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DI FRONTE ALLA STORIA

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“Noi siamo il futuro grazie al nostro passato”.

Il giorno sette marzo duemilaventiquattro la nostra classe è andata in viaggio di istruzione a Milano. Binario 21. Ci ha accolto una scritta: “invitami notte ad immaginare le stelle”; stelle che nelle notti di Auschwitz non si vedevano per colpa del fumo dei forni a gas senza sosta. INDIFFERENZA. “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La Memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza.” Incisa su un muro, quasi da fare impressione, ci hanno fatto capire quanto questa parola ci sia ancora in ogni nostro silenzio, in ogni nostra parola, in ogni nostra azione. Una serie di frasi scorrevano su uno schermo nero, una dopo l’altra, ci hanno fatto capire quanto la parola “odio” sia ancora così utilizzata anche senza saperlo. “Sei bella, per essere negra” è stata una delle frasi che ci ha colpito di più, così scontata, così ostile, così attuale, per tutti noi è un vero colpo al cuore sentirla. Ci mettiamo nei panni di colei che ha ricevuto questa frase: come mai potrà pensare in un futuro senza discriminazione, senza odio, senza volenza. Siamo saliti su uno dei vagoni, eravamo più di 50 (circa 3⁄4 rispetto agli ebrei che solitamente vi erano in una carrozza di quel tipo), dentro c’era un aria pesante tanto da togliere il respiro, ci sentivamo soffocare e il clima è cambiato tutto d’un tratto rispetto al luogo pressoché freddo del museo. In mezzo c’erano delle pietre con delle piccole frasi o citazioni lasciate da generazioni di famiglie che avevano perso i familiari nei campi di concentramento partiti proprio dalla Stazione Centrale di Milano. Alle spalle del binario e dei vagoni si trova il muro dei nomi, a ricordare appunto che dietro a ogni numero tatuato sul braccio c’era un nome, una persona, una famiglia, una vita. Sono 774 i nomi incisi su questo muro e rappresentano i deportati dei convogli RSHA partiti il 6 dicembre 1943 e il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz-Birkenau. Tra questi, solo 27 furono i cittadini ebrei sopravvissuti al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau partendo dalla Stazione Centrale di Milano e i loro nomi sono evidenziati in arancione sul muro. La guida ci ha portato in una stanza, eravamo seduti in cerchio, in mezzo alla stanza buia c’era una luce. La guida aggiunse: “Cosa rappresenta la luce secondo voi? Lo scopo del memoriale non è solo raccontare una storia ma darci uno strumento per lavorare su di noi alla ricerca della differenza, in opposizione all’indifferenza che ha permesso quest’orrore. Ricordo che quando venne Liliana Segre disse che suo padre prima di morire le disse ti chiedo scusa per averti messa al mondo. Pensate ragazzi a questa frase, i vostri genitori vi hanno messi al mondo sperando che il futuro ruoti nel miglior modo possibile per voi, come avevano fatto anche i genitori di Liliana Segre. Vi dico un’ultima cosa, voi e noi siamo in futuro grazie al nostro passato”.

Arianna Affini

Lorenzo Vighi

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