GIOVANNI ARRU
Nome e cognome: Giovanni Arru
militare, 5° Reggimento genio, XX compagnia, soldato, zappatore
Pozzomaggiore (SS) , 1890 / 1980
Egli si trova a New York quando scoppia la Prima Guerra Mondiale. Decide di tornare in Italia per rispondere alla chiamata alle armi, nonostante la sua vita da emigrato abbia preso il verso sperato. Si ritroverà a combattere sul monte San Michele e sul Carso. Ed è sul Carso che sarà sorpreso dalla disfatta di Caporetto, che lo travolgerà al pari di centinaia di migliaia di soldati italiani.
Da New York alla trincea (24 maggio): Giovanni Arru emigra negli Stati Uniti nel 1913 e, in breve tempo, riesce a trovare un impiego in una fabbrica di ghiaia. Ma arriva la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria-Ungheria, e la seguente chiamata alle armi.
“I giornali non facevano altro che dire che chi non rientrava alla chiamata veniva dichiarato renitente e quindi non poteva rientrare in Italia prima di 30 anni. Parlando con i capi della compagnia per cui lavoravo, mi dicevano spesso di non tornare in Italia perché la guerra stava per finire e chi restava in America sarebbe stato perdonato e avrebbe potuto tornare prima di coloro che erano partiti a combattere, se non fossero stati uccisi. Ma sempre tra il sì e il no ha vinto il primo, ma il pentimento è venuto subito dopo l'arrivo in Italia perchè mi hanno mandato al fronte di guerra senza farmi andare a vedere i miei cari di casa.”
Fucilazioni sommarie: dopo la disfatta di Caporetto, Giovanni Arru è uno dei soldati in ritirata
"Abbiamo rietreggiato insieme alle famiglie di vecchi e bambini che hanno dovuto abbandonare le loro case così come si trovavano, piene di ogni ben di Dio: mobilia, biancheria e in certe case col tavolo apparecchiato pronto per il pranzo della famiglia. Soldati e gente senza scrupoli saccheggiava e mandava per aria tutto quello che non era di loro gusto, ma cercando sempre il meglio. La marcia era lunga e il disordine indescrivibile”
"L'accentuarsi della confusione ha portato i soldati a gettare via le proprie attrezzature, compresi zaini e fucili, mentre gli artiglieri, tornando con i loro cannoni, li rovesciavano lungo la strada, ostruendo il passaggio non solo per i militari, ma anche per i borghesi e le loro famiglie."
Monte San Michele bombardato
Fra cinque minuti il ponte salta in aria (ottobre 1917): Per rallentare l'avanzata nemica viene deciso di far saltare in aria tutti i ponti sul fiume Isonzo. Giovanni Arru è uno dei soldati addetti alla loro demolizione.
" Il Generale ha dato ordine che il ponte saltasse, causando un affollamento e spinte continue mentre la gente cercava di attraversare. Nonostante i continui avvertimenti, il ponte era sempre pieno di gente e così all'ultimo minuto è saltato in aria pieno zeppo di uomini, donne e bambini e quanto loro possedevano. Non si doveva fare diciamo per umanità, ma la guerra vuole così, non facendo così sarebbe passato il nemico con tutti i mezzi a loro disposizione.”
Rachele Baboni