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GASTONE BASSI

Profilo del soldato 

Nome: Gastone

Cognome: Bassi  

Provenienza: Italia  

Ruolo al fronte: Automobilista  

Luogo da cui scrivo: Varie località tra il Carso, Palmanova (UD), Versa (GO) 

Date: 13 giugno 1915, 16 luglio 1915, 1 agosto 1915


 

Il mio nome è Gastone Bassi, e sono un automobilista al fronte nella Grande Guerra. Guido una Benz che mi consente di spostarmi lungo il tratto di fronte del basso Isonzo, offrendo il mio contributo in vari modi. Attraverso le mie esperienze, ho vissuto momenti intensi ma anche drammatici, raccontando le vicende che hanno segnato la mia vita durante la guerra.

Il 13 giugno 1915 mi trovavo a Versa. Mentre attraversavo il paese a bordo della mia auto, mi trovai in un convoglio funebre. Un soldato morto, vittima delle ferite riportate, veniva portato via. La visione di quel carro funebre era un chiaro segno delle perdite che il nostro esercito stava subendo. Poco dopo, incontrai un carro dell'ambulanza con a bordo un soldato di cavalleria ferito. Per fortuna, le sue ferite erano lievi, e lui ci mostrò la pallottola che lo aveva colpito, ancora sporca di sangue. Lo confortammo mentre veniva trasportato all'ospedale da campo.Quella stessa giornata, mentre caricavo viveri alla stazione, vidi un treno pieno di feriti. Salendo a bordo di alcuni vagoni, notai giovani soldati sollevati nei lettucci che ci sorridevano nonostante le loro condizioni. In un vagone, mi colpì particolarmente un giovane dal pallore cadaverico, con ferite al petto a causa dei proiettili. Quando gli sussurrai "coraggio", sembrava non avere la forza di rispondere e tornò a chiudere gli occhi. Accanto a lui c'erano due soldati austriaci feriti; uno dormiva, mentre l'altro, un ragazzo dagli occhi azzurri, ci guardava con un'espressione quasi sorpresa. Era un giovane commosso, e l'incontro mi fece riflettere sulla tragedia della guerra e sulla vicinanza tra i soldati di entrambe le fazioni.

Il 16 luglio 1915, mentre mi trovavo a Palmanova, ho vissuto un'esperienza terribile. Gli aeroplani nemici facevano frequenti incursioni sulla città, attirando i nostri tiri d'artiglieria. Mentre mi trovavo sulla mia macchina, intento a scrivere ai miei cari, ho sentito dei colpi di cannone molto vicini. Guardando fuori, ho visto un aeroplano nemico sorvolare le nostre teste, lanciando bombe. Una bomba colpì il tetto del capannone sopra il mio camion, ma fortunatamente non esplose. Poi un'altra bomba colpì il terrapieno intorno alla città, formando una grande buca. Mi sono salvato per miracolo quel giorno, e la fortuna di essere sopravvissuto mi ha portato a riflettere sulla fragilità della vita in tempo di guerra. Ma soprattutto, sull'importanza della vita. 

Il 1 agosto 1915 mi fu affidato il compito di trasportare feriti alla stazione. Uno di loro, con entrambe le gambe ferite, cantava indifferente alle proteste del suo vicino. Il ferito mostrava una straordinaria resistenza morale, nonostante le sue condizioni. Il treno ospedale su cui li caricai era lunghissimo e pieno di feriti, alcuni scherzavano e parlavano tra loro, mentre altri erano pallidi e silenziosi. Un soldato biondo mi guardava intensamente, comunicando, senza nemmeno parlare, la sua sofferenza. La guerra aveva lasciato segni profondi su quei giovani volti, evidenziando la brutalità e la crudeltà del conflitto. Attraverso queste esperienze, ho potuto vedere di persona gli orrori e le sfide della guerra, ma anche momenti di straordinaria resistenza e coraggio. Questi eventi mi hanno permesso di riflettere sulla fragilità della vita e sulla profondità della condizione umana in tempo di guerra. Uno degli aspetti più profondi e importanti che ho avuto modo di osservare è la  resilienza e compassione umana. Ho visto soldati aiutare i propri compagni feriti, offrendo loro conforto e sostegno nei momenti di disperazione. Anche i prigionieri austriaci hanno mostrato gentilezza, nonostante si trovassero dalla parte opposta del fronte. Questi gesti di umanità ci ricordano che, in fondo, siamo tutti fratelli e sorelle, ma intrappolati in un conflitto più grande di noi. La guerra non risparmia nessuno, ma mi ha insegnato a trovare forza anche nei momenti più bui allo stesso modo di Ungaretti. Ogni giorno trascorso al fronte è una lotta tra vita e morte, e la mia speranza è che queste testimonianze possano contribuire a dare voce a coloro che hanno vissuto e sofferto in questi tempi difficili.

Ritaj El Bouhali

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