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SE MUOIO, SOPRAVVIVIMI

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22 marzo 1945

Oggi è una giornata come tante altre per gli abitanti di Torino, ma il peso della perdita di mio marito Alfredo ucciso dai tedeschi sembra più opprimente che mai. Sono sola con i miei due piccoli, che guardano il mondo ancora pieni di innocenza, ignari delle tragedie che li circondano. Sono ancora traumatizzati dalla morte del padre; ho detto a Giuseppe di rassicurare sua sorella quando ne ha più bisogno. Capisco che non è responsabilità di un bambino, ma loro hanno un legame speciale e credo che lei si sentirà meglio con il conforto di suo fratello maggiore. Anch’io sono sconvolta da questa tragedia, devo imparare ad abituarmi a questa nuova realtà. I miei studi passati non mi hanno insegnato la sopravvivenza, la fatica e la sofferenza. L’unica scuola che mi può insegnare questo è la vita e la solitudine. mi chiedo come potrò proteggerli e tenerli al sicuro in un mondo così crudele e ingiusto. La guerra ha portato con sé tante ingiustizie e sofferenze, ma ho trovato conforto nel sostegno e nell’aiuto generoso da parte dei cittadini del mio paese. Anche se viviamo in tempi difficili, la solidarietà e la gentilezza della comunità sono un raggio di luce nella mia oscurità. Persone che non conoscevo personalmente si sono offerte di aiutarmi con l’orto e con i bambini, donandomi il loro tempo e le loro risorse per alleviare il mio peso. Sono profondamente grata per questo e mi da la forza di andare avanti ogni giorno.

15 aprile 1945

Oggi ho vissuto un gesto di gentilezza che mi ha commosso fino alle lacrime: un anziano, con le sue mani stanche e segnate dalla vita, si è offerto da questo momento di portare del latte e del pane fresco a casa mia senza chiedere nulla in cambio. Ha detto che mio marito avrebbe fatto lo stesso per lui, se le circostanze fossero state diverse. Questo semplice atto di altruismo mi ha riempito il cuore di speranza e di gratitudine, e mi ricorda che anche nei momenti più bui c’è ancora amore e umanità. La guerra ha rubato tanto dalle nostre vite, ma non può rubarci la capacità di amare e di essere amati, di aiutare e di essere aiutati. Ogni gesto di gentilezza e di solidarietà è una piccola vittoria contro il male e l’odio. Oggi mentre guardavo mio figlio giocare nel cortile di casa, i ricordi di mio marito mi hanno devastato. Mi è sembrato di sentire la sua voce, di vedere il suo sorriso gentile, ma poi la realtà mi ha portato brutalmente alla crudele verità della sua assenza.Il mio amato marito, un uomo coraggioso, è stato strappato dalla mia vita troppo presto, l’ennesima vittima della follia e della brutalità della guerra: pensare che uomini coraggiosi che si impegnano nella difesa della patria dall’oppressione, vengono puniti e massacrati, invece che ringraziati. La sua morte è stata una ferita profonda nel mio cuore, una ferita che non guarirà mai completamente e che ogni giorno mi ricorderà quanto il nostro paese e l’intera società è diventata marcia ed è stata logorata dal fascismo. Mi chiedo ancora e ancora perchè a lui, perchè a noi, perché a tutti. La sua vita è stata strappata via come se non avesse alcun valore come se fosse stato solo un animale sacrificabile per gli interessi di pochi. E’ stato appeso ad un albero come un macabro avvertimento per chiunque osasse opporsi al regime. Oltre che la testa, questi assassini hanno perso anche la loro umanità e il privilegio di essere definiti come persone. Mi chiedo se qualcuno pagherà mai per le atrocità commesse, se mai verrà fatta giustizia per mio marito e per tutti coloro che hanno perso la vita in questa guerra insensata. Mi aggrappo alla speranza che un giorno il mondo possa vedere la verità e che coloro che hanno causato tanto dolore e sofferenza possano essere portati davanti alla giustizia. Ma per ora devo trovare la forza di andare avanti e di proteggere i miei figli e di onorare la memoria di mio marito.

5 maggio 1945

Oggi mentre scrivo queste righe mi soffermo a riflettere su quanto sia cambiato il mondo intorno a me. Il paesaggio, una volta segnato dalle ombre della guerra, ora si risveglia con la luce del sole e il canto degli uccellini. Le montagne, che un tempo sembravano incombere minacciose sul nostro paese, ora si ergono maestose contro il cielo azzurro. Anche le persone sembrano trasformate. I volti, prima segnati dalla paura e dalla fatica, ora splendono di una luce nuova, una luce di speranza, di rinascita. Nessuno mi darà indietro mio marito. Non me lo daranno le mie lacrime, le mie urla, le mie preghiere, la mia rabbia e il mio odio. La solidarietà che ha caratterizzato la nostra comunità durante i tempi oscuri della guerra continua a brillare, ma ora è accompagnata da un senso di liberazione. Ogni giorno vedo i miei vicini lavorare insieme per ricostruire ciò che la guerra ha distrutto, unendo le forze per creare un futuro migliore per le generazioni a venire. Anche io devo seguire il loro esempio. Adesso è compito mio riprendere in mano la mia vita, e riabituarmi ad esserne la protagonista. Ciò che è accaduto rimarrà sempre nella mia mente e nella mia anima, sarà parte di me e mi accompagnerà insieme alle mie scelte e alle mie azioni. Ricominciare è possibile, dimenticare no.

Rachele Baboni

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