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CARA VILMA...

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16/12/1938

Carissima Vilma,

ti scrivo da Bologna.

Io, Fausta e Giovanni stiamo bene, ringraziando Dio, ma ho pessime notizie da comunicarti. Avrai certamente sentito parlare delle leggi razziali appena emanate dal governo. Come avrai già intuito, Fausta è stata appena licenziata dal suo lavoro da giornalista proprio sei giorni fa. Che vergogna! Un comportamento spregevole è stato quello da parte dei suoi colleghi. Anni e anni di servizio e impegno e nessuno ha mosso un dito riguardo le ingiustizie che hanno colpito mia moglie e tutti gli altri onesti lavoratori ebrei al giornale, come lei vittime di questa oscurità. Come se già non fosse bastato quel disgustoso periodico “La difesa della razza” di questo agosto. Cos’è questa storia della “purezza” della razza?! Che ingenuo che sono stato a credere nel regime di Mussolini… Se solo avessi votato qualcun altro, qualsiasi altro partito invece di quello fascista forse ora sarei meno sporco, non mi sentirei colpevole del licenziamento di Fausta. Non so se mi sono spiegato… insomma, questo voto grida nella mia coscienza e vorrei ripulirmi… Forse ho bisogno di religione, di trovare il perdono in Dio, ma non so dove trovare la chiesa in un’Italia come questa. Fausta ed io non ci sentiamo più appartenenti a questa patria. Ed è con questo pretesto che volevo comunicare a te e a Cesare che stiamo valutando l’idea di lasciare l’Italia… Ma non ti voglio allarmare! È una scelta difficile e ci servirà del tempo. Già mi piange il cuore al solo pensiero di lasciarti, ma chissà! Forse ci stiamo allarmando troppo, ma non vogliamo escludere questa opzione. Sono consapevole che con questa lettera sarai sicuramente in angoscia per noi, ma sei pur sempre mia sorella e hai il diritto di sapere, non voglio illuderti… Ci pensi mai al futuro dei tuoi figli o di Giovanni? A volte penso a come gli racconteremo dei fatti accaduti durante la sua infanzia. Dovrà pur sapere, un giorno… A proposito di ciò, mi torna alla mente che qualche giorno fa, vedendoci così agitati, mi ha proprio chiesto il perché delle nostre ansie e chi fosse questo Mussolini di cui aveva sentito parlare. Io gli ho detto che c’era quest’uomo cattivo al potere, Mussolini, a cui non piacciono le persone ebree, come la mamma e noi non vogliamo che le accada qualcosa di brutto, per questo eravamo sempre così agitati. Lui poi mi ha chiesto perché non gli piacciono le persone ebree. Io gli ho solo detto che erano “cose da grandi”. Non è stata una risposta molto esaustiva, ma poi lui è andato via. È ancora piccolo, non voglio che si spaventi con discorsi del genere… Che situazione… Mi trema la mano. Anche scrivere è diventato un rischio, ma so chi ti spedirà questa lettera, ho certi “conoscenti”. Ti chiedo solo un’ultima cosa cara Vilma. Non stare in angoscia per noi, per favore. Scriverò lettere a te e ai nostri genitori, ti aggiornerò di tutto! Staremo tutti bene, hai la mia parola.

Tuo Fabio

Asia Casilli

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