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LE OMBRE DI UN MITO

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Il dieci aprile scorso è scomparsa una stella dello sport ma anche un protagonista di un caso che, nell’America degli anni Novanta, ha creato un vero e proprio caso, in un’epoca in cui i social non c’erano ancora. Si tratta di Orenthal James Simpson, meglio noto come O. J. Simpson, nato a San Francisco il 9 luglio 1947 ma di origini afro americane. Considerato uno dei più grandi giocatori nella storia del football, da professionista ha militato per undici stagioni nella National Football League. Nel 1973 è diventato il primo giocatore a correre per più di duemila iard in quattordici partite della stagione. Simpson si mise in mostra grazie alle sue doti nel football già dalle superiori e al college prese il via la sua carriera sportiva. In diciotto gare segnò il considerevole record di 3.187 iard e 21 touch down: diventò un mito per molti ragazzi, soprattutto divenne un simbolo di ribalta per quei giovani provenienti da ghetti riservati alla popolazione di pelle scura in America.Conclusa la carriera sportiva, si è dedicato al cinema, raggiungendo un ulteriore livello di fama grazie al ruolo nella serie de “Una pallottola spuntata".L'ex leggenda del football americano ha avuto però una vita privata molto violenta e nel 1994 fu accusato di aver ucciso a pugnalate l'ex moglie e l’amico. Nella memoria dell’America e del mondo sono rimaste le immagini di un incredibile inseguimento: si sottrasse infatti all’arresto fuggendo su un Suv bianco guidato da un amico, scavalcando i posti di blocco ai quali si presentò con una pistola puntata alla tempia e minacciando il suicidio.Gli indizi contro di lui erano schiaccianti: durante il processo vengono ricostruite 62 aggressioni di O.J. prima dell’omicidio e le prove sembrano inchiodarlo. A casa del campione vengono infatti trovate macchie di sangue ovunque, sui vestiti, su un guanto identico ad uno rinvenuto nel luogo dell’omicidio.Dopo un processo molto controverso a causa di molti errori della polizia, dei modi razzisti del detective verso i neri, della pressione mediatica e della disponibilità economica il giocatore fu assolto. L’opinione pubblica rimase divisa tuttavia tra sostenitori e accusatori.Colpevole o innocente?O.J Simpson ha avuto un’infanzia difficile: da bambino era affetto da rachitismo e fu costretto a portare le bretelle sulle gambe fino all'età di cinque anni. I suoi genitori divorziarono quando era piccolo e fu allevato dalla madre. Cresciuto a San Francisco, ha vissuto nel complesso residenziale di Potrero Hill, un ghetto dei neri in un'America ancora molto razzista contro gli uomini e le donne di colore. Durante l'adolescenza entra a far parte di una gang di strada chiamata "The Persian Warrior" e fu brevemente incarcerato al San Francisco Youth Guidance Center.Questo potrebbe giustificare il suo comportamento violento? Un'infanzia difficile non può giustificare un reato ma potrebbe fornire delle indicazioni sulle cause che portano a commettere il crimine: se si cresce in un ambiente dove si assiste spesso ad atti di violenza, o la subisci, si potrebbe pensare che atteggiamenti di quel tipo siano normali e allora si mettono in pratica senza rendersi conto della gravità delle proprie azioni.Durante il processo sulla giuria hanno influito molto le discriminazioni verso i neri in quanto il detective che ha seguito le indagini era razzista: gli avvocati hanno posto l’attenzione sull’ imparzialità delle prove esaminate.Inoltre l’opinione del pubblico ha influito sulla sentenza in quanto O.J Simpson era un idolo sportivo per molte persone.Durante il processo i suoi tifosi lo sostenevano e facevano pressione mediatica per smontare le accuse; continuavano a sostenerlo nonostante tutto.Alla fine fu assolto e non andò in carcere, ma così non cambiò mai i suoi comportamenti, anzi scrisse un libro su come avrebbe ucciso sua moglie se fosse stato lui! Forse se fosse andato in prigione avrebbe potuto capire i suoi errori. Può quindi essere considerato davvero una leggenda? Una persona può esserlo solo per meriti sportivi?Una leggenda è colui che di solito si vede come modello e come esempio da seguire. Per noi giovani un modello potrebbero essere Messi o Ronaldo che, dalle favelas, grazie al calcio, sono diventati abili giocatori e personaggi milionari. A volte un mito nell’ambito sportivo tuttavia non lo è nei comportamenti di tutti i giorni come nel caso di O.J Simpson.In questo caso il mito sportivo è stato offuscato dagli atteggiamenti fuori dai campi da gioco. Resta sempre un idolo?

 

Marco Borelli

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