abbandono nei suoi confronti, visto che non si accorgono di come si sentono in questa situazione, se provano qualcosa, come ansia, paura, gioia, se stando da soli sentono un vuoto dentro che non riescono a colmare.

Pertanto, un ragazzo può affidarsi ai dispositivi elettronici, creando uno stato di dipendenza da esso e chattando con amici o con qualcuno che riesca a capirlo.

Oppure, se non si ha un “alleato” o un compagno con cui chattare o sentirsi, il figlio sentirà il bisogno di dipendere da qualcosa o qualcuno quando è da solo.

Da che cosa può capirlo, un genitore, che in suo figlio c’è qualcosa che non va? Quali sono i campanelli d’allarme che fanno capire al genitore lo stato d’animo del figlio?

Anche se un genitore passa la maggior parte del suo tempo insieme al figlio, qualche volta non si interessa di lui e lo lascia da solo, però, se gli stesse a cuore la sua salute, capirebbe che non sta bene, né mentalmente né fisicamente.

Infatti, certe volte, compiamo delle azioni, involontariamente, che fanno capire a chi ci sta accanto che c’è qualcosa che non va, come stare sempre in silenzio, essere svogliato di fronte a delle situazioni eccitanti o, come nel maggior caso, avere un calo nello studio scolastico.

Per risolvere questa situazione, bisogna pressare e provocare il proprio figlio incitandolo a fare sempre meglio e sempre di più, senza mai scoraggiarsi, ma senza superare il limite perché, se continua a migliorare, ad un certo punto, il ragazzo può diventare uno strumento per realizzare i sogni del genitore, che non ha potuto avverare.

Dunque, serve una certa coerenza per poter crescere un ragazzo perché deve diventare autonomo e non dipendente da un genitore, quindi, ognuno deve fare la propria parte e non scappare dal suo ruolo visto che potremmo credere alle parole di chiunque, anche quelle false.

 

Renoldi Andrea

Riva Riccardo

​

LACRIME DI VITA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa significa essere genitori? Per molti, significa avere un figlio e usarlo come motivo di vanto. In realtà, però, la differenza la fa il modo in cui si cresce un figlio, trasmettendo valori.Nel caso di Alessia Pifferi, che ha lasciato la figlia Diana a casa da sola, facendola morire di stenti, la domanda sulla genitorialità assume un'altra dimensione: cosa porta una persona a non riconoscere la responsabilità di avere un figlio?Sicuramente, la ricerca del piacere e le condizioni di povertà hanno contribuito a far sì che questa donna desiderasse rendere indipendente un neonato, che naturalmente non lo era. Tuttavia, la tristezza con cui osserviamo Alessia, che non ha pianto ricordando la morte di colei a cui ha dato la vita ma solo al momento della condanna, ci fa riflettere sul suo mancato interesse nei confronti della figlia.Essere genitori non significa solo dare la vita, ma anche prendersi cura, proteggere e guidare i propri figli. Perché Alessia non ha affidato la figlia Diana a persone per lei di riferimento?Sicuramente, non aveva contatti frequenti con i familiari. Il tragico caso di Diana ci invita a riflettere profondamente su cosa significhi davvero essere genitori e sulla responsabilità che comporta.Alla luce di questa tragedia, è fondamentale interrogarsi su come la società possa meglio supportare i genitori in difficoltà, prevenendo simili episodi. Programmi di assistenza sociale, educazione alla genitorialità e un maggiore impegno comunitario potrebbero fare la differenza nel prevenire tali tragedie. Inoltre, è importante promuovere una cultura della responsabilità e dell'amore per i bambini, affinché nessun altro debba soffrire come la piccola Diana.Questo caso ci ricorda che essere genitori è un compito sacro, che richiede impegno, amore e una profonda consapevolezza della responsabilità che comporta. Solo attraverso il sostegno, l'educazione e la prevenzione possiamo sperare di evitare che simili tragedie si ripetano in futuro.

Saccenti Marco

Micheloni Alessandro

pifferi.jpg
bottom of page