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MURI DI CARTA

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La parola scuola deriva dal greco skholḗ, “tempo libero”, dedicato allo svago della mente, cioè lo “studio”.

Quindi l’istruzione nasce come mezzo primo per la spiegazione, con la successiva comprensione, di tutte quelle abilità vitali e formative a livello identitario. In questo luogo, infatti, ci si dovrebbe immergere totalmente e affidarsi ciecamente a tutte quelle figure che coltivano germogli di coscienza: i maestri.

Di un maestro nella vita ne sentiamo un bisogno primario, basti pensare alle religioni profetiche o alla scelta (tramite il voto) di un proprio presidente.

Però, soprattutto nelle scuole superiori in Italia, i ragazzi vivono uno stress dovuto ad una tanto rinomata “performance”.

Come se la propria vita dipendesse da una classificazione numerica di una prova, come se dimostrare le proprie capacità servisse per vivere e non che la vita serva per imparare ad averne.

Riflettendoci questa cosa è molto triste, perchè questo luogo, la scuola, è una base nella nostra società, e per avere questo diritto una moltitudine di persone ha dato la vita.

Ma da cosa può essere provocato questo storpiamento del significato di “scuola”?

Sicuramente il fatto che le ultime generazioni vivano l’adolescenza come un periodo opprimente, in cui si è schiacciati dall’abbandono della gioventù e dalla creazione di certezze per il futuro, accumula pressione per una difficoltà ad urlare questo disagio, proprio perché si pensa che la dimostrazione di un’insicurezza faccia uscire dalla strada immacolata dettata dalla società.

Che senso ha un percorso dove non si può mai ammettere una colpa o un problema?

Pensandoci è proprio il contrario di ciò che si intende per scuola, infatti l’allontanarsi dai disagi creandosi un muro di carta porterà prima o poi ad esplodere distruggendo quel piccolo mondo perfetto che sembra reale ma è un incubo.

Infatti i risultati di questo incubo che si traveste da sogno li vediamo. Non siamo pronti ad ammettere che quelle scuole occupate da ragazzi e ragazze siano il frutto di una solitudine che trova compagnia nel volersi vendicare per l’enorme torto subito ad amare il sapere ma iniziare a vederlo come una privazione, dati i ritmi troppo frenetici di questa società.

Nonostante ciò, credo che lo scopo di noi persone fortunate ad aver avuto un’istruzione sia quello di continuare a mantenere quei valori di libertà che trova limite in quella altrui e insegnare a tutti gli studenti che si sentono obbligati a creare muri di carta per difendersi a costruire ponti per un dialogo efficace.

Alessandro Micheloni

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